Piccoli ristoranti crescono Riaprono i salotti cittadini

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Venerdì 14 Febbraio 2020, 05:04
IL FENOMENO
FERMO Bar e ristoranti al posto dei negozi. Una trasformazione incontrovertibile quella che stanno vivendo i centri storici. Dai Comuni più grandi a quelli più piccoli, il passaggio epocale non risparmia nessuno. Stare al passo coi tempi che cambiano, l'unica possibilità per sopravvivere. Così ci si reinventa, mentre le serrande si abbassano e si alzano a ritmo sostenuto. Dove, fino a poco tempo prima, c'erano negozi di abiti e accessori, ecco spuntare pizzerie e locali.
La tendenza
Aperitivi, cocktail, spuntini e trattorie per la pausa pranzo vanno per la maggiore. Fermo è l'emblema di questa metamorfosi. In pochi anni il centro si è trasformato. Il ritorno in piazza dei giovani e l'aumento degli studenti universitari hanno cambiato il target del commercio. L'altra faccia della medaglia sono i negozi che faticano ad andare avanti. Gli aiuti del Comune hanno tamponato un po' un'emorragia, salvo miracoli, insanabile. Fermo punta sul turismo e i turisti arrivano. Il capoluogo, senza scomodare paragoni altisonanti, comincia ad assumere le fattezze di una cittadina d'arte. Cose da migliorare ce ne sono, a partire dall'accoglienza, ma è un inizio. Mancano, questo sì, i ristoranti. Tolta l'Astoria, che ha la sua clientela, e il Belli che, con la nuova gestione, si sta facendo strada anche nella ristorazione, in piazza, di sera, devi accontentarti di una pizza. Il centro bello e suggestivo paga lo scotto di locali poco spaziosi e affitti pretenziosi.
L'età media
La nota positiva è che a capo della maggior parte delle nuove attività ci sono giovani che puntano sulla qualità. Così, le pizzerie al taglio assicurano l'uso di prodotti solo locali, mentre a pochi passi si servono hamburger fatti a mano. I commercianti guardano. Quando piazza è piena per qualche festa, un po' rosicano. Perché bar e locali sono pieni e loro vedono la gente passare. Ma c'è poco da fare. È successo altrove e adesso sta succedendo qui. Il futuro dei negozi sembra segnato. Centri commerciali e shopping online fanno il resto. Ma c'è chi è riuscito nell'interno di salvare il commercio del centro. Servigliano è un esempio di come locali e negozi possono convivere senza darsi fastidio a vicenda. Numeri e spazi rendono difficile il paragone con il capoluogo, ma il fermento che da un po' di tempo si respira nel paesino della media Valtenna è sotto gli occhi di tutti. In piazza, a pochi passi l'uno dall'altro, ci sono quattro bar. Botteghe e negozi aprono e si riempiono. Un centro commerciale naturale che funziona e che, con gli aggiustamenti del caso, andrebbe preso a modello. La costa non è immune dalle trasformazioni che investono il commercio.
La riviera
Porto San Giorgio che ha subito fortissimo il confronto natalizio con Fermo, vede le serrande abbassarsi, ma le vie interne si stanno popolando di locali e giovani. Stesso discorso per Porto Sant'Elpidio dove negli ultimi tempi si sono moltiplicati le inaugurazioni di bar e pizzerie. Giusto o sbagliato? Inutile scervellarsi. Come in ogni fase di passaggio, occorre tempo per prendere le misure. Certo, i segnali non sono mancati. Di centri storici spopolati si parla da anni. Il terremoto avrà pure accelerato il percorso, ma la strada era ormai segnata. E non ci sono parcheggi e scale mobili che tengano. La sfida è adattarsi, nel senso più darwiniano possibile. Ci sta provando, a fatica, Sant'Elpidio a Mare. Il progetto del Comune di vendere a un euro le case sfitte del centro non decolla. «Abbiamo difficoltà a trattare con i proprietari spiega l'assessore al Commercio, Gioia Corvaro e, finché si avrà la possibilità di sistemarle con i fondi del terremoto, non riusciremo a fare granché». Dodici gli edifici che rispondono ai requisiti. Solo tre, per ora, quelli con l'ok dei proprietari.
Le strutture
Troppo pochi per andare avanti col progetto che prevede anche l'apertura di strutture ricettive e attività commerciali. «Come Comune prosegue Corvaro , ci interessa che i palazzi del centro siano ristrutturati, sia per un fatto estetico che di sicurezza. Che venga fatto con la nostra proposta o con i soldi del terremoto poco importa». Il problema è che, tra burocrazia ed eredi sparpagliati in mezzo mondo, lo stallo persiste. Il Comune punta allora sul bonus facciate. Ieri sera si è tenuto un incontro informativo con l'Ordine dei commercialisti e quello degli ingegneri.
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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