Morbillo, la copertura è bassa «Le vaccinazioni vicine al 90%»

3 Minuti di Lettura
Mercoledì 14 Novembre 2018, 05:04
LA SANITÀ
FERMO Nel 2018, in Italia, si muore ancora di morbillo. Sembra assurdo, ma è così. A dimostrarlo, ultimi in ordine di tempo, i due decessi avvenuti a settembre in Sicilia. Mentre in un ospedale di Bari è in corso una piccola epidemia, con otto casi registrati in poche ore. Nelle Marche la copertura vaccinale è vicina al 90%, al di sotto della soglia di sicurezza. «La nostra regione spiega il direttore del Dipartimento prevenzione dell'Area Vasta 4, Giuseppe Ciarrocchi è agli ultimi posti in Italia per quanto riguarda la copertura contro il morbillo. Tant'è che abbiamo ancora casi, come del resto nelle altre regioni. La nostra copertura si avvicina al 90% dei nuovi nati, ma non è comunque ideale. Per evitare anche casi sporadici bisognerebbe superare il 95%. Finché la copertura si manterrà sotto questa soglia, avremo sempre casi sporadici». Nonostante le campagne informative, la situazione è ancora critica. «Per quanto riguarda le coperture vaccinali, c'è ancora allarme. La legge sull'obbligatorietà ci ha aiutato. Abbiamo recuperato parecchio, ma il problema è mantenere queste coperture nel tempo», dice Ciarrocchi. In sostanza, il rischio è che ci si vaccini solo quando si vengono a creare casi eclatanti, come un'epidemia, appunto. Per poi scordarsene, quando l'attenzione cala.
Il rischio
«Non bisogna dimenticare il fatto che ci si debba vaccinare. Quando non ci sono casi di malattie, non si percepisce il rischio e la gente non si vaccina. Quindi la copertura si abbassa e il problema ritorna», fa sapere il direttore del dipartimento. C'è da dire che fino a qualche anno fa il morbillo era considerato una malattia da prendere. A scuola intere classi si svuotavano e chi non si ammalava veniva mandato a casa di chi il morbillo ce l'aveva, per prenderlo. Oggi la situazione è molto diversa. «La vaccinologia fa sapere Ciarrocchi è una branca recente della medicina. Anche se è una scienza antica, l'impulso maggiore è stato dato negli ultimi venti-trent'anni. Il vaccino contro il morbillo è stato commercializzato all'inizio degli anni '90. Prima non ci si vaccinava perché non c'era il vaccino e si accettava la malattia perché non c'era un rimedio».
L'errore da non commettere, per Ciarrocchi, è banalizzare le conseguenze del morbillo. «Statisticamente spiega ogni seicento casi ce n'è uno di encefalite e ogni mille casi una persona muore. Di solito si tratta di soggetti fragili, come in Sicilia, ma anche quelli vanno difesi. Nel 2018 non possiamo accettare la selezione naturale della specie, anche perché abbiamo il progresso scientifico che permette di tutelare anche i soggetti più fragili, oltre a consentire a quelli che stanno bene di non ammalarsi».
L'influenza
Da qualche settimane è possibile vaccinarsi contro l'influenza stagionale. Come ogni anno, il vaccino è gratuito per chi ha più di 65 anni, per i soggetti a rischio di qualsiasi età, per i donatori di sangue e per chi lavora nei servizi pubblici essenziali (operatori sanitari, insegnanti, forze dell'ordine, ecc.). Tutti gli altri possono farlo a pagamento. «Il vaccino antinfluenzale dice ancora Ciarrocchi è un presidio farmacologico a bassissimo costo (parliamo di tre o quattro euro) e con un'efficacia molto alta. Protegge dall'influenza e dalle complicanze che può dare anche ai soggetti in buona salute». Visto che il picco è previsto a gennaio, le prossime settimane saranno le migliori per vaccinarsi. «L'influenza arriverà tra fine dicembre e inizio gennaio. La protezione parte dopo una settimana-dieci giorni dalla vaccinazione e gli anticorpi si mantengono nel sangue per diversi mesi. Vaccinandosi da metà novembre a tutto dicembre, la protezione durerà per l'intero periodo invernale», le parole del direttore che, commentando la bassa copertura, chiosa: «Tra chi lavora nei servizi pubblici essenziali è molto bassa, intorno al 52-53%. Anche tra gli operatori sanitari la vaccinazione è una scelta fatta poco. In generale, la soglia bassa è dovuta alla convinzione che l'influenza sia una malattia banale, ma non è così. Lo è per i soggetti sani e i giovani, ma può dare complicanze in quelli anziani e nelle persone a rischio. Durante le epidemie influenzali, la mortalità negli anziani e negli immunodepressi aumenta di molto. Questo perché si ragiona in maniera individuale, invece bisogna pensare anche agli altri. Inoltre, c'è scarsa informazione sulla sicurezza del vaccino che è efficace, sicuro e non dà reazioni, se non banalissime».
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA