Meno auto e nuove piazze Fermo a misura di pedone

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Lunedì 10 Febbraio 2020, 05:04
L'URBANISTICA
FERMO «Chi vuole vincere le prossime elezioni deve puntare sui vecchi». Le elezioni in questione sono le amministrative di Fermo. La provocazione è del sociologo Massimiliano Colombi. L'occasione il convegno sul futuro urbanistico della città, organizzato ieri mattina al Terminal dall'associazione La nuova frontiera.
Le caratteristiche
Vivibile, diffusa, policentrica, ma soprattutto a misura di pedone la Fermo immaginata dall'architetto Simone Censi. Fermano, insegna all'università di Lima, e, tra slide e confronti con altre realtà locali e più distanti, ha toccato alcuni dei punti caldi dell'urbanistica cittadina. Verde e spazi da riconvertire, la base da cui partire. Poi, in prospettiva, sempre meno auto, più bici e gente che si sposta a piedi. Meno utopistico il discorso sul nuovo ospedale di Campiglione che nascerà «forse nella peggiore posizione possibile, dove non ci sono vie di comunicazione e lontano dal concetto di ospedale diffuso». «L'area su cui verrà costruito spiega Censi corrisponde più o meno a tutto il centro storico di Fermo. Sarà perciò importante far dialogare i vari elementi tra di loro». Creare, insomma, un tessuto urbano per scongiurare il rischio di ritrovarsi con una delle tante cattedrali nel deserto. Altro nodo le periferie, che «spesso non hanno piazze». «Va bene portare gente in centro sottolinea l'architetto , ma non sarebbe male che anche le periferie avessero punti di ritrovo».
La strategia
La questione l'aveva sollevata il sindaco Paolo Calcinaro che, poco prima, aveva parlato del centro storico come di «comun denominatore» della città. Fermo ha una conformazione particolare, si estende su 127 chilometri quadrati e ha poco più di 37mila abitanti, il punto di partenza. «È un po' come avere tanti piccoli Comuni», spiega Calcinaro per il quale, questa caratteristica nasconde un'insidia che si chiama alienazione. «Ci si può chiedere cos'ha in comune un cittadino di Lido Tre Archi con uno di San Girolamo», prosegue il sindaco. Come a dire che distanza fisica e sociale sono due facce della stessa medaglia. Il centro storico, per Calcinaro, «può dare un senso di comunità a questa città parcellizzata», evitando «il rischio di scollamento e indifferenza» e attuando «una ricucitura urbana che è anche sociale». D'accordo solo in parte l'architetto Censi che aprirebbe l'ex stazione di Santa Lucia a tutta la città e non solo agli studenti e che vedrebbe bene in ogni quartiere di Fermo piazze e punti di aggregazione. Anche perché, spiega, tutto questo bisogno di essere ripopolato il centro pare non ce l'abbia proprio.
I numeri
«Secondo i dati le sue parole , ci vivono circa settemila persone, quindi non è tanto un problema di spopolamento, ma di cercare di capire cosa portarci: spazi e servizi per la popolazione in base all'attività quotidiana». Un incontro partecipato, quello di ieri mattina, segno che il tema è di quelli che interessano e che si piazzerà in cima a quelli della campagna elettorale. Ad ascoltare, al Terminal, erano un centinaio, cosa che un po' ha stupito gli stessi relatori. «Avevo stimato saremmo stati una quindicina. Questo dimostra che i sociologi non sempre ci azzeccano», esordisce Colombi, promotore, insieme a Marco Marcatili di Futuro civile, «un network per lo sviluppo locale». Parte da un dato, il sociologo. In occidente si fanno sempre meno figli. Un problema non da poco, con cui, nel suo piccolo, deve fare i conti anche Fermo. Meno bambini da una parte, ma sempre più anziani dall'altra è il risultato di un'età media che si allunga sempre più.
Il futuro
«La longevità spiega Colombi pone nuove sfide. Chi vuole vincere le prossime elezioni deve puntare sui vecchi. Deve chiedersi se il centro storico è fruibile dagli anziani, cosa stanno significando le famiglie mononucleari e cosa le persone sole». Una nuova visione di città, insomma, che faccia i conti con i cambiamenti demografici e si adegui di conseguenza. L'appello a chi amministra è di ascoltare le richieste dei cittadini. Ma non solo le loro. Perché, il senso del discorso, Fermo è fatta sì dai residenti, ma anche da chi ci lavora, dagli studenti e dai turisti. «La città che abito chiosa il sociologo è fatta almeno da sette amministrazioni. La sua qualità complessiva è data dall'armonizzazione delle esigenze di questi diversi fruitori. Se ci si concentra solo sui residenti, si fa un casino».
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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