Malati di gioco d'azzardo oltre 200 finiscono in cura

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Lunedì 21 Gennaio 2019, 05:04
L'EMERGENZA
FERMO Il primo paziente affetto da ludopatia ha bussato alla porta del Sert nel 2002. Ad oggi sono più di duecento le persone che hanno deciso di farsi aiutare dal Dipartimento di dipendenze patologiche dell'Av 4. Crescono, nel Fermano, i malati di gioco d'azzardo. Una piaga sottile. E trasversale. Perché, a sfidare la sorte rischiando di finire in rovina, sono giovani come anziani, ma anche gente di mezz'età. Il sistema sanitario si fa carico di loro, che spesso arrivano a chiedere aiuto quando ormai non hanno più niente.
La fortuna
Oltre al portafoglio, slot machine, lotterie e tutte le altre promesse di essere baciati dalla fortuna e di poter cambiare, con pochi spiccioli, la propria vita, distruggono intere famiglie. Prova ne è la presenza, sempre più numerosa, anche di insospettabili alle mense delle associazioni di volontariato. Di tutto questo e di come la sanità possa porre un freno a quest'ondata distruttiva, si è parlato nel convegno organizzato dall'Av 4 e dalla Regione. Nell'ex chiesa di San Filippo Neri si sono ritrovati i vertici dell'Asur fermana, insieme a psicologi, educatori e assistenti sociali (presente anche l'arcivescovo Rocco Pennacchio). Primo a parlare il sindaco Paolo Calcinaro che ha sottolineato come il territorio abbia «statistiche preoccupantemente alte. È una guerra difficile da combattere perché, fino a dieci anni fa, l'approccio al gioco d'azzardo avveniva nei luoghi fisici identificati, dove il pudore di essere visti poteva scoraggiare. Oggi, basta un cellulare per entrare in questo vortice. Per questo, ogni euro e risorsa umana spesi su questo tema sono molto importanti».
Il passato
Il gioco d'azzardo, a partire dalle scommesse, esiste da sempre. Il problema è quando non se ne può più fare a meno. Quando si è pronti a perdere tutto pur di sfidare ancora una volta la dea bendata. «Quando diventa patologico ha detto il direttore dell'Area vasta 4 Licio Livini il gioco d'azzardo incide su tanti fattori: dalla sfera personale a quella economica a quella della sicurezza pubblica. Perciò è fondamentale lavorare in maniera sinergica in un sistema di collaborazione e di rete, dove ognuno deve fare la propria parte». Anche se rivolto a psicologi e assistenti sociali, il convegno ha avuto il patrocinio dell'Ordine dei medici di Fermo «perché, in base al codice deontologico, il medico si adopera per favorire la collaborazione tra professionisti sanitari», ha spiegato la presidente, Anna Maria Calcagni. «Ho sempre creduto ha aggiunto nella lotta contro le dipendenze e ho sempre apprezzato il lavoro condiviso con le professioni sanitarie. Nessuno può negare che stiamo vivendo un momento critico per la sanità. Bisogna riflettere su spesa e regionalismo differenziato e costruire un rapporto continuativo di confronto costruttivo e proposte condivise». A entrare nel vivo del tema la direttrice del Dipartimento dipendenze patologiche, Gianna Sacchini. «Se l'Oms (Organizzazione mondiale della sanità, ndr) ha inserito il gioco d'azzardo tra le dipendenze le sue parole è perché è un fenomeno complesso, fortemente invalidante, che comporta spesso conseguenze infettive e psichiatriche con gravi ripercussioni anche per terzi». «Si stima ha proseguito che, per ogni giocatore patologico, sono coinvolte indirettamente da cinque a dieci persone, con altissimi costi sociali e costi meno tangibili come la riduzione della qualità della vita, rotture familiari e non infrequenti suicidi. Il numero di persone in trattamento è in costante aumento. Dobbiamo evitare che diventi una malattia sociale». A questo scopo, l'Area vasta ha sviluppato un piano di azione affidato al Sert, dove un'equipe multidisciplinare guidata dal dr. Giorgio Pannelli organizza attività di prevenzione rivolte ai soggetti più vulnerabili (giovani, adolescenti e pensionati), gruppi di auto mutuo aiuto, prese in carico delle famiglie dei giocatori. C'è anche un numero verde regionale.
La consapevolezza
«I giocatori patologici ha detto ancora Sacchini si rivolgono ai servizi circa dieci anni dopo aver iniziato a giocare. Il più delle volte non hanno consapevolezza del problema e non accettano di essere associati ai dipendenti da sostanza». Nonostante gli sforzi, il sommerso è ancora altissimo. Quelli in carico al Sert sono infatti solo il 5% dei potenziali pazienti. Il dato medio nazionale, 2%, è ancora più allarmante. La contropartita è che, nel frattempo, le casse dello Stato si gonfiano sempre più. Ogni anno, tra raccolta e indotto, dal gioco d'azzardo l'erario raccoglie 15 miliardi. «Un'entrata certa, crescente e politicamente non sconveniente», come spiegato da Simone Aquilanti, dell'Av 4. «Per questo ha aggiunto nessuna maggioranza al Governo potrà eliminare questo fenomeno che finanzia anche interventi di sostegno sociale». Un cortocircuito che potrà avere solo conseguenze disastrose.
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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