Longo: «Lascio la Politecnica migliore di come l'ho trovata»

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Sabato 20 Luglio 2019, 05:04
L'INTERVISTA
FERMO Quella di ieri pomeriggio molto probabilmente è stata l'ultima apparizione pubblica, a Fermo, di Sauro Longhi in veste di rettore della Politecnica delle Marche. Dal 1° novembre, a prenderne il posto sarà Gian Luca Gregori.
Rettore, che università lascia?
«Migliore di come l'ho trovata. Un dato tra tutti: nell'ultimo bilancio approvato ci sono sei milioni di utile su un totale di quasi 140 milioni di ricavi. Metà dei ricavi non arrivano da finanziamenti pubblici, ma da risorse che acquisiamo attraverso bandi competitivi, convenzioni e progetti europei. Quindi, con le nostre capacità».
E come l'aveva trovata, sei anni fa?
«La Politecnica era sana, efficiente e capace di erogare qualità nel servizio della didattica e della ricerca. Si è mantenuta tale e continuerà a mostrare questa voglia di essere presente nelle attività di ricerca, nella didattica e nell'internazionalizzazione. Cioè, nel creare quel valore fondamentale per il territorio. E poi festeggiamo i cinquant'anni».
Di cui gli ultimi 25 insieme a Fermo.
«I corsi di Fermo sono cresciuti molto. Prova ne è il numero di laureati in piazza, a conferma della buona riuscita del corso di laurea in Ingegneria gestionale (Infermieristica è a numero chiuso, ndr). Abbiamo raddoppiato gli studenti. Dal prossimo anno miglioreremo l'offerta formativa con nuovi contenuti e indirizzi. Vedo un futuro di crescita. Le persone possono cambiare, ma è l'università che esprime il valore».
Che è fatto di?
«Impegno nella ricerca, interazione stretta con i territori e con quello che possono esprimere e, ovviamente, attenzione verso gli studenti». Prima da docente poi da rettore, ormai li conoscerà bene.
«I nostri, sono giovani motivati, seri e vogliosi di interessarsi. Quando esco dall'università, dopo le otto di sera, lì vedo ancora lì, a studiare. Si impegnano seriamente. Sono il nostro futuro».
Migliori di quanto a volte si pensi, insomma.
«C'è una differenza generazionale tra chi esprime un giudizio e loro, che sono giudicati. Nell'essere giovani non hanno un elemento di comparazione con il passato, ma un modo di vivere il presente, che offre loro tante possibilità, che loro sono bravi a cogliere. Di sicuro, sono più in movimento e in relazione con il mondo rispetto alle generazioni passate. Ed essere in contatto con il mondo significa essere nel presente».
Com'è cambiata la Politecnica in questi anni?
«Ha preso ancor più consapevolezza del ruolo che ha, come dimostrano gli ottimi risultati che abbiamo avuto dal punto di vista della ricerca, in termini di valutazione internazionale delle nostre attività. Siamo una delle migliori università d'Italia e non lo dico io, ma chi analizza i dati. La nostra reputazione è aumentata e la Politecnica ha accresciuto la sua rappresentatività sul piano nazionale, ma soprattutto internazionale. Di conseguenza, è cresciuta la nostra capacità di attrarre studenti anche da zone molto lontane dalla Marche e la nostra presenza sui territori».
In che modo?
«Con diversi progetti che vanno a migliorare i servizi nelle aree interne e nei piccoli Comuni, anche del Fermano. Proponiamo servizi di assistenza sanitaria e sociale per migliorare la qualità della vita in quelle terre e, attraverso il miglioramento dei servizi, cerchiamo di attrarre persone, non di trattenerle». Il suo mandato è agli sgoccioli, e adesso?
«Adesso vedremo».
fra. pas.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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