Logge, teatri, chiese e palazzi nel Fermano i tesori a rischio

3 Minuti di Lettura
Lunedì 20 Gennaio 2020, 05:04
L'ARTE
FERMO Sono preziosissimi, eppure non ce ne rendiamo conto. Autentici tesori che il più delle volte diamo per scontati. Loggiati, palazzi, teatri, fino alle perle che riemergono dal sottosuolo. Il Fermano ne è pieno, ma li trascura. Così, si moltiplicano le segnalazioni di beni che rischiano di scomparire per sempre. L'ultima riguarda Rocca Montevarmine, entrata, grazie a Italia Nostra, nella Lista rossa dei beni culturali in pericolo. Ma basta avventurarsi nei paesi dell'entroterra per rendersi conto che non è certo un caso isolato. Vero è che il terremoto ci ha messo del suo, forzando la chiusura di chiese e musei.
Il sisma
A tre anni e mezzo dal sisma, sono ancora off limits, tra gli altri, la chiesa di San Marco a Ponzano di Fermo, quelle di San Francesco e San Giovanni a Falerone, qualche sala di Palazzo dei priori a Fermo e il teatro di Grottazzolina. Mentre i musei della montagna hanno dovuto traslocare. Ma quanti di questi beni erano aperti prima del terremoto? Non tutti. Perché tenerli aperti costa. Allora si serrano le porte, togliendo i chiavistelli giusto qualche giorno all'anno. Oppure si vira sul volontariato. Ma la cultura è una cosa seria e per mettersi in mostra ha bisogno di professionisti. Che, giustamente, vogliono essere pagati.
I reperti
Un circolo vizioso che non porta da nessuna parte, ma che rischia di impoverire un territorio che proprio nella cultura potrebbe trovare la sua ancora di salvezza. Che dire dei reperti che, quasi sempre involontariamente, tornano alla luce dopo secoli di oblio? Scoperte spesso però salutate con preoccupazione dai pubblici amministratori. Anche qui perché, a meno di non scegliere la via più breve e ricoprire, ogni volta che qualcosa di antico torna a fare capolino sotto strati di terra, si mette in moto un meccanismo che i Comuni, potendo, il più delle volte eviterebbero. Prima di tutto perché ritrovamenti di questo tipo bloccano cantieri e lavori e costringono ad allungare i tempi. Poi perché riportarli in vita costa. Vanno estratti, puliti, se serve restaurati e, vista la fatica fatta e i soldi spesi, esposti. Ma quei soldi, i Comuni dalle coperte sempre più corte, li dirotterebbero volentieri altrove. A meno che qualche benefattore non dia una mano. Com'è successo per i reperti ritrovati a Fermo in contrada Cugnolo, ora esposti nel museo archeologico di Torre di Palme. Sono riemersi durante i lavori che l'Edison stava facendo in zona ed è stata la società a restaurarli. Altrimenti che sarebbe successo? E quello di Fermo non è certo un caso isolato. Perché la terra su cui poggiamo ogni giorno i piedi, sotto, trabocca di questi tesori. Per tappare i buchi del pubblico, si muovono anche le associazioni. C'è il Fai che raccoglie fondi per salvare i beni culturali abbandonati e in stato di degrado.
Le donazioni
A livello locale, c'è Rinnovarte che, raccogliendo donazioni, ha restaurato il loggiato di San Rocco di Fermo e ora si sta occupando dell'antico cimitero di Porto San Giorgio. Per evitare che palazzi e monumenti cadano a pezzi, il governo s'è inventato l'Art Bonus, cioè donazioni in cambio di sgravi fiscali. Ma, se i cittadini sono chiamati a fare la loro parte per fare in modo che questi beni non scompaiano, il pubblico che fa? Puntare sulla cultura, soprattutto nei piccoli centri, può essere la svolta. L'ha capito Monte Rinaldo che è riuscito a fare della Cuma una meta per studenti e appassionati di archeologia. Belmonte ha fatto lo stesso con le necropoli picene, dove sono ripartiti gli scavi a più di un secolo dalla prima campagna. Anche Campofilone ha la sua sfida da vincere, provando a dare una seconda vita ai resti della villa romana tornati alla luce un paio di anni fa. A Fermo, finiti i lavori al Fontevecchia, gli antichi reperti ora a Palazzo dei Priori saranno trasferiti lì. Serve, invece, una soluzione per il museo archeologico di Falerone, chiuso per il terremoto. I reperti provenienti dall'area archeologica della frazione Piane da tre anni e mezzo sono in un luogo protetto. Al sicuro, ma lontani dagli occhi di chi vorrebbe ammirarli. Ma questi gioielli, fragili e preziosissimi, hanno bisogno di cure. Un problema con cui devono fare i conti tutti i paesi terremotati che, nel giro di pochi minuti, hanno dovuto rinunciare a buona parte dei loro beni più preziosi.
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA