LA SANITÀ
FERMO «Siamo di fronte a un'emergenza assoluta. Non bisogna

3 Minuti di Lettura
Mercoledì 11 Marzo 2020, 05:04
LA SANITÀ
FERMO «Siamo di fronte a un'emergenza assoluta. Non bisogna muoversi. L'ordinanza deve essere rispettata e gli organi di vigilanza devono sorvegliare. Le autocertificazioni sono troppo libere. Vanno bloccate le principali vie di comunicazione». Non usa mezzi termini, il direttore dell'Area vasta 4, Licio Livini. Ieri il Murri ha registrato il primo decesso da Coronavirus. Si tratta di una 83enne di Porto Recanati, nel Maceratese, ricoverata in Terapia intensiva. Dati alla mano, Livini parla di un ospedale ormai vicino al collasso. I positivi al Covid-19 sono 25. Venti si trovano in Malattie infettive e cinque in Rianimazione. I due reparti sono pieni. Da lunedì ci saranno altri due posti in Terapia intensiva. E si lavora per riconvertire i dodici letti dell'Obi per Malattie infettive semintensivi. Per quanto basteranno, con un contagio che cresce a ritmi forsennati?
La strategia
Per recuperare personale al Murri si accorpano i reparti. Per adesso è toccato a Urologia e Chirurgia. Quindici letti, recuperati da più reparti, saranno portati in Medicina e si aggiungeranno ai 40 attuali e ai 18 di Amandola. Ci sono poi i 40 posti dell'Inrca per la fase post-critica. Ma i letti non sono l'unico problema. A scarseggiare sono pure le attrezzature. «Abbiamo bisogno di strumenti per la ventilazione, ma il reperimento sta diventando problematico», spiega Livini che ieri ha telefonato al governatore Luca Ceriscioli. «La situazione è pesante e poco controllata perché i numeri crescono a dismisura e, con quello che abbiamo, più di tanto non riusciamo a fare», dice il direttore dell'Av 4. Che una soluzione ce l'avrebbe: «Due o tre grandi ospedali da dedicare solo ai pazienti del Coronavirus». Concentrare i contagiati marchigiani in poche strutture attrezzate, insomma. Volendo, anche al Murri che, con i suoi 312 posti, è tra i più capienti del sud delle Marche. Ma a patto di trovare prima un'altra sistemazione per i ricoverati. Mancano i letti, mancano le attrezzature e manca il personale. Per la parte di pronto soccorso dedicata ai casi sospetti sono stati chiamati medici e infermieri di una cooperativa. E per l'ospedale? Il Murri ha chiesto all'Asur 15 infermieri, 11 oss, due infettivologi e uno pneumologo. Quest'ultimo dovrebbe arrivare a giorni. Più difficile trovare gli infettivologi. Così l'Area vasta del Fermano prova a richiamare quelli in pensione. «Se qualcuno è intenzionato a rientrare, lo prendo subito e gli faccio il contratto», dice Livini. Salgono a sette i fermani che hanno contratto il virus. Domenica sera è risultato positivo anche un uomo di Montegranaro. Si trova in isolamento sorvegliato a casa, come un altro contagiato di Porto Sant'Elpidio. Quattro sono al Murri. Un quinto (il padre del sindaco di Montegranaro) è a Torrette. Sono 91 le persone in isolamento domiciliare, mentre fuori dall'ospedale non si faranno più tamponi. «L'influenza annuale ormai è passata. Adesso chi ha sintomi è positivo al Coronavirus e il tampone non serve», spiega Livini.
I team
Da oggi sono operativi i due team medico-infermiere dell'ospedale per le visite a domicilio dei casi sospetti. Partono da San'Elpidio a Mare e coprono tutta la provincia. Una soluzione che va incontro alle resistenze dei medici di base. Saranno loro ad avvertire l'equipe segnalando le situazioni a rischio. E saranno sempre loro, in accordo con i sanitari del Murri, a decidere il da farsi.
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA