L'INTERVISTA
FERMO Nuovo messale, Avvento, Natale al tempo del Covid: a tre

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Lunedì 30 Novembre 2020, 05:04
L'INTERVISTA
FERMO Nuovo messale, Avvento, Natale al tempo del Covid: a tre anni dall'arrivo alla guida dell'arcidiocesi, l'arcivescovo Rocco Pennacchio spiega e rassicura sulle novità e sul periodo che stiamo vivendo.
Eccellenza, quali le novità del nuovo messale?
«Quelle più evidenti sono poche: modifiche all'inno del Gloria, al Padre Nostro e alla nuova formulazione del Beati gli invitati, più fedele al testo biblico e alla tradizione. Una novità importante è la revisione in molti punti del linguaggio, reso un po' più fresco e attuale, e i prefazi».
Aumenta il senso di comunità?
«La sensibilità ecclesiale non cambia col libro, la cui efficacia è legata alla celebrazione eucaristica a cui è destinato: purtroppo siamo ancora lontani da una vera partecipazione attiva del popolo di Dio. Molto dipenderà da come i parroci coinvolgeranno il popolo».
Come affrontare i dubbi?
«Ogni cambiamento disorienta. Come il Concilio: rispetto ad allora oggi i cambiamenti sono poca cosa. Credo che ci abitueremo facilmente alle novità, con il coinvolgimento e l'aiuto da parte dei parroci».
Cambia il Padre Nostro..
«Come anche noi li rimettiamo sottolinea che il perdono degli uomini deve essere conseguenza del perdono ricevuto da Dio. Non abbandonarci alla tentazione evidenzia che la tentazione non ci viene risparmiata, ma il Signore non ci abbandona. Indubbiamente è più fedele alla concretezza della vita. Non c'indurre poteva dare fraintendimenti».
Come vivere l'Avvento ai tempi del Covid?
«L'Avvento è tempo di attesa, in modo attivo rispetto alla vita, vegliando: dovremmo riflettere sul senso di ciò che facciamo, considerare il fine delle nostre azioni, il cui senso pieno è l'incontro finale con Cristo. Quindi è tempo di speranza. Oggi più che mai ce n'è bisogno, per capire su cosa puntare in questo periodo difficile. Ciò va fatto come comunità, insieme ai laici. Il disorientamento deve essere di sprono (lo dico soprattutto ai preti) a valorizzare anche queste difficoltà per farci ancora più vicini alle persone».
Sulla messa della notte di Natale? Cosa pensa del dibattito di questi giorni?
«Quest'anno abbiamo rinunciato alla madre di tutte le liturgie: la veglia pasquale. Io non farei barricate per chiedere deroghe pur di celebrare la messa della notte. In qualche modo sapremo organizzarci; offriamo questo ulteriore sacrificio per le sofferenze dei tanti fratelli e sorelle che stanno patendo per la pandemia».
Un 2020 difficile. Dopo 3 anni cosa dice all'arcidiocesi di Fermo?
«È stato un anno difficile, soprattutto per le sofferenze fisiche, spirituali, economiche, familiari. Dal punto di vista pastorale il Covid ci ha scombussolato, ma ha messo a nudo le fragilità di tante nostre proposte e, a volte, della fede del nostro popolo. In tre anni qui, posso dire che il tessuto umano, religioso, sociale è molto solido e ci rimetteremo presto in carreggiata».
Come?
«Magari partendo dalle difficoltà sperimentate e osando cambiamenti, ai quali siamo allergici perché gli schemi soliti sono rassicuranti. D'ora in avanti la parrocchia dovrà concentrarsi sulle relazioni con persone e famiglie più che sull'organizzazione di iniziative».
Un messaggio?
«Non perdiamo fiducia nel futuro, e se vinceremo l'individualismo che spesso ci corrode, riscopriremo la bellezza, come ci dice il Papa, di essere Fratelli tutti nell'avventura della vita che nonostante tutto, attraverso tutto (e tutti), è un'esperienza bellissima. Come vescovo, sono contento di essere, da tre anni, un tassello di questo cammino di popolo verso il Signore».
Chiara Morini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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