I PROGETTI
FERMO Un silenzio che dura da quasi cinque mesi. Da quando, a inizio

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Venerdì 26 Giugno 2020, 05:04
I PROGETTI
FERMO Un silenzio che dura da quasi cinque mesi. Da quando, a inizio febbraio, il Mit ha preso tempo per aggiustare il tiro sull'area di crisi complessa. Certo, in mezzo c'è stato il Coronavirus che ha drasticamente riorganizzato le priorità, ma adesso il Fermano non può più aspettare. Così, Fabrizio Cesetti ha preso carta e penna e scritto alla titolare del Ministero delle infrastrutture, la collega di partito Paola De Micheli. L'assessore regionale alle Aree di crisi vuole capire come mai, da Roma, continuano a non arrivare segni di vita.
I timori
«Con un certo disappunto istituzionale si legge nella missiva , devo rilevare che ad oggi i suoi uffici non hanno comunicato gli esiti degli approfondimenti ritenuti necessari in merito alle richieste avanzate dalla Regione Marche nella relazione consegnata in occasione dell'incontro». Un passo indietro. Il 6 febbraio, al Ministero dello sviluppo economico si è riunito il Gruppo di coordinamento e controllo dell'area di crisi complessa del distretto fermano-maceratese. Quel giorno è stato approvato l'ormai famoso Prri, il Progetto di riconversione e riqualificazione industriale. La Regione ha chiesto di inserire nel megapiano di rilancio una serie di infrastrutture strategiche. A quel punto il ministero ha deciso che c'era bisogno di un tavolo istituzionale e di un addendum, un'aggiunta, all'accordo di programma (approvato dalla Giunta regionale il 24 febbraio). Poi, più niente.
Gli atteggiamenti
«La progettualità sottesa alla strategia dell'area di crisi scrive Cesetti a De Micheli non può essere ulteriormente ritardata dagli atteggiamenti del suo ministero che, all'evidenza, fa fatica ad assumere impegni precisi e a produrre fatti nei confronti dei territori». E ancora: «In assenza delle misure infrastrutturali da realizzare, qualsiasi strategia perderà di credibilità ed efficacia, in quanto carente di una delle leve necessarie su cui puntare per attrarre investimenti e rilanciare l'area di crisi». Parla di «forte delusione», Cesetti, da parte di «territori che soffrono di forti e non più sostenibili criticità che interessano il sistema stradale e autostradale e che penalizzano la mobilità dei passeggeri e il trasporto merci». Da qui la richiesta alla ministra di «dare disposizioni per far comunicare le determinazioni del Mit in ordine alle priorità infrastrutturali assolutamente necessarie per dare credibilità ed efficacia al Progetto di riconversione e riqualificazione». Alla lettera Cesetti ha allegato l'elenco delle infrastrutture richieste, nelle mani del ministero dallo scorso 30 gennaio. Quattro quelle da finanziare ex novo: la terza corsia fino a Pedaso, quanto mai attuale con il caos che regna sull'A14, la Mezzina tra Campiglione e la Valdaso, il porto di Porto San Giorgio (pennello parasabbia e ripristino dell'imbocco portuale), e la valliva dell'Ete Morto, per collegare i distretti della calzatura e del cappello.
Il quadro
Tra le opere in parte finanziate rientrano la tranche di valle della Mare-Monti (bretella Lungotenna, circonvallazione di Fermo e bypass di Molini) e quella di monte, tra Servigliano e Amandola e la circonvallazione di Amandola, la Mezzina con le opere di adduzione al nuovo ospedale, la Corta per Torre e la rotatoria sulla provinciale 9 e le scogliere emerse di Porto Sant'Elpidio. Nel novero delle opere finanziate ci sono la rotatoria di San Marco alla Paludi e l'ammodernamento della Valdaso.
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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