I dubbi dei residenti «Ma cos'è successo?»

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Mercoledì 22 Gennaio 2020, 05:04
LE REAZIONI
SERVIGLIANO Sconcerto, tristezza, rabbia. È stato un risveglio amaro, quello di ieri mattina, a Servigliano. La notizia che a causare la morte della piccola spirata l'8 gennaio potrebbe essere stata la mamma, ha gettato la comunità nello sconforto. «Speriamo che non sia vero», «Perché? Che male aveva fatto quella bambina?», «Siamo allibiti», alcuni dei commenti raccolti per strada. In piazza, la gente si raduna in capannelli. Nei bar e nei negozi non si parla d'altro.
I dubbi
Nessuno si capacita di come la vita di una famiglia arrivata da poco in paese possa aver preso una piega tanto tragica. I Krasniqi erano a Servigliano a settembre. Papà, mamma e due bimbe di sei anni e mezzo e quattro in una piccola casa appena fuori piazza. Una famiglia molto discreta e tranquilla, la ricordano i vicini. «Non si vedevano mai in giro. Se dovessi incontrarli per strada, non li riconoscerei», dice un uomo. «Qualche volta sentivo le bambine giocare, ma nulla di più», aggiunge un altro. Niente, insomma, che avrebbe potuto far presagire il tragico epilogo. Subito dopo l'incendio e la morte della piccola, la comunità si era stretta attorno alla famiglia, a cui il Comune aveva trovato una nuova sistemazione. In pochi giorni erano arrivati mobili, vestiti e giocattoli. Doni dei serviglianesi che, così, avevano voluto far sentire la loro vicinanza a quelli che, fino a lunedì sera, per tutti erano solo le vittime di una disgrazia. Un abbraccio spontaneo, culminato nell'apertura di un conto corrente per aiutare i tre componenti della famiglia sopravvissuti. Per questo, adesso, la possibilità che la bambina sia morta per mano della mamma fa ancora più male. Una tragedia nella tragedia, come rimarca Aldo Berdini.
La fine
«Da mamma, per me, è qualcosa di inconcepibile», dice una donna. «Se fosse vero, dovrebbe fare la stessa fine. Per le persone che compiono certi gesti non può esserci pietà né comprensione», aggiunge un'altra. E in tanti la pensano allo stesso modo. Ora che il peggiore dei sospetti, quello ventilato fin dall'inizio e che aveva gettato ombre sul ruolo della donna nella vicenda, sta diventando realtà. Subito dopo la tragedia, avevano iniziato a circolare voci su un presunto coinvolgimento della donna nella morte della bambina. Tanti i tasselli che non si incastravano nel suo racconto fatto tra le lacrime. «La casa era piccola e dormivano tutti insieme. Se ha fatto uscire una figlia, avrebbe potuto far uscire anche l'altra», si diceva in giro. «Perché non l'ha fatto?», ci si chiedeva. Voci, appunto, lì per lì liquidate come chiacchiere di paese. Perché in momenti tanto tragici da non sembrare veri, il dramma personale non può che prendere il sopravvento sui sospetti. «Ha dovuto scegliere quale figlia salvare. Si può immaginare decisione più difficile da prendere», si rispondeva.
La comunità
Ma ora che quelle voci sembrano trovare riscontro nelle indagini, resta lo choc di una comunità che ancora stenta a credere a quello che è successo. E che si vede catapultata sulle prime pagine dei giornali e in tv. «Pensi che dove vivi certe cose non capiteranno mai. Poi capitano e non ti capaciti. Non sai che dire e non sai che fare», dice una donna. Guarda la sua pancia una futura mamma. La accarezza, mentre gli occhi le si riempiono lacrime. Vorrebbe dire qualcosa, ma non ci riesce. Le parole in questi casi non servono.
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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