Gli alunni in cattedra in teatro «Questa è la meglio gioventù»

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Giovedì 12 Dicembre 2019, 05:04
LA CERIMONIA
FERMO Se puoi sognarlo, puoi farlo. La celebre frase di Walt Disney ha fatto da filo conduttore alla 57esima edizione della Pagella d'Oro. Teatro dell'Aquila gremito, ieri mattina, per la cerimonia di consegna dei diplomi della Carifermo. 115 gli studenti premiati per i risultati ottenuti sui banchi l'anno scorso. Arrivano da quaranta Comuni delle province di Fermo, Macerata, Ascoli, Ancona e Teramo, dove la banca ha le sue filiali. Con loro, insegnanti e presidi, a suggellare lo stretto legame tra premio e scuola.
Il premio
Emozione e occhi lucidi in sala. Numerose le autorità presenti. Tra i ragazzi l'emozione è palpabile. Gli onori di casa li fa il presidente della Fondazione Carifermo, Alberto Palma. Ricorda la nascita del premio, nel 1962, quando banca e fondazione erano tutt'uno. «Anche dopo lo sdoppiamento spiega abbiamo voluto mantenere un collegamento stretto. Questa banca è una peculiarità del territorio e tuttora mantiene ottime performance di presenza, attività e profitto. La Pagella d'Oro premia i migliori studenti che simboleggiano il meglio delle qualità dei nostri ragazzi». Si abbassano le luci. Sul maxischermo compaiono le immagini di Atlanta 96. Agli anelli c'è il vincitore di quelle Olimpiadi: Jury Chechi. La sala applaude. L'ex ginnasta entra in scena. È lui l'ospite d'onore di questa edizione del premio. Ha i tempi di chi è abituato a parlare alla gente. Venti minuti buoni che passano in un lampo. Racconta la sua storia di sportivo e lancia messaggi importanti ai ragazzi. «Cercate di trovare qualcosa che vi appassiona», esordisce e racconta di come la scintilla per la ginnastica sia scoccata dopo aver provato altri sport. Ma la vita dello sportivo di professione non è semplice. Fuori di casa a 14 anni, allenamenti serrati e la scuola da portare avanti, dieta ferrea, sei ore di palestra al giorno anche quando la voglia proprio non c'è. Parla delle Marche, a cui è molto legato. Lui che ha i natali toscani, il vino lo fa a Ripatransone, nel suo agriturismo. Dice di essere «innamorato di questo territorio straordinario, a cui devo tanto, che mi ha dato serenità e opportunità».Ricorda le estati a Porto San Giorgio all'hotel Timone e gli allenamenti nella palestra Baldassarri. E ricorda quel salto mortale all'indietro nel palasport sangiorgese e il tendine d'Achille rotto che gli costò le Olimpiadi di Barcellona.
Il signore degli anelli
«Mi ha fatto capire dice che, certe volte, può capitare, durante il percorso per raggiungere un sogno, di trovarsi davanti un ostacolo. È molto importante la reazione: puoi rinunciare, ma sarebbe un errore, o puoi provare a trasformare il problema in una soluzione». Ancora applausi. Chechi, all'epoca, non era ancora il signore degli anelli. L'infortunio, «voglio credere che non sia stata sfortuna, ma che non avevamo individuato il percorso giusto», lo avvicina alla disciplina che lo porterà sul tetto del mondo. Dal 93 al 97 vince cinque mondiali consecutivi. Ma ecco all'orizzonte un nuovo ostacolo, «un errore strategico». «Non ho avuto umiltà. Ho fatto un po' meno allenamento e non mi sono preparato come avrei dovuto». Si rompe il tendine brachiale. Il responso azzera le speranze. «Il medico mi disse che era impossibile che potessi continuare. È stato un momento molto difficile». Nel 99 si ritira. Prima, però, decide di fare un'ultima gara «per essere padrone del mio destino, perché alle gare si va per vincere, nel rispetto delle regole, con la consapevolezza che la sconfitta fa parte di un percorso. O si vince o si impara qualcosa. Ma è meglio una sconfitta pulita di una vittoria sporca». Di nuovo applausi. La storia a lieto fine si chiude con il bronzo alle Olimpiadi di Atene e la telefonata notturna del medico che l'aveva operato: «Mi ha detto grazie perché mi hai fatto capire che certe cose che riteniamo impossibili possono diventare possibili», racconta. «Una testimonianza emozionante, forte e coinvolgente. Un grande esempio per tutti i giovani che abbiamo premiato», commenta il presidente della Carifermo, Amedeo Grilli. «Per tanti ragazzi gli fa eco il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro è significato più di tanti tentativi di sprone che possono arrivare da ambiti più locali. Quella di Chechi è una storia fenomenale per far capire a questi ragazzi cosa significano il lavoro, l'impegno e il vivere con dei traguardi».
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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