Al Murri quindici posti letto per affrontare l'emergenza

3 Minuti di Lettura
Martedì 25 Febbraio 2020, 05:04
LA PREVENZIONE
FERMO Il pronto soccorso di Fermo si prepara all'emergenza coronavirus. Ieri mattina c'è stato un sopralluogo per ridistribuire alcuni spazi del reparto e individuare una zona da isolare nel caso in cui il virus che sta facendo tremare il mondo arrivasse anche da noi. Alle pareti del triage sono stati affissi cartelli che invitano chi entra con sintomi influenzali a indossare le mascherine. Una confezione è stata messa proprio allo sportello dell'accettazione. C'è anche un dispenser con il sapone antibatterico per le mani.
Le visite
Chi aspetta il suo turno guarda i vicini con un po' di sospetto. Un occhio al cellulare e uno alla persona sedata di fianco. Qualcuno prende la mascherina e la tiene in mano, indeciso se indossarla o meno. Se qualcuno tossisce, si ritrova gli occhi di tutti puntati addosso. C'è anche chi si copre naso e bocca appena una persona gli passa vicino. Una psicosi ormai dilagante, che sembra inarrestabile. Dal triage rassicurano che le cose per ora filano lisce. Per medici e infermieri, adesso più che mai in prima linea, il lavoro in queste ore è doppio. Oltre che con i pazienti che al pronto soccorso ci vanno perché stanno davvero male, devono fare i conti con quelli che, presi dallo spavento, si presentano anche solo con qualche linea di febbre o un po' di tosse. Un paio di giorni fa, al triage è arrivato un uomo amico di una persona che era stata di recente a Milano. Aveva appena un po' di febbre, ma ciò è bastato a impaurirlo. Nel reparto, il volto dei sanitari è coperto dalle mascherine. È una precauzione, non significa che c'è qualcuno a rischio, spiegano. «Le mascherine proteggono i pazienti dai medici, ma non il contrario», dice il primario facente funzione del pronto soccorso Antonio Ciucani, che ieri mattina ha incontrato i vertici dell'Area Vasta 4 per fare il punto della situazione. Dopo l'addio di Fabrizio Giostra, Ciucani si è ritrovato a dover gestire questa inaspettata e complicata patata bollente. «Siamo pronti e preparati», dice, ma non nasconde il malessere per il surplus di lavoro a cui sono, e saranno, chiamati i medici e gli altri sanitari del pronto soccorso.
La paura
La paura che si sta spargendo a macchia d'olio fa perdere il controllo alla gente. Così, anche solo per un raffreddore, invece di prendere un'aspirina o al massimo chiamare il medico di base, ci si reca ci si mette in fila al triage. Dove i tempi di attesa si allungano per tutti. «La procedura è chiara. Se si pensa di aver contratto il virus spiega il primario non bisogna andare al pronto soccorso, proprio per non rischiare di contagiare altre persone. Si deve chiamare il numero di emergenza, il 112, o il medico di base». Saranno i sanitari a capire se si tratta o meno di coronavirus e, nel caso, a richiedere il tampone. Che può essere fatto in ospedale o a casa. Il campione viene poi portato all'ospedale di Torrette e, in attesa dei risultati, in caso di assenza di sintomi particolari, la persona può starsene a casa, in isolamento volontario. Semmai il coronavirus arrivasse nelle Marche, l'ospedale di Fermo avrà un ruolo di primo piano.
Il reparto di Malattie infettive sarà di riferimento per tutto il sud della regione e dovrà dimostrare di essere all'altezza della situazione. Nel reparto guidato da Giorgio Amadio è stato individuato uno spazio da riservare a eventuali malati da isolare.
I posti letto
Si parla di una quindicina di posti letto. In tutta la regione per adesso sono 57, divisi tra il Murri, l'Azienda Ospedaliera Marche Nord e gli Ospedali Riuniti di Ancona. Di casi ufficiali in regione al momento non ce ne sono, ma la guardia resta alta. Il Gores, il Gruppo operativo regionale per l'emergenza sanitaria, parla di una situazione per ora sotto controllo. I marchigiani che sono passati o hanno sostato nelle zone focolaio del virus in Lombardia e Veneto (Vo' Euganeo, Codogno, Castiglione d'Adda, Casalpusterlengo, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo, San Fiorano) devono, però, comunicarlo all'Asur che, se lo riterrà necessario, potrà disporre la permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva.
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA