A14, sarà un'estate da incubo Un'emergenza sottovalutata

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Martedì 21 Gennaio 2020, 05:04
LA VIABILITÀ
FERMO Un'estate da incubo, con il traffico in tilt e il ritorno delle file chilometriche, non è più un'ipotesi così remota. Nel silenzio quasi generale della politica, il Fermano si prepara a vivere forse uno dei periodi peggiori degli ultimi anni. Per sostituire i guardrail non a norma lungo i viadotti dell'A14 ci vorrà più tempo del previsto. Sei mesi almeno. Troppi per la provincia che dai primi di ottobre fa i conti con i disagi dei restringimenti in autostrada. «È disarmante, una situazione assurda. Ci sentiamo impotenti», il commento del direttore di Confindustria Fermo, Giuseppe Tosi.
La batosta
Quando il peggio sembrava passato e il sud delle Marche credeva di essersi buttato alle spalle l'inferno natalizio, ecco l'ennesima batosta. Autostrade per l'Italia avrà quattro mesi per preparare i progetti esecutivi. Il Ministero delle Infrastrutture uno per approvarli. Dopodiché dovrebbero partire i lavori, non si sa se in contemporanea o a scaglioni. Calendario alla mano, nella migliore delle ipotesi, si arriverà a luglio.
I tempi
La concessionaria assicura che cercherà di metterci meno, ma, visto, com'è andata finora, è più facile prevedere uno slittamento dei tempi in avanti che indietro. Se così fosse sarebbe un disastro. Soprattutto per il turismo che, proprio d'estate, vive i suoi giorni di gloria. «L'80% del nostro lavoro è d'estate. Siamo preoccupati perché i disagi sulla strada potrebbero spingere tanti potenziali clienti a scegliere percorsi più agevoli e ad andare altrove», dice il presidente dell'Ataf, Gianluca Vecchi. Se si esclude la richiesta dello stato di emergenza avanzata dalla Lega, della questione non si parla quasi più. «È un'emergenza che è stata sottovalutata. Non sappiamo più a chi appellarci. Abbiamo scritto a tutti e nessuno si è degnato di risponderci», spiega Tosi. E centra il problema. E cioè che, anche in questo caso, il Fermano si è mosso in ordine sparso. Prima le lettere dei sindaci rispedite al mittente dalla Procura di Avellino. Poi gli industriali a chiedere di fare presto. Poi la Regione che è arrivata tardi e soprattutto non ha fatto squadra. In tanti, in questi giorni, puntato il dito contro Ancona e si moltiplicano i convinti che, se i viadotti chiusi fossero stati quelli nel nord delle Marche, la faccenda avrebbe preso una piega tutta diversa. Invece, il Fermano vessato dalla crisi, resta ancora indietro. E le conseguenze si possono già immaginare. Tra i mezzi che si ritroverebbero incolonnati per ore, l'inquinamento e la Statale a rivivere le scene di qualche settimana fa, con in più il caldo agostano.
Il commercio
E il commercio, con i negozianti che ancora devono riprendersi dal caos natalizio e che in questi giorni contano gli incassi persi. Se Tosi chiede «un'azione politica forte da mettere in atto tutti insieme», riconoscendo che «forse è vero che contiamo poco politicamente», Vecchi invita a «prendere di petto la situazione» e denuncia che «finora è stato fatto poco o nulla per far sì che eventuali lassismi e inutili perdite di tempo vengano meno». Il rischio è che il territorio, già penalizzato su altri fronti, si impoverisca sempre più. Le verifiche sui tre viadotti dissequestrati (il San Biagio, il Campofilone e il Petronilla) avrebbero dovuto durare una decina di giorni. Invece, da quando la Procura campana ha tolto i sigilli, è già passato un mese. Se tanto da tanto, per l'estate i lavori non saranno neppure cominciati.
Il quarto viadotto
Mentre il quarto viadotto, il Vallescura, è ancora sotto sequestro. Per quello si prospettato tempi ancora più lunghi. Vero è che i primi viadotti riaperti sono stati proprio quelli del Fermano. E che, da quel momento, la situazione è un po' migliorata. Ma non basta. E serve qualcuno che, a chi di dovere, lo faccia capire. Perché, se sul fronte giudiziario si può fare poco, la partita si sposta sul terreno della politica. Sindaci e associazioni di categoria, da soli, non hanno forza. La provincia svuotata, anche volendo, è senza potere. È la Regione a dover assumere quel ruolo di guida e «trait d'union» invocato dagli imprenditori. L'assessore Fabrizio Cesetti prova a salvare il salvabile. A fine mese incontrerà la ministra De Micheli. Ma, ancora una volta, da solo. Quando, e l'area di crisi complessa ne è una prova, il Fermano unito qualche risultato a casa riesce a portarlo.
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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