Statali, aumenti in base al merito: arrivano i manager

Statali, aumenti in base al merito: arrivano i manager
Statali, aumenti in base al merito: arrivano i manager
di Andrea Bassi
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Giovedì 11 Giugno 2020, 00:48 - Ultimo aggiornamento: 12 Giugno, 12:19

Per la pubblica amministrazione potrebbe essere una piccola rivoluzione. Nei ranghi dei ministeri ad affiancare gli impiegati, i funzionari e i dirigenti, potrebbe arrivare una nuova categoria: i manager. Potrebbe essere questa una delle grandi novità della riforma dell’ordinamento professionale per le Funzioni centrali, il comparto che raggruppa i dipendenti dei ministeri, delle agenzie fiscali e degli enti pubblici non economici. 

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L’Aran, l’agenzia governativa che siede per il governo al tavolo della trattativa per il rinnovo del contratto, ha convocato per questa mattina i sindacati proprio per illustrare il documento conclusivo sull’ordinamento professionale. Il testo, di cui il Messaggero ha potuto prendere visione, prevede tra le proposte dell’Aran, «la previsione di incarichi manageriali o professionali: i primi», si legge nel documento, «correlati a responsabilità di risultato su uffici o strutture, con elevato grado di autonomia, con delega di funzioni ed assunzione di responsabilità verso l’esterno; i secondi, a responsabilità professionali derivanti dallo svolgimento di funzioni richiedenti la iscrizione ad albi». Cosa significa esattamente? Oggi i dipendenti delle amministrazioni sono strutturati in tre aree (la prima, la seconda e la terza), al loro interno poi suddivise in diverse posizioni.

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La terza è l’area più elevata dei funzionari. Per poter passare da un’area all’altra, oppure alla dirigenza, è sempre necessario effettuare un concorso pubblico. Secondo l’Aran, in questo modo si corre il rischio di non veder adeguatamente valorizzate competenze e capacità dimostrate sul campo. Insomma, sarebbe necessario poter promuover sul campo i più bravi a “super-funzionari”, manager o, per usare un termine del privato, quadri intermedi. Una proposta questa, contenuta anche nel “piano Colao” reso noto due giorni fa. Un po’ quello che ha fatto nel tempo l’Agenzia delle Entrate, che ha nominato delle posizioni organizzative che di fatto hanno assunto ruoli quasi dirigenziali. Una prassi che tuttavia è stato sanzionata dalla Corte Costituzionale. Adesso, invece, le posizioni manageriali potrebbero essere introdotte nel nuovo contratto. Le conclusioni dell’Aran, infatti, saranno inviate al ministro della Funzione pubblica, Fabiana Dadone, che potrebbe inserirle nell’atto di indirizzo per l’avvio delle trattative per il rinnovo dell’accordo per il triennio 2019-2021. 
 



L’introduzione delle posizioni manageriali non è l’unico punto che sarà discusso questa mattina. Sul tavolo ci sarà anche una modifica delle progressioni economiche dei dipendenti dei ministeri e delle agenzie fiscali. Oggi il meccanismo è sostanzialmente per anzianità e titoli. L’Aran vorrebbe introdurre un sistema maggiormente meritocratico e, soprattutto, più flessibile. Ossia, spiega il documento, riconoscere nel tempo incrementi retributivi a chi abbia conseguito livelli di prestazione soddisfacenti, ancorché non caratterizzati da eccellenza. Questo aggiunto ad una certa selettività, che consenta di riconoscere, senza eccessivi formalismi, ad un più limitato numero di persone con livelli di prestazione elevati e dimostrazione concreta di più elevate capacità professionali e di lavoro, aumenti retributivi più sostanziosi. Su questo punto, tuttavia, la trattativa con i sindacati non sarà facile. Questi ultimi, infatti, hanno proposto che gli aumenti retributivi siano quasi automatici ogni cinque anni. L’unico ostacolo sarebbe aver ricevuto delle sanzioni disciplinari. 
 

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