Hai la pancetta? Colpa del tuo intestino: si entra nell’era delle diete personalizzate

Hai la pancetta? Colpa del tuo intestino: si entra nell’era delle diete personalizzate
di Valentina Arcovio
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Martedì 29 Maggio 2018, 00:31 - Ultimo aggiornamento: 30 Maggio, 16:45
Addome piatto o pancetta? La risposta dipende da quel numerosissimo esercito di microrganismi che popola il nostro intestino. O meglio, dipende da come il nostro microbiota risponde al cibo che ingeriamo ogni giorno: in base alle molecole che i batteri intestinali rilasciano in risposta alla nostra dieta si determina la formazione o meno di grasso nell’addome. A fare luce su questa meccanismo è stata Cristina Menni, scienziata italiana che lavora al King’s College di Londra, in uno studio pubblicato sulla rivista Nature Genetics.

I risultati potrebbero portare nel giro di dieci anni allo sviluppo di diete personalizzate, costruite in base alla composizione del nostro microbiota. In futuro, il cibo potrebbe essere utilizzato alla stregua di una medicina.

«La nostra ricerca - che per la prima volta ha analizzato le sostanze chimiche prodotte dai batteri nell’intestino, i cosiddetti metaboliti misurabili nei campioni fecali dei pazienti - ha consentito di identificare quali di queste molecole in particolare si associano ad accumulo di grasso sulla pancia», spiega Menni. Lo studio ha coinvolto 500 coppie di gemelli e ha portato all’individuazione di un mix di molecole prodotte dai batteri intestinali dei soggetti, oggi contenute in un enorme banca dati. «Abbiamo visto che i composti chimici prodotti dai batteri intestinali regolano l’accumulo di grasso addominale», sottolinea Menni.

Questo non ci assolve dalla responsabilità della nostra linea. La pancetta, se c’è, dipende sempre da noi. «Abbiamo scoperto che le attività dei nostri microbi intestinali sono solo minimamente controllate da fattori ereditari», precisa la scienziata. «Per oltre l’80% dipendono da fattori modificabili, per lo più dalla dieta», aggiunge. 

ALIMENTI E INTEGRATORI
Possiamo quindi regolare la produzione delle sostanze rilasciate dai nostri batteri facendo attenzione a quello che mangiamo. Un maggior consumo di fibra o di probiotici, ad esempio, potrebbe eliminare l’accumulo di grasso sul nostro addome. Anche la prescrizione di eventuali integratori, come ad esempio gli acidi grassi omega 3, sarà personalizzata in base al microbiota perché solo alcuni batteri possono sfruttare un particolare integratore. «Questo entusiasmante lavoro sui nostri gemelli mostra l’importanza e il peso che hanno le migliaia di sostanze chimiche prodotte dai microbi intestinali in risposta al cibo», dice Tim Spector, responsabile del Gruppo di ricerca sui gemelli del King’s College di Londra. «Sapere che sono ampiamente controllati da ciò che mangiamo piuttosto che dai nostri geni è una grande notizia e apre la strada all’uso dei cibo come medicina», aggiunge.

ALTRI UTILIZZI
In effetti, l’accumulo di grasso sull’addome è solo uno dei tantissimi aspetti influenzati dal nostro microbiota. «Questo studio ha davvero accelerato la nostra comprensione dell’interazione tra ciò che mangiamo, come viene elaborato nell’intestino e lo sviluppo di grasso nel corpo, ma anche dell’immunità e dell’infiammazione», specifica Manni. «Analizzando il metaboloma fecale (le sostanze prodotte dai batteri intestinali), siamo stati in grado di ottenere un’istantanea della salute del corpo e dei processi complessi che si verificano nell’intestino», aggiunge. Non siamo che all’inizio: il nostro microbiota potrebbe influenzare la nostra salute in tantissimi altri modi che, probabilmente, scopriremo presto. I dati raccolti nella biobanca consentiranno, infatti, ad altri ricercatori di capire i meccanismi con cui i batteri intestinali influenzano la nostra salute, esponendoci ad esempio a un maggior rischio di ammalarci di diabete, di malattie cardiovascolari e anche di obesità.
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