I cani scovano nuove tracce: «Igor è qui»

I cani scovano nuove tracce: «Igor è qui»
di Cristiana Mangani
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Mercoledì 12 Aprile 2017, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 11:07

dal nostro inviato
MOLINELLA La caccia continua nella pianura tra Bologna e Ferrara. E ora gli investigatori mostrano un velato ottimismo, perché ieri i cani molecolari hanno trovato nuove tracce di Igor-Ezechiele. Un segnale importante. «È ancora lì», si fanno sfuggire. Così, nel pomeriggio, si è tenuta una lunga riunione nella quale sono stati preparati gli interventi da compiere. Questa volta non ci si può permettere di sbagliare. Le indagini della procura di Bologna e di Ferrara si stanno muovendo su due fronti, non soltanto quello della caccia all’uomo, ma anche tutta un’attività di intelligence che punti a individuare i possibili complici dell’assassino.

LA FERITA
Vaclavic non potrà resistere a lungo in quella radura. Gli indumenti trovati nel Fiorino sul quale è fuggito dopo l’omicidio del barista di Budrio, hanno rilevato che la ferita provocata dalla vittima durante la rapina, sanguina ancora. Le sue condizioni potrebbero essere peggiorate. E allora i carabinieri stanno monitorando tutta la cerchia di potenziali complici perché potrebbe aver tentato di chiedere aiuto a qualcuno di loro. I reparti speciali messi in campo per la cattura stanno anche “cinturando” il territorio vicino ai canali, dove ieri il fiuto dei cani si è fermato. Per due volte gli animali hanno avvertito l’odore del serbo. Poi, niente.

«Abbiamo elementi che ci confermano la sua presenza in quei luoghi - ha dichiarato il procuratore di Bologna, Giuseppe Amato - E abbiamo anche appreso dalla perizia balistica che a uccidere il barista di Budrio e la guardia provinciale è stata la stessa pistola». Quella calibro 9 per 21 che Vaclavic aveva rubato a un metronotte il 29 marzo a Consandolo. Ma gli inquirenti hanno qualcosa in più, forse proprio una traccia di telefonino “sospetto”. Le celle della zona sono tutte sotto controllo. Di un cellulare in mano al killer ne aveva parlato proprio la guardia giurata rapinata dell’arma. «Dopo avermi derubato - ha raccontato - l’ho sentito discutere al telefono con qualcuno. Diceva: ho preso la pistola». Di quel portatile non se ne è avuta più traccia, e ora la possibilità è che abbia ripreso a funzionare oppure che l’uomo sia riuscito a rubarne un altro.

LE INCHIESTE
Nel frattempo, dopo gli elicotteri e le forze speciali si è deciso di mettere in campo anche i droni, proprio perché consentono di far arrivare immagini da punti della radura difficilmente raggiungibili da un elicottero. Ma non è tutto, perché di questo bandito dalle mille identità cominciano a delinearsi particolari della vita. Di certo è evidente che la macchina delle informazioni non ha funzionato per il meglio. È stato arrestato come Igor Vaclavic ed è entrato in carcere a Rovigo il 16 giugno del 2007 e ne è uscito il 13 settembre di tre anni dopo. Nuovo arresto il 12 novembre del 2010 fino al primo maggio del 2015, quando è stato rimesso in libertà con un anno di anticipo per la buona condotta tenuta. Proprio nel periodo in cui è detenuto, ad agosto 2011, arriva dalla Serbia una richiesta di arresto internazionale per rapina con violenza sessuale su minore. Le autorità dei Balcani, però, lo indicano come Norbert Feher e non allegano all’atto le impronte digitali. L’Italia ne fa richiesta, ma nel 2015 quando Vaclavic viene portato al Cie di Bari per essere identificato ed espulso, il dato comune non emerge. La Russia e l’Uzbekistan non ne vogliono sapere di lui e così gli viene consegnato un foglio di via. Ma la rete del killer è articolata: passa un anno in Spagna a Valencia, dove c’è chi dice che facesse il gigolò. E rientra nel ferrarese per ricominciare con le rapine. Anche se questa volta va oltre e lascia due morti sul campo.

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