Coronavirus, la svolta dei due cinesi a Roma: salvi mentre l’infezione avanza

Coronavirus, la svolta dei due cinesi a Roma: salvi mentre l infezione avanza
Coronavirus, la svolta dei due cinesi a Roma: salvi mentre l’infezione avanza
di Raffaella Troili
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Domenica 23 Febbraio 2020, 01:11 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 10:45

Dell’Italia non ricorderanno le sue meraviglie, ma molto di più: la salvezza. Sì, perché sono guariti. E nel giorno in cui il coronavirus sembra strisciare invisibile lungo lo Stivale, la notizia che i due coniugi cinesi ricoverati allo Spallanzani sono fuori pericolo, ha un peso tutto particolare. L’ingegnere biochimico e la fine umanista, 66 e 65 anni, i primi due casi di contagio confermati nel nostro Paese sono in via di guarigione, lui «si è negativizzato» ed è uscito dalla Terapia intensiva, lei ancora no ma respira autonomamente. Dopo 24 giorni dal ricovero in una notte di gennaio, di 25 giorni fa.

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È iniziato tutto così: le tute bianche dei medici bardati di mascherine e guanti davanti a un hotel del centro di Roma. E la paura, piombata a tradimento in città quando fa buio e si vede poco all’orizzonte: Chi erano? Chi e quanti avevano contagiato? Tanti tasselli da rimettere in fila. Come il loro lungo viaggio interrotto dalla malattia. Ebbene, la coppia di pensionati appassionati dell’Italia, era atterrata da Wuhan a Malpensa, passando per Pechino. Lo sbarco alle 5.35 del 23 gennaio all’aeroporto milanese da un aereo dell’Air China, sono un gruppo di 15 adulti e 5 bambini. Tra loro, la coppia di pensionati che arriva dalla città epicentro della malattia, ha già contratto il coronavirus, anche se nessun sintomo si è ancora appalesato. A Milano non si fermano, non è prevista tappa nel tour che i due intellettuali di Wuhan hanno studiato nei dettagli. In pullmann arrivano a Verona, visitano la città di Giulietta e Romeo, si fermano solo una notte in un albergo di una grande catena, l’inverno è mite, la coppia in forma, abituata a viaggiare. Quanto hanno desiderato questo viaggio, lui docente della South Central university for Nationalities, lei di lettere, appassionata d’arte e poesia, hanno lasciato Wuhan mentre il virus montava. E stanno ancora bene.

I PRIMI SINTOMI A PARMA
Ripartono alla volta dell’Emilia, base Parma: tre giorni in un lussuoso 5 stelle da cui andare a scoprire altre località della regione. Qui, dopo altre 72 ore, la situazione inizia a precipitare. È il 27 gennaio. Il 66enne manifesta i primi sintomi dell’influenza, non resta che cambiare programmi, scegliere un percorso più soft. Con tappe intermedie, mentre gli altri puntano dritto su Napoli. Noleggiano un Ncc e raggiungono Firenze dove visitano alcuni musei, solo una notte e poi si torna in viaggio, loro scendono lo Stivale e la febbre sale, lentamente, implacabile. È il 28 mattina quando i due cinesi di Wuhan sono nel Grand Hotel Palatino di via Cavour, a Roma. Ed è qui che anche la docente universitaria comincia ad avvertire i sintomi del marito: febbre, tosse, difficoltà respiratorie. Non mettono piede fuori dall’albergo, chiedono aiuto alla reception, il personale vista la provenienza della coppia, intuisce che potrebbe non essere semplice influenza. Chiama il 118, specificando bene il caso. Arriva un’ambulanza con medici muniti di ogni protezione, sono le 18.06. Poi la corsa allo Spallanzani, in quarantena finiranno pure i compagni di viaggio bloccati dai Nas alle porte di Cassino. Sotto osservazione l’autista del bus e l’Ncc cinese, risultati negativi. Tempi, modi: tutto ha funzionato alla perfezione.

E veniamo a loro, vegliati, accuditi, salvati nel Centro specializzato per le malattie infettive dove è stato anche isolato il virus. Curati con una terapia antivirale sperimentale: il lopinavir/ritonavir, antivirale usato per l’infezione da hiv e il remdesivir, già utilizzato per la malattia da virus Ebola. Dopo lunghi giorni considerati critici, il peggio è passato.

I CARTELLONI DELLA FIGLIA
La figlia, è accorsa subito da Los Angeles, dove ora conta di portarli. Wuhan e l’infezione sono alle spalle. Sono stati giorni interminabili, di alti e bassi: dietro il vetro della Terapia intensiva - i genitori, intubati, erano in stanze differenti e superisolate - ha comunicato con loro tramite cartelloni. «Papà, come stai?», e lui faceva un cenno con gli occhi o con la testa. «Mamma ti voglio bene, come ti senti?». Presto si ritroveranno davanti a una tazza di tè. Per progettare altri viaggi magari.
 

 
 

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