E Bobo il godurioso creò il “Vierismo”: da quando ha smesso di giocare a 36 anni si è dedicato solo al dolce far niente

E Bobo il godurioso creò il “Vierismo”: da quando ha smesso di giocare a 36 anni si è dedicato solo al dolce far niente
di Concita Borrelli
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Domenica 19 Agosto 2018, 01:17 - Ultimo aggiornamento: 01:18
A volte si ha la sensazione di una lontana eco che ci arriva da una magnifica casa di riposo. Un ospizio di lusso con tavoli di bridge, banconi bar con i migliori superalcolici, e donne che ballano la lap-dance. Un luogo dove il tempo si arresta per davvero. Non c’è spazio per i ricordi. Un luogo ben frequentato dove i parenti neanche si avvistano. Dove ad affacciarsi sono solo i vecchi o nuovi compagni e tante fanciulle che ancora sperano in un epilogo saggio dei signori clienti. 

Ma chi sono questi ricchi clienti? Gli ex calciatori, of course. Coloro che hanno segnato il calcio italiano nei campi e sul mercato. Figure bomber che hanno fatto vivere ai club momenti di vera gloria e grande immagine. Campioni che, quando hanno cambiato colore di giacca, sono stati tacciati di alto tradimento o hanno, sulla loro pelle, vissuto la depressione del pentimento. Ragazzi adorati che per un errore in area di rigore hanno desiderato invano diventare invisibili in un angolo del campo, ed invece gli occhi di ottantamila spettatori ne hanno fatto idoli o idoli da abbattere. Cristian Vieri, nome d’arte Bobo, è un faccione bolognese che sta per diventare padre di una bambina da un’ex velina, tal Costanza Caracciolo, a suo dire una brava ed educata ragazza. 

I GOL
Bobo Vieri ha giocato in tredici squadre, ha segnato 236 gol in diciotto anni. Ha chiuso la carriera nel 2009 a 36. E tutti pensarono adesso allenerà. O diventerà un dirigente. O un mercante di campioni. Invece Bobo Vieri inaugurò il Vierismo, un dolce far niente, almeno in apparenza, che però non ha mai disturbato nessuno. Lo abbiamo sempre visto e immaginato affacciato ad un terrazzo di casa, per essere esatti, di Miami, a parlare per foto e cazzeggi con il suo paese, l’Italia, in preda ad una smania di godersela che a volte potrebbe sembrare patologica. Appunto come un signore con ricca pensione che, se non la Florida, dove? 

Bobo è stato forse uno dei primi calciatori ad inaugurare la stagione del velinismo al maschile, vi regalo la mia immagine scanzonata, strafottente e desiderabile. Scorrazzava in moto a Formentera, Carrettera de La Mola Km 12, e metteva su la linea di costumi Bacieabbracci, finita in bancarotta e cazzotti, senza mai abbandonare quel suo muso duro che baciava e abbracciava ragazze in numero infinito, e irretiva la giovanissima Melissa Satta.

Un acquario di sirene intorno a lui che non si è mai dileguato. Perché Vieri ha mantenuto intatta la schiettezza del romantico e rude che del suo lento procedere nelle ore calde del giorno e della notte ha fatto partecipare tutti e tutte. South Beach è da sempre il suo campo da footvolley, e la sua Bobo Summer Cup a scopo benefico, sulle sabbie italiane, è appena terminata. Chiama a sé i vip, che a loro fa piacere essere considerati tali. Ha dalla sua giornalisti sportivi e non solo. E crea eventi d’aria. Il vuoto è pieno. Scopriremo un giorno che Bobo ha delle segretarie ad organizzare una schedule di aperitivi e locali. E solo allora potremmo davvero convincerci che il suo muoversi in amicizia e vacanze è un’arte se non un vero lavoro.

L’edonismo non era dei calciatori. Loro erano ragazzi di fatica. Anche belli. Anche molto molto ricchi. Ma ad un certo punto la Tv incontra loro e loro la Tv. La sua storia con Elisabetta Canalis, la Ely per intenderci, che si è dichiarata commossa alla notizia di Vieri papà, fu il primo feuilletton calcistico-sentimentale mediatico. Ed aprì alla letteratura del calciatore con la velina. Per loro ammissione, molte soubrette, anche ine-ine, si appostavano ai cancelli degli allenamenti per conquistare del maschio affaticato un solo beffardo sorriso che corrispondeva ad un sicuro appuntamento. E se la soubrette ancora non era tale c’era, c’è la speranza che qualcosa accada. I fari sul campo sono gli stessi che illuminano gli studi televisivi e gli angoli bui dei reality.

I VIZI
Con Vieri fu sdoganata l’arroganza anche un po’ cheap di sentirsi campioni e pertanto predatori, e non preda, di vizi capitali. Usò la sfrontatezza di dire “chiamatemi bomber”. E per bomber intendeva l’incontrare sessualmente donne senza soluzione di continuità. Anche più di una alla volta, a porta dell’ufficio aperta. Anche sconosciute, mai a pagamento tenne a precisare in un’intervista, e le presentazioni dopo... con calma. Uno così gli amici non possono che adorarlo. 

E uno così le cronache non possano ignorarlo. Adesso deve affrontare la paternità e stiamo tutti alla ricerca di un risvolto del suo quotidiano o di una sua dichiarazione seria per farci sperare nella redenzione. Ma vogliamo invece, una volta per tutte, ammettere che Vieri e tutti quelli come lui hanno dato. Hanno giocato. Vissuto. Provato e non inventata da loro la Las Vegas dorata e contemporanea che è il mondo del calcio. Ronaldo arriva a Torino, pranza da uno stellato ed è già storia. È peccato goderne? No! E dove non c’è peccato, ci potrebbe mai essere redenzione!
(3 - Continua)
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