Autostrade, il ministero frena sulla revoca

Autostrade, il ministero frena sulla revoca
Autostrade, il ministero frena sulla revoca
di Umberto Mancini
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Sabato 29 Giugno 2019, 00:33 - Ultimo aggiornamento: 14:39

Un arma spuntata o quasi. La commissione istituita presso il Mit per dare il supporto tecnico e consentire al governo, sponda Di Maio, di far decadere la concessione per Autostrade ha seri dubbi su come procedere. Anzi, secondo quanto ricostruito dal Messaggero, ritiene sostanzialmente impossibile, o quanto meno molto difficile, fornire tutti gli appigli giuridici che il leader dei 5Stelle si aspetta, cioè un verdetto univoco. Il macigno più grande sulla strada della «caducazione della convenzione» è rappresentato dal mancato accertamento delle responsabilità penali per la caduta del Ponte di Genova.

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Al momento non c’è infatti una sentenza del tribunale. Indizi e prove raccolte sono tante ma l’esame non è concluso, manca una condanna definitiva. C’è solo, come noto, la sentenza politica pronunciata subito dopo il 14 agosto dal vice premier grillino e dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli che hanno accusato i Benetton di non aver fatto tutto il necessario sul fronte della manutenzione e di essere quindi meritevoli, vista la gravità di quanto accaduto, della sanzione massima, ovvero la perdita della concessione sui 3 mila chilometri di rete autostradale.

Che ci si stata una forte negligenza, tanto per usare un eufemismo, sembra un fatto acclarato, oggettivo. Da qui ad individuare con certezza assoluta chi ha materialmente sbagliato (azienda, mancati o scarsi controlli del Mit, negligenza delle società a cui erano affidate le verifiche) però ce ne passa. Sopratutto perché i giuristi che fanno parte della Commissione vogliono andare con i piedi di piombo, evitando semplificazioni e valutazioni affrettate su un tema, come è evidente, particolarmente complesso e doloroso, visto il drammatico numero delle vittime. Come la commissione costituita per analizzare i costi benefici della Tav voluta da Toninelli, scegliendo tecnici tutti dichiaratamente contrari alla Torino-Lione (tranne uno che poi, come si ricorderà, non firmò la relazione finale) che bocciò l’avanzamento dei lavori per i costi elevati, non è escluso che, anche in questa occasione, alla fine delle discussioni si arrivi comunque ad un parere di condanna. Quasi anticipato del resto dal vice premier Di Maio e dallo stesso ministro Toninelli.

Di certo all’interno del gruppo dei tecnici le posizioni non sono concordi. E c’è chi ricorda che il parere ha solo un valore amministrativo, suscettibile quindi di essere impugnato. Non solo. La “caducazione”, sempre che l’iter venga avviato, farebbe scattare una valanga di ricorsi e, in ultima analisi, qualora si giungesse ad un esito chiaro, farebbe scattare una procedura per l’indennizzo che, sempre secondo gli esperti, potrebbe costare allo Stato fino a 25 miliardi. Anche qui le visione dei tecnici non convergono visto che si tratta di un terreno, quello della possibile revoca, mai esplorato.

I PALETTI
Probabilmente però l’esecutivo, o almeno i 5Stelle, potrebbero accontentarsi di un parere che, anche se in maniera parziale, possa mettere all’angolo i Benetton. Per poi decidere come procedere. Grande pressione in queste ore sulla commissione che è composta da 5 membri: presidente Hadrian Simonetti, consigliere di Stato ed esperto presso la Presidenza del consiglio dei ministri, Valter Campanile, avvocato dello Stato, Filippo Izzo, consigliere primo referendario alla Corte dei Conti, Lorenzo Saltari, ordinario presso il Dipartimento Scienze politiche dell’Università di Palermo, Giovanni Palatiello, avvocato dello Stato. 

Di fronte «a una tragedia come il crollo del Ponte Morandi, ha spiegato il premier Conte «il governo ha assunto una posizione: questo ci ha portato ad avviare una procedura di contestazione alla società concessionaria di quanto accaduto, è un fatto oggettivo il grave inadempimento. All’esito di questo parere il governo si assumerà le sue responsabilità, avendo ben presente che l’obiettivo politico dichiarato è non far finta che non sia successo nulla, la tragedia non può essere oscurata, per rispetto verso i morti, i familiari e la grave ferita inferta a tutta la comunità».
 

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