Nascere al tempo del virus: «La vita è più forte della pandemia»

Nascere al tempo del virus: «La vita è più forte della pandemia»
di Vanna Ugolini
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Sabato 11 Aprile 2020, 12:56 - Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 13:08

Quando è nata Giulia il mondo si è fermato per un attimo e ha sorriso. Quando sarà più grande a Giulia racconteranno una favola, racconteranno che c'era una volta un grande pipistrello che aveva posato le sue ali enormi sulla luna che nasceva da dietro la sua casa e per qualche giorno ne aveva oscurato la luce. Le racconteranno che c'è voluta l'energia del respiro di una mamma e il vagito di una bambina, lucido come uno scudo, il suo vagito, per mandarlo via. Giulia è la figlia del paziente Uno d'Italia, di quel ragazzo di Codogno rimasto per tre settimane sotto la luce bianca della sala di Rianimazione a cercare l'aria per ricominciare a respirare da solo. Da grande Giulia potrà dire c'era un volta un pipistrello ma io non ho avuto paura. E lo potrà dire il primo bimbo europeo, che è di Piacenza e che è stato partorito il 26 febbraio da madre positiva al Covid, ma lui è nato negativo. E lo racconterà anche Eva, da Macerata, anche lei nata sanissima da mamma che aveva contratto il virus.

Umbria. C'era una volta un pipistrello ma anche Tiziano non ha avuto paura. E' nato proprio nelle ore in cui l'Italia andava in lockdown e il papà, Thomas ha avuto il privilegio anche di poter assistere al parto, all'ospedale di Foligno, nonostante fossero già in atto le misure precauzionali.
«Mai avrei immaginato di vivere questo momento nel mezzo della più complessa crisi sanitaria che il nostro Paese abbia dovuto affrontare. Con gli amici che si preoccupavano di sapere se avevamo messo in valigia gel disinfettanti e mascherine, invece del classico corredino e dei pannolini». Restiamo in Umbria nella frazione di Piosina a Città di Castello, dove le nascite sono assolutamente in controtendenza rispetto alla media nazionale: se tutte le coppie facessero come quelle che vivono lì avremmo quasi il doppio di bebè in giro per la penisola. In cinque anni sono nati 43 bambini e negli ultimi giorni la cicogna è arrivata tre volte, senza avere paura nemmeno lei.





Giordano, invece, è arrivato a Perugia il 25 marzo, durante una tempesta di neve che i genitori, Ivano e Assunta, sono anche riusciti a documentare durante la corsa in ospedale. Una corsa, anche questa a lieto fine, nonostante la mamma abbia dovuto fare tutto da sola.
«Tra le cose ben più gravi che questo maledetto virus ci sta togliendo c’è anche il privilegio di ascoltare il primo vagito e osservare quello sguardo smarrito sul mondo che non dimenticherò mai. Oltre a non poter stare accanto a chi fa tutto il lavoro e la fatica». Ma poi ogni amarezza è spazzata via al primo vagito. La vita continua, per fortuna. Sono stati centocinquantadue i bambini che sono nati all'ospedale di Perugia durante i giorni della pandemia e ottantotto quelli nati a Terni. Tra questi c'è Riccardo, un bambolotto di più di tre chili con i cappelli lunghi e la zazzera, che si è guadagnato l'home page del sito dell'ospedale Santa Maria. Riccardo è il terzo di figlio di Massimo Rizzo dirigente medico in prima linea contro il Covid. Lui lavorava al quinto piano mentre la mamma, sempre nello stesso ospedale, faceva nascere il loro terzo bambino.

Videochiamate. Nello stesso giorno in cui Riccardo ha aperto gli occhi, ci sono stati altri due fiocchi azzurri e altrettanti fiocchi rosa: Rebecca, Leonardo, Samuele, Daria. Sara e Diego, pochi giorni fa, hanno assaporato per la prima volta la gioia di diventare mamma e papà. La nascita del loro primogenito Armando, nell’ospedale di Spoleto sarà ricordata a lungo: Diego ha potuto assistere alla nascita del bimbo grazie a una videochiamata e alla disponibilità delle ostetriche di far vedere al papà in diretta la nascita del figlio anche a distanza. Una sanitaria si è offerta di fare la cineoperatrice e alla fine il papà ha dichiarato:
«Non potevo stringere le mani a mia moglie, ho fatto tanti screenshot». Forse, però, la nascita più attesa è stata quella di Margherita, a Perugia, che ha già dimostrato di essere una bambina resiliente. E' nata da madre positiva, ma lei sta bene e, anziché le coccole della mamma, per il momento riceve quelle del personale sanitaria. La mamma è ricoverata qualche piano più su, a Malattie infettive, ma, anche in questo caso, le videochiamate riescono a farla sentire vicino alla sua bimba e, per il momento, vederla crescere a distanza è già una consolazione. Altre due future mamme ternane, invece, potranno partorire e avere subito i loro bimbi vicini. Sono state ricoverate perchè entrambe erano risultate positive al Covid19 ma nei giorni scorsi hanno superato la malattia e sono diventate negative. Torneranno quando i loro bebè saranno pronti per nascere e li potranno abbracciare subito. Per ogni donna che partorisce, c'è un'ostetrica che non può stare a distanza di sicurezza, che deve toccare, aiutare, parlare e infondere il coraggio a fare quel respiro che dà la spinta per la nascita. «Ci saremo sempre, saremo vicino a voi, mamme» è l'appello che viene rilanciato dalle ostetriche di ogni ospedale e che Maria Ida, ostetrica a Roma, ha messo nero su bianco in una lettera indirizzate a tutti i genitori e ai bambini e alle bambine che arriveranno, inconsapevoli, in questo momento segnato dalla pandemia: «La pandemia ha rivoluzionato molte cose ma, mie care donne, per me e per tante come me, quello che ci regalate permettendoci di assistervi mentre date la vita è quello che ci dà perfino la forza di rischiare la nostra: il desiderio di essere lì con voi, di esserci al meglio ed essere tutrici dei vostri diritti é ciò che ci muove».

  C'era una volta un pipistrello, ci sono Giulia e gli altri bambini che non hanno avuto paura, ci sono le mamme coraggiose e le ostetriche vicine e insieme scriveranno una storia nuova.
Quando è nata Giulia il mondo si è fermato per un attimo e ha sorriso. 

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