«Meno messe da celebrare per non disperdere fedeli»

3 Minuti di Lettura
Domenica 16 Febbraio 2020, 05:04
LE REGOLE
ASCOLI Ascoli val bene una messa. Il vescovo della diocesi, monsignor Giovanni D'Ercole, è distante anni luce dalla figura di Enrico IV ma è perfettamente cosciente che la Chiesa e soprattutto i fedeli stanno cambiando. C'è quindi bisogno di un drastico cambio di marcia per evitare che il relativismo del ventunesimo secolo possa continuare a incidere sul lento ma inesorabile spopolamento anche delle chiese ascolane. Un declino acuito, purtroppo, anche dal terremoto e non è un caso se le Cento Torri, nell'ultimo aggiornamento dell'Istat, abbiano toccato il punto minimo di abitanti negli ultimi cinquant'anni: 47.841.
La soluzione
È soprattutto il centro storico ad accusare il maggiore calo dei residenti, a causa delle vecchie abitazioni dichiarate inagibili a seguito del sisma. Centro storico, dove invece è alta la presenza di parrocchie. Il ragionamento dunque che il vescovo ha fatto con i parroci, da un po' di tempo e ripetuto recentemente è questo: perchè non ridurre il numero delle messe (la domenica ne sono 60) per evitare la dispersione dei fedeli in più chiese? È ovvio che la riduzione non riguarderebbe parrocchie periferiche o comunque distanti fra di loro che avrebbe come conseguenze maggiori disagi specie per i fedeli più anziani che a quel punto potrebbero decidere di non andare più alla messa, bensì quelle più vicine, specie in centro storico.
Gli orari flessibili
Ma c'è di più. Non solo le messe potrebbero essere ridotte ma anche i canonici orari delle messe mutare. Uno dei precursori del cambiamento è stato ad esempio don Emidio Fattori, parroco di San Pietro Martire, che nei mesi estivi, con temperature che nell'arco della giornata possono sfiorare anche i 40 gradi, ha deciso di posticipare la messa a dopo le ore 21. Così viene incontro anche a quei fedeli che magari hanno voluto trascorrere la giornata al mare o in montagna e a quel punto non avrebbero alibi per disertare la messa e l'impegno con Dio. E' una tendenza che sta prendendo sempre più piede. A Varese, ad esempio, la messa della vigilia di Natale, quella, insomma, che normalmente viene chiamata come la messa di mezzanotte ha cambiato orario, con sollievo di chi, alla messa di mezzanotte, faticava a partecipare ma che per tradizione ci teneva ancora a quel rito serale. Gli orari sono diventati cosi molto variegati, specialmente in alcune città, con grande possibilità di scelta sia sia per chi è del posto sia per chi arriva da fuori e ne approfitta per fermarsi fino alla celebrazione più seguita di tutto l'anno.
La liturgia della parola
Il vescovo D'Ercole, inoltre, ha suggerito, in alcune occasioni, anche di celebrare solamente la liturgia della parola. La liturgia della parola è la parte della messa in cui viene proclamata la Parola di Dio (le letture). La celebrazione eucaristica è invece la messa (memoriale dell'ultima cena in cui viene istituita l'eucarestia). La liturgia della Parola è costituita dalla lettura di brani tratti dalla Sacra Scrittura, dall'omelia del celebrante , dalla professione di fede (nelle domeniche e solennità), e dalla preghiera dei fedeli. I testi delle letture cambiano ogni giorno e sono tratti dal Lezionario. Il vangelo è letto dal diacono o da un altro sacerdote, o altrimenti dallo stesso celebrante principale. È lodevole il tentativo da parte di un vescovo moderno come Giovanni D'Ercole di mantenere fede alla tradizionale cattolica ma di rinnovare il sentimento religioso. Aiutati che Dio ti aiuta.
Mario Paci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA