IL CASO
ASCOLI Stop ai rifiuti provenienti dal Lazio che dovrebbero essere trattati

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Martedì 22 Ottobre 2019, 05:04
IL CASO
ASCOLI Stop ai rifiuti provenienti dal Lazio che dovrebbero essere trattati negli impianti della discarica Relluce per poi tornare nella regione confinante. Almeno per un paio di settimane. La conferma arriva direttamente dall'amministratore delegato di Picenambiente, Leonardo Collina: «Noi siamo pronti ma sono sorte alcune difficoltà amministrative da parte degli enti romani per cui al momento non ci sarà alcun trattamento».
Gli ostacoli
Gli ostacoli sarebbero tutti in casa romana. Ci sarebbero, infatti, grossi problemi a individuare le discariche dove smaltire le tonnellate di rifiuti trattate nel Piceno. Inoltre l'accordo sancito fra le Regioni Lazio e Marche non è ancora stato formalizzato con un atto amministrativo per cui, molto probabilmente, il trattamento dei rifiuti a Relluce slitterà di almeno un paio di settimane per essere ottimisti. L'accordo con la Regione Lazio prevede il conferimento di un quantitativo di rifiuti urbani indifferenziati per un massimo di 5.500 tonnellate al mese da sottoporre a trattamento meccanico biologico nell'impianto di Relluce, gestito da Picenambiente per un periodo di sei mesi. Subito dopo il trattamento i rifiuti verranno smaltiti definitivamente negli impianti del Lazio. «La Regione Marche non può permettere la saturazione delle proprie discariche - ha detto l'assessore regionale all'ambiente Sciapichetti -, per questo il trattamento potrà essere effettuato da Picenambiente con l'impegno, da parte della Regione Lazio, che i rifiuti trattati nell'impianto vengano poi immediatamente riportati fuori dalle Marche per l'abbancamento». Ci dovrebbe essere un beneficio per i cittadini con una riduzione dell'onere tariffario per la gestione dei rifiuti derivante dall'incremento dei quantitativi trattati.
La strumentalizzazione
Possono così tirare un sospiro di sollievo i tre sindaci di Castel di Lama, Appignano del Tronto e Montalto Marche che si sono subito dichiarati contrari al provvedimento ma che si sono ritrovati in minoranza all'assemblea dei sindaci che ha avallato tutta l'operazione. Ma da parte di Picenambiente c'è amarezza per come la vicenda è stata strumentalizzata. «All'assemblea pubblica qualcuno ha puntato l'indice sul flusso continuo di camion che trasportano i rifiuti romani ma in realtà si tratta solo di sei mezzi al giorno» sostengono a Picenambiente. Sotto accusa anche lo scarso senso di solidarietà dopo che per mesi i rifiuti piceni sono stati smaltiti presso altre discariche (leggi Fano) senza incontrare le forti resistenze da parte di alcuni sindaci. E fra gli oppositori c'è anche, a sorpresa, c'è il vescovo della diocesi, monsignor Giovanni D'Ercole. «Svolgendo proprio in questi giorni la visita pastorale nei Comuni della Vallata del Tronto - ha detto - non posso non percepire il disagio dei sindaci e delle loro popolazioni che insistono sull'area della discarica di Relluce in merito al paventato arrivo dei rifiuti da Roma, che tra l'altro arriverebbero in un'area già tartassata da miasmi e problemi conseguenti e a causa di una grave cattiva gestione del problema rifiuti di un altro territorio». D'Ercole esprime la sua solidarietà e ritiene necessario un cambio di cultura. «È necessario - dice - per promuovere la raccolta differenziata e il riciclo in modo da trasformare il problema spazzatura da smaltimento rifiuti in risorsa e maturi sempre di più uno stile di vita che riduca gli sprechi nel rispetto della natura in linea con i temi che proprio in questi giorni saranno trattati durante il Sinodo sull'Amazzonia che sta iniziando in Vaticano».
Mario Paci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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