«Figlio di insegnanti rifiutai il grembiule»

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Domenica 5 Dicembre 2021, 05:05
Leggerezza d'animo e piglio nelle decisioni, anche controcorrente. Questo contraddistingue fin dall'infanzia Lanfranco Norcini Pala: «Da bambino mi rifiutavo di portare il grembiule. Ho fatto impazzire mia mamma per settimane, ma alla fine si è arresa!». Sempre di quel periodo, un episodio legato all'esame che a quei tempi si faceva in seconda elementare: «Una scena curiosa davvero. Al ritorno da scuola mia mamma e mia nonna, visibilmente agitate, mi chiesero come fosse andato l'esame e risposi che non c'era stato nessun esame. In realtà non me ne ero accorto perché avevo trovato il compito banale, mentre il mio impegno era disegnare le palline sul quaderno per dividere gli esercizi: in disegno ero una frana. Per questa cosa mi hanno preso in giro per anni».
Le reprimende
Con la scuola ha un rapporto laico: «L'approccio era: potrebbe fare di più, non si applica. Alle elementari ho avuto insegnanti di grande spessore umano. Alle medie, quando ancora c'era l'inflessibile preside Luciani, ricordo un episodio legato ad una reprimenda del professore di tecnica sulla nostra incapacità rispetto ad altre classi di eseguire proiezioni ortogonali. Ci chiese di portare un oggetto da casa, io furbescamente portai un ago: due righe e un punto. Proiezioni fatte. Fui cacciato dall'aula, per la prima volta in vita mia. In corridoio passò la preside - prosegue Lanfranco - e mi chiese perché ero fuori dall'aula. Severissima, quando seppe il motivo, iniziò a ridere di cuore. Poi mi fece rientrare». Il liceo per il giovane Lanfranco è stato un percorso senza grandi emozioni, ma ricco di momenti educativi: «Insegnanti splendidi, persone di livello e poi c'era il preside Alighiero Massimi, straordinario. L'esame l'ho preso con animo leggero nonostante la mia preparazione non brillante. Decisi di portare le materie che mi piacevano di più. Fu un bel colloquio, la commissione mi premiò con un bel voto». Collezionista di pipe, ispirato forse da quelle trovate in casa, amante della filosofia, pessimo giocatore di carte e allergico alla matematica, ricorda la superlativa zia Ena che era maestra di quella materia: «Ho nostalgia di quelle cene di Natale in cui lei riusciva a riunire lo stuolo di parenti, mio nonno aveva dieci figli, e ricordo questa selva di cugini e le tombolate!».
Le radio
Un appassionato di letture - Hermann Hesse lo scoprì non tanto per Siddhartha quanto per Il gioco delle perle di vetro - è stato ed è patito di musica: «All'epoca ascoltavo pop progressivo, il rock italiano della PFM, del Banco del Mutuo Soccorso e passavo ore e ore con quegli album. Andavo ai concerti e ho intervistato tanti dei miei idoli e artisti come Battiato, Zucchero, Finardi, grazie al fatto che facevo esperienza in radio, Radio Blu e Radio Ascoli. Sono diventato giornalista pubblicista a 22 anni». Poi c'era il divertimento con gli amici: «Avevo un motorino Ciao, un'onorata carriera di trentacinque anni. Con quello - racconta divertito Lanfranco - andavo tutte le sere allo struscio in piazza del Popolo. Era un appuntamento immancabile: alle 19 si andava come per timbrare un cartellino».
Tasto dolente lo sport: «Ero il disonore della famiglia - ammette Lanfranco - perché mia mamma era insegnante di educazione fisica e mio padre, che era un preside, è stato cronometrista a livello europeo e fra i fondatori dell'Associazione Sportiva Ascoli di atletica. Io niente. Un po' di pallavolo e qualche partita di calcio con gli amici».
L'esuberanza
Secondo di tre figli, è stato sempre un tipo tranquillo: «Mai dato problemi ai genitori, ma ero quello meno governabile, che fa un po' di testa sua e più esuberante». Profetico l'insegnamento del professor Anastasi delle medie: «Si metteva davanti al banco e mi guardava con questi baffoni enormi, lo sguardo eloquente che appurava il mio caso disperato in disegno, ma era persona di grande qualità. Per farmi riuscire a fare una linea retta, mi ha dato un consiglio illuminante: per farla dritta devi guardare il punto di arrivo e non quello di partenza. Una lezione diventata un grande insegnamento di vita che ho messo in pratica».
Francesca Gironelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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