Se questa sia la volta buona per passare dalle parole ai fatti, è ancora presto

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Mercoledì 22 Settembre 2021, 05:07
Se questa sia la volta buona per passare dalle parole ai fatti, è ancora presto per dirlo. Ma di sicuro la stoccata del ministro allo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti sulle «Marche irraggiungibili» non è caduta nel vuoto. Anzi, ha stimolato di nuovo un dibattito sulle infrastrutture che va avanti da 50 anni. Ora, però, è tempo di concretizzare, altrimenti si rischia di restare per l'ennesima volta ai vorrei.
La rotta da percorrere
Una breccia è stata aperta, e la strada da percorrere la traccia il presidente della Camera di Commercio regionale, Gino Sabatini, che sottolinea come «abbiamo voluto spostare con forza il tema Marche proprio a Milano, in apertura del Micam, perché le criticità della nostra regione fossero poste all'attenzione nazionale e la riposta del ministro Giorgetti è stata chiara: abbiamo un alleato in più». Quali siano le priorità per uscire dall'isolamento sono ben note, e corrono «sia sull'asse nord-sud (alta velocità ferroviaria e potenziamento dell'A14) - prosegue Sabatini -, che su quello est-ovest (doppio binario sulla Falconara-Orte, completamento della Quadrilatero, Fano-Grosseto, e attenzione sull'aeroporto). Continuerò questa interlocuzione con i ministri competenti - all'interno della filiera istituzionale in cui anche la Regione gioca un ruolo di primo piano - che, anche a detta degli imprenditori, sta funzionando ed è efficace per raggiungere obiettivi immediati. Senza infrastrutture, materiali ed immateriali, continueremo a perdere Pil e possibilità di crescita».
Le criticità
Il presidente di Confindustria Territoriale di Ancona, Pierluigi Bocchini, porta il ragionamento uno step più avanti: «Serve un piano unico regionale sulle infrastrutture. Se non ci coordiniamo in modo chiaro ed univoco nel presentare con forza le priorità alla politica romana, non andremo da nessuna parte». Priorità che, secondo il numero uno degli industriali anconetani, passano in particolare per una partita imprescindibile: «la terza corsia dell'autostrada con arretramento possibilmente anche della ferrovia. È questa la mamma di tutte le infrastrutture: almeno potenziamo l'asse nord-sud, senza il quale si resta all'età della pietra. Poi, non va trascurato neanche l'asse che porta verso l'interno, perché al momento abbiamo un treno che sembra più una diligenza. Abbiamo bisogno di un collegamento moderno con Roma e, su questa direttrice, la provincia di Pesaro Urbino è la più penalizzata». Per far entrare nell'agenda nazionale delle priorità queste istanze, serve «un piano di condivisione unica di tutti i territori. Ed anche un'unione d'intenti tra politica regionale e forze economiche, su cui si sta già lavorando. C'è un invito della politica ai corpi intermedi a mettersi insieme, ma non è semplice: non a caso ogni volta si parla di Marche al plurale e di campanili. Penso che la battuta di Giorgetti sottintendesse anche questo: la necessità di raggiungere un'unità per ottenere risultati». Battuta a cui Massimo Ubaldi presidente di Ance Ascoli ed imprenditore di peso che opera in tutta Italia per strade e complessi edilizi risponde con la tipica ironia al vetriolo marchigiana: «bisognerebbe ogni volta portare i politici in giro per le Marche in utilitaria, così da far capire loro cosa succede nella nostra regione. Sono 30 anni che ne parlo, e mi sono anche stancato.
Le soluzioni
Per Ubaldi, la soluzione all'annoso problema è solo una: «dobbiamo prendere coraggio. Mi sconcerta sentire corregionali che si fanno scrupoli sui costi per realizzare le infrastrutture. Altre Regioni non se li fanno e portano a casa i risultati». Le tappe sono chiare e la prima è «mettere giù progetti esecutivi, altrimenti queste opere non le
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