Schiavizzata dal compagno «Mamma, papà ti ammazza?»

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Martedì 19 Novembre 2019, 05:05
L'EMERGENZA
ANCONA «Papà vuole solo violentarti o ammazzarti?». È stata la domanda del figlioletto spaventato, nel suo ingenuo candore, a farle aprire gli occhi e realizzare che quello professato dal compagno non era amore, ma un sentimento malato, dettato dalla gelosia, dal senso di possesso. Uno dei tanti uomini che dicono di amare le donne, invece le odiano e trasformano la loro vita in un incubo.
Era sprofondata in un abisso di paura e disperazione, durato circa 4 anni, la mamma di nazionalità romena, ma residente ad Ancona, che dopo una lunga relazione, fatta di minacce, botte e paura, ha finalmente trovato il coraggio di denunciare il marito. Prima si è rivolta all'associazione Donne e Giustizia, che offre ascolto e sostegno alle vittime di violenza, poi ha deciso di raccontare tutto in questura, nonostante il compagno, un 42enne albanese, l'avesse avvertita più volte: «Prova a chiamare la polizia e ammazzo te, il giudice e tutti quanti». A conclusione delle indagini, la scorsa settimana il gip ha deciso di rinviare a giudizio l'uomo, difeso dall'avvocato Roberta Di Martino: dovrà rispondere di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e stalking nel processo che, però, comincerà soltanto tra un anno, nel dicembre 2020. Nel frattempo la 40enne, assistita dall'avvocato Fabiana Latte, è andata a vivere da sola, lontana dal padre di suo figlio, lo stesso che, a relazione troncata nel 2015, avrebbe tentato in tutti i modi di riavvicinarsi, vestendo i panni dello stalker e scendendo a ricatti ignobili: «Se non torniamo insieme ti ammazzo e il bambino finirà in mezzo a una strada», le avrebbe detto un giorno.
Il pressing asfissiante
Ritorsioni morali che hanno scavato nella fragile psicologia di una donna distrutta dal dolore e paralizzata dalla paura. Un incubo cominciato proprio quando il piccolo è venuto alla luce. Il tempo di tornare a casa dall'ospedale ed ecco le prime offese rivolte alla sorella di lei, apostrofata come una poco di buono «perché è divorziata». Poi insulti quotidiani, minacce da brivido come «Ti spacco i denti» e «Ti lancio dalla finestra» che pronunciava al culmine di litigi scoppiati sempre per motivi banali o per una gelosia irrefrenabile che ha spinto la compagna ad aver paura alla sola idea di parlare con un uomo qualsiasi. «Mi controllava, mi impediva di fare amicizia con altre persone», si è sfogata con la polizia, descrivendo in lacrime anche le aggressioni subite: spintoni, mani al collo, ma anche rapporti sessuali non desiderati, a cui sarebbe stata costretta a sottostare per paura di svegliare il bambino, mentre lui le bloccava le mani e le strappava la biancheria intima. E ancora minacce («Ti sgozzo come un maiale», «Non ti tocco per farti male, ma per farti fuori») all'apice di litigi che avvenivano anche in presenza del figlioletto e a cui lei non si ribellava per paura che il papà glielo sottraesse per portarlo con sé in Albania.
La denuncia
Solo dopo la denuncia il 42enne ha cambiato atteggiamento. Benché la donna abbia rimesso la querela e non si sia costituita parte civile, il giudice ha rinviato a giudizio il suo ex con accuse pesantissime. Come lei, oltre 200 donne dall'inizio del 2019 sono assistite dalla questura di Ancona per reati legati alla violenza di genere. Quasi la metà dei fascicoli aperti (sono cento quelli attualmente in trattazione) sono incardinati su maltrattamenti in famiglia e circa il 40% dei casi è stato denunciato dopo l'entrata in vigore del Codice Rosso. Donne maltrattate, picchiate, umiliate e perseguitate da uomini che dicono di amarle: le denunce vengono trattate principalmente dalla Squadra Mobile attraverso una sezione completamente dedicata alle fasce più deboli. Ad operare sono 6 poliziotti, diretti dalla dottoressa Elisa Gentili e coordinati dal vice questore Carlo Pinto. L'incremento dei casi di violenza di genere è nei numeri, ma è in parte dovuto al maggiore coraggio e all'accresciuta fiducia delle vittime nei confronti delle forze dell'ordine.
La severità
La nuova legge, entrata in vigore ad agosto, garantisce tempi più brevi per trattare le denunce e una risposta più veloce. In tre mesi, la questura ha messo mano a 36 fascicoli con il nuovo ordinamento. Attualmente, la sezione reati di genere dalla Mobile sta trattando un centinaio di fascicoli. Tra questi, 49 hanno come ipotesi di reato maltrattamenti in famiglia, 15 sono i casi di stalking e altrettanti di violenza sessuale. Altri ancora sono classificati come lesioni e minacce. Dall'inizio dell'anno sono scattate 22 denunce a piede libero: 8 per maltrattamenti, 7 per stalking e 7 per lesioni e minacce alle vittime. Quattordici (tra divieti di avvicinamento e provvedimenti restrittivi più severi) sono le misure cautelari firmate dal gip e chieste dalla questura nei confronti di chi è indagato per stalking o maltrattamenti in famiglia.
Stefano Rispoli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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