Mega party, parcheggi nel caos Come evitare la sosta selvaggia?

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Lunedì 22 Luglio 2019, 05:04
IL REPORTAGE
ANCONA È sempre la solita, maledetta storia. La movida che si accende in centro è la scintilla che fa divampare l'inferno della sosta selvaggia. Come perdere ogni speranza per chi varca la porta di un mondo che brucia nelle fiamme del caos ogni regola. Eccetto una: trovare un posto per la macchina, e che importa se sopra un marciapiede, appiccicata a un cartello di divieto di sosta, incastrata alle altre come in un improbabile tetris.
Gli ingorghi
Ieri il mega party dell'estate ha attirato in tutto circa 6mila persone - secondo i dati dell'organizzazione - tra le otto e le 3 del mattino. E puntuale in strada è scoppiato il finimondo. È stata una mezzanotte di fuoco la linea di confine tra le note anni 50 - che risuonavano sulla banchina del porto antico sotto le schegge sfavillanti di luci psichedeliche e sullo sfondo rubacuori dell'arco di Traiano e in alto del duomo - e la disco music che spingeva fiumi di persone verso lo scalo, dal varco Da Chio e dal cantiere aperto dell'anfiteatro, costeggiando il vecchio e annerito nautico. Baricentro dei parcheggi impazziti piazza della Repubblica, roba da far strabuzzare gli occhi pure agli eroi dell'allunaggio. Auto e scooter cingevano in un semicerchio - fino a soffocarla - la chiesa del Sacramento, celebrando il rito della sosta assurda dei fedeli del sabato sera sull'altare della movida. Motocicli ammucchiati a cancellare anche solo la parvenza di marciapiede, macchine schierate a chiudere l'ingresso di corso Garibaldi davanti a un cartello di sosta vietata come a sfidarlo con sbuffo e spallucce.
A zigzag tra i pedoni
Dalla parte opposta l'ingresso principale in porto, diventato una striscia minima di asfalto con auto incolonnate nel centro come improvvisato spartitraffico, e la zona pedonale accanto alla barriera dei controlli coperta da una distesa di motocicli. In mezzo, in faccia alle Muse dove di teatrale c'è solo il superamento di qualsiasi norma, anche quelle del buon senso, auto dappertutto. Come una gara a chi riusciva a parcheggiare peggio, i creativi della sosta hanno dato il meglio di sé, con la fantasia che superava la realtà, e qualche foglietto svolazzante di (poche) multe che riportavano sulla terra i marziani della sosta folle. Lì, a due passi, a camminare c'era quasi da rischiare la pellaccia. Via della Loggia merita un posto di riguardo in quel tunnel degli orrori. Specie se hai la fortuna sfacciata di capitarci in mezzo in quegli attimi infiniti in cui si danno appuntamento almeno un paio di circostanze sfortunate: la solita infilata di auto in sosta a restringere la carreggiata fino a una sottiletta di asfalto, un'auto incastrata in via Bonda per una manovra improvvida e mezza carrozzeria che sporgeva creando un ostacolo-trappola.
Le proteste
In un attimo un fiume di veicoli ha trovato l'intoppo e formava un micidiale ingorgo in un intrico di lamiere, nel concerto di clacson che in un crescendo spacca i timpani e rivaleggiava in decibel con la sgasate dei motorini sotto i colpi di acceleratore di centauri ragazzini che rompevano gli indugi - e per poco pure qualche gamba - balzando sul corridoio pedonale per evitare la coda, zigzagando tra i pedoni impietriti a cui non restava che trattenere il fiato e farsi il segno della croce. Serviva invece un rispettoso inchino verso Santa Maria della Piazza, quasi per restituirle la dignità di gioiello in stile romanico sfregiato da una sfilza di scooter affiancati. Un sacrilego salto nella storia: da monumento del XII secolo ad abborracciata esposizione di motocicli del nuovo millennio.
Parcheggi ovunque
Poi giù, proseguendo sul Lungomare Vanvitelli che correva tra ali di gruppetti in marcia verso il cuore pulsante della festa in porto, era come se una mano ignota avesse provato a sistemare il cubo di Rubik delle auto in sosta. Ovviamente senza riuscire a trovare una soluzione e lasciando i diversi colori del disordine sulle facce. Erano invece scurissime quelle di chi, al volante, non riusciva a trovare il rompicapo del parcheggio, anche arrampicandosi sui tornanti che salgono verso san Ciriaco, qui neanche l'intercessione del patrono bastava per il miracolo di trovare un buco per la macchina. Perché il problema sarà sempre quello. E risolto per una sera, tornerà puntuale al prossimo invito della movida. Perché nel centro storico by night è sempre la solita, maledetta, storia.
Emanuele Coppari
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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