Maneggio abusivo con ricatto Il rom: «Vuoi soldi? Ti uccido»

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Sabato 18 Maggio 2019, 05:04
IL BLITZ
ANCONA Bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi quando si arriva in fondo a via Maccari. L'asfalto è ricoperto di letame e odori poco gradevoli arrivano dall'altra parte di un cancello presidiato dai carabinieri. Si sentono cavalli nitrire. Uno galoppa in un campo, accanto a una fabbrica, dove è stato temporaneamente parcheggiato. Un altro bruca l'erba nel bel mezzo di una rotatoria, adibita per l'occasione a recinto, durante lo sgombero. Un altro è assicurato a una palizzata, all'interno di una stalla. Agita nervosamente la coda, si dimena.
Davanti alle fabbriche
Forse non è abituato a vedere tutta quella gente piombata all'improvviso nel maneggio abusivo allestito nell'arco di una quindicina d'anni da una famiglia rom fra la Baraccola e l'Aspio, sotto le finestre delle fabbriche, a pochi metri dalla statale Adriatica e dal casello autostradale di Ancona Sud. Il blitz ha fatto scattare le manette ai polsi del gestore, un 55enne (D.S. le iniziali) appartenente a una nota dinastia rom, la stessa di cui fanno parte marito, moglie e due figli arrestati in settimana dalla polizia in piazza d'Armi, accusati di voler controllare il mercato dello spaccio di stupefacenti al Piano, a suon di minacce e aggressioni. Di estorsione e dell'occupazione abusiva di suolo pubblico dovrà rispondere il 55enne ammanettato ieri dai carabinieri della stazione di Brecce Bianche, coordinati dal comandante Giuseppe Caiazzo, e ora rinchiuso a Montacuto.
Nessuna autorizzazione
Nei guai anche il nipote (A.S.) e un altro parente (R.C.), denunciati a piede libero per le stesse ragioni. Sono accusati non solo di aver messo in piedi un vero e proprio maneggio senza alcuna autorizzazione, ma anche di aver ripetutamente minacciato di morte un imprenditore edile osimano, colpevole di aver chiesto 25mila euro per lavori eseguiti all'interno della stessa struttura, ovviamente senza sapere che non fosse in regola. Proprio grazie alla sua denuncia sono partite le indagini che hanno portato al sequestro del maneggio. «Basta a chiedermi i soldi, non ti devo dare niente, se continui ti ammazzo». E' più o meno questo il tenore delle minacce che l'imprenditore si è sentito rivolgere dai tre rom nel momento in cui ha chiesto di essere pagato per l'opera portata a compimento. Aveva ristrutturato l'intera zona per renderla adatta ad ospitare i cavalli: una stalla, ricavata da un cassone coperto di un autocarro con travi e pilastri in legno, coperto con lamiere e tavole, una staccionata, un ponticello di sei metri che scavalca il fosso demaniale e persino un galoppatoio ad anello con fondo sterrato, largo fino a cinque metri. Per quell'opera dice di aver speso 25mila euro di tasca propria, che non ha più rivisto, nonostante le promesse iniziali degenerate rapidamente in minacce di morte. Per il mancato introito, l'imprenditore è arrivato sull'orlo del fallimento.
L'abuso edilizio
Disperato, si è rivolto in lacrime ai carabinieri di Brecce Bianche che hanno avviato le indagini e le hanno intrecciate a quelle condotte in passato dalla Forestale e dalla polizia municipale che nel marzo scorso aveva segnalato l'abuso edilizio nella proprietà comunale tra la Baraccola e l'Aspio, indicandone come presunti esecutori materiali i tre rom. I quali avevano occupato indebitamente anche un vecchio casolare di campagna fatiscente e dichiarato inagibile. Non ci vivevano, ma lo utilizzavano come deposito di materiale. Tutto questo da circa quindici anni, eppure soltanto ieri l'area, di proprietà del Comune, è stata sgomberata e posta sotto sequestro.
Gli animali stanno bene
Gli animalisti possono tirare un sospiro di sollievo: erano ben tenuti e sono in ottima forma i tre cavalli. Sono stati restituiti ai rom, loro legittimi proprietari: verranno probabilmente collocati in un'altra struttura a Falconara. Resta da capire che fine farà il maneggio e se verrà smantellato: la decisione spetta al Comune. Intanto, il 55enne rom è stato rinchiuso a Montacuto non solo per l'abuso edilizio, ma soprattutto per l'estorsione consumata: minacce di morte per non saldare un conto da 25mila euro con chi aveva eseguito i lavori nella sua tenuta, fidandosi delle promesse. Tra l'altro l'uomo era in affidamento in prova dopo una precedente condanna. I reati accertati hanno portato il Tribunale di Sorveglianza a emettere nei suoi confronti un provvedimento di sospensione della misura alternativa al carcere, spalancando per lui le porte di Montacuto.
Stefano Rispoli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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