LA SENTENZA
ANCONA I primi colpevoli della strage alla Lanterna Azzurra sono

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Venerdì 31 Luglio 2020, 05:05
LA SENTENZA
ANCONA I primi colpevoli della strage alla Lanterna Azzurra sono sei ragazzi sbandati che a vent'anni strappavano collanine nelle discoteche di mezza Italia per fare soldi facili senza lavorare, oziare tutto il giorno, pagarsi svaghi e magari anche la cocaina. Balordi che dopo la mattanza di Corinaldo ancora giravano per locali pensando di usare di nuovo lo spray al peperoncino, come nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 2018. «Porto il gas dentro. Ti giuro faccio spruzzare tutti, li faccio sparire - si sente uno della banda in un'intercettazione -. Ormai va di nuovo di moda il gas... Già l'hanno dimenticato».
L'idolo trapper
Nessuno potrà mai dimenticare la notte di Corinaldo. I primi sei colpevoli per quella mattanza di innocenti che aspettavano l'idolo trapper Sfera Ebbasta sono i cattivi ragazzi della Bassa Modenese, arrestati il 3 agosto dell'anno scorso e condannati in primo grado ieri dal gup Paola Moscaroli, con rito abbreviato, per una serie di reati. Omicidio preterintenzionale plurimo per la morte «non voluta ma prevedibile» di cinque ragazzini dai 14 ai 16 anni (Asia Nasoni, Emma Fabini, Benedetta Vitali, Daniele Pongetti e Mattia Orlandi) e di una giovane mamma di 39, Eleonora Girolimini. Rapine ai danni dei 5 giovani a cui spruzzarono lo spray al peperoncino (aggravante della violenza con armi) per strappare le collanine. Furti commessi durante l'evacuazione. Lesioni personali nei confronti di circa 200 feriti e contusi, sette dei quali finirono in ospedale in pericolo di vita per asfissia.
I bad boys della via Emilia sono Ugo Di Puorto e Raffaele Mormone (12 anni e 4 mesi di reclusione a testa), Andrea Cavallari (11 anni e 6 mesi), Moez Akari (11 anni e 2 mesi), Souhaib Haddada (10 anni e 11 mesi) e Badr Amouiyah (10 anni e 5 mesi). Ma si vedrà più avanti se sono loro gli unici responsabili della morte di sei persone schiacciate nella calca durante una fuga scatenata dallo spray al peperoncino. Perché a giorni arriverà al capolinea anche l'inchiesta-bis, quella sui colletti bianchi, sulle possibili responsabilità colpose di chi ha permesso che un vecchio capannone agricolo si trasformasse in discoteca, sui proprietari e i gestori del locale, su chi doveva vigilare sulla sicurezza della Lanterna Azzurra e non l'ha fatto. In tutto 17 persone, che però potrebbero anche aumentare negli avvisi di chiusura indagine attesi a breve. «Aspettiamo anche l'altro processo, le persone coinvolte sono per me molto più colpevoli di questi qua», si lascia scappare dopo la sentenza Paolo Curi, vedovo di Eleonora Girolomini.
Le richieste
Si aspettavano pene più pesanti, i familiari dei morti e dei feriti di quella notte infernale, in linea con le richieste della Procura di Ancona che nella requisitoria aveva sollecitato condanne tra i 16 e 18 anni. Invece il gup ha ridimensionato le pene (da oltre 100 anni complessivi richiesti, a quasi 69) assolvendo i sei imputati dall'accusa di aver costituito una vera e propria associazione per delinquere, con tanto di ruoli distinti e organizzazione stabile, finalizzata a compiere furti con strappo e rapine. I carabinieri del Reparto operativo di Ancona sono riusciti a ricostruire altri 37 colpi che la banda, in varie formazioni e batterie, avrebbe commesso soprattutto tra Emilia, Veneto e Lombardia (persino in luoghi simbolo della movida milanese come l'Hollywood e l'Alcatraz) ma anche in Toscana, Umbria, Lazio e Marche, come nella discoteca Mia Clubbing di Porto Recanati, dove erano tornati il 31 marzo e il 21 aprile 2019. Il gup Moscaroli ha riconosciuto il concorso nei reati, ma non l'associazione per delinquere, assoluzione parziale che - insieme al riconoscimento della continuazione dei reati, che invece la Procura contestava separatamente - ha fatto scendere le pene tra i 10 anni e 5 mesi e i 12 anni e 4 mesi. Ma su tutto il resto la linea della pubblica accusa, sostenuta dai pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai - ha tenuto perfettamente. Per la sentenza di primo grado tutti e sei i componenti della banda italo-magrebina residenti in provincia di Modena condividono le stesse responsabilità, facevano parte di un unico commando.
La difesa
Invano le loro difese hanno tentato di far passare la tesi che quella notte a Corinaldo «c'erano bande rivali, nessuna amicizia tra loro, solo conoscenza» e che «nessuno aveva usato lo spray urticante per uccidere» ma semmai a scatenare il fuggi-fuggi era stato un malfunzionamento dell'impianto che spara fumi coreografici. «Una pura congettura, non sostenuta da alcun elemento concreto», l'ha liquidata ieri durante le repliche il pm Paolo Gubinelli. Le colpe, altra tesi degli avvocati difensori, sarebbero state tutte nella struttura fatiscente della Lanterna Azzurra, «un magazzino riempito all'inverosimile». Ma quelle semmai sono responsabilità aggiuntive. L'altro lato di una notte maledetta. Un altro processo che deve ancora iniziare.
Lorenzo Sconocchini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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