LA SANITÀ
ANCONA Spostamento «forzato» di medici dai reparti

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Domenica 23 Gennaio 2022, 05:05
LA SANITÀ
ANCONA Spostamento «forzato» di medici dai reparti ospedalieri per far fronte ai dipartimenti di Emergenza in affanno e cambi turni comunicati all'ultimo momento con ordini di servizio: i sindacati scendono sul piede di guerra e scrivono ad Ispettorato del lavoro, Ordine dei medici, procura ed prefetto di Ancona oltre che alla Regione affinché, «assumano i provvedimenti del caso, valutando se siano ravvisabili rischi clinici e danni alla salute della popolazione».
Le criticità
Nel mirino dei segretari regionali di Cimo, Cisl Medici, Fesmed, Fassid, Anpo e Uil finisce in particolare l'Area vasta 2 di Ancona sguarnita, nelle strutture ospedaliere di Jesi, Senigallia e Fabriano, di una guardia notturna di area chirurgica per i pazienti ricoverati nei letti del dipartimento chirurgico e delle specialità chirurgiche, né in quelli di specialità mediche. Al suo posto «viene impropriamente utilizzato un medico dell'ambulatorio del pronto soccorso che, in caso di chiamata dagli infermieri del Dipartimento medico, abbandona il posto di lavoro per andare a fare le visite ai pazienti ricoverati nei vari reparti». All'ospedale di Senigallia, in particolare, i dirigenti medici dei quattro reparti del dipartimento medico e di quello di specialità mediche si sono visti recapitare, tra novembre e dicembre, ordini di servizio urgenti con cui veniva stravolta da un giorno all'altro l'organizzazione dei turni per far fronte alle difficoltà causate dalla carenza cronica di personale nel pronto soccorso.
I nodi da sciogliere
Problema che non riguarda solo l'Area vasta 2, bensì tutta la regione, e questa criticità si è cronicizzata ben prima che arrivasse il Covid a dare il colpo di grazia. «La carenza di risorse umane scrivono ancora le sigle dell'intersindacale ha assunto ormai dimensioni tali che nessun intervento estemporaneo, come quelli a cui assistiamo ormai da due anni, può risultare risolutivo; anzi, le strategie fantasiose a cui si assiste, non fanno altro che aggravare lo stato di salute della stessa sanità regionale». Inoltre, secondo le organizzazioni sindacali della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, «la strategia di reclutamento del personale, affidata a pochi ed inadeguati concorsi per incarichi, per lo più a tempo determinato (spesso andati deserti), hanno prodotto non solo la mancanza di nuovi professionisti ma, addirittura, una migrazione degli stessi professionisti presenti verso altre realtà, creando una difficoltà seria nel dare risposte adeguate ai cittadini, come è emerso in maniera evidente con l'esplodere della pandemia».
Le azioni
Per invertire la rotta della nave alla deriva, i sindacati hanno chiesto all'Ispettorato del lavoro di Ancona di disporre le attività di controllo necessarie per garantire il rispetto delle norme sulla sicurezza e pertinenza delle cure e di avviare le indagini del caso, volte ad accertare «se siano ravvisabili estremi di violazioni di legge disponendo in caso affermativo - per l'immediata sospensione e sanzione per quanto di illecito emerga». All'ordine dei Medici chiedono invece di «aprire un'indagine sui dirigenti medici apicali dell'Asur e dell'Area vasta 2 coinvolti in questa vicenda». Il bersaglio viene poi spostato su Palazzo Raffaello, sottolineando come «nulla sia cambiato nel comportamento delle giunte regionali che si sono susseguite: il fallimento della politica di intermediazione tra le amministrazioni ed i rappresentanti sindacali dei dirigenti medici, veterinari e sanitari non potrà che condurre ad iniziative di mobilitazione, sino a giungere a quelle di tipo giudiziario. Queste situazioni espongono a pesanti responsabilità di natura penale, civile, assicurativa i medici, e comportano un dispendio di risorse economiche in caso di contenzioso e di condanna dell'Asur, con ulteriori danni erariali, a prescindere dalla vicenda Covid usata come un tappeto per coprire lo sporco».
Martina Marinangeli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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