L'INTERVISTA
Matteo Ricci, oggi sindaco di Pesaro, presidente della Provincia

3 Minuti di Lettura
Martedì 11 Agosto 2020, 05:05
L'INTERVISTA
Matteo Ricci, oggi sindaco di Pesaro, presidente della Provincia di Pesaro Urbino per 5 anni (2009-2014) come è possibile che la Fano-Grosseto sia una incompiuta dopo 30 anni?
«Pensare l'ha ideata Amintore Fanfani dà l'idea dell'incompiuta visto il tempo passato. Eppure doveva essere un asse strategico. L'attraversamento dell'Appennino resta un problema del Paese. Si è puntato sulla Bologna-Firenze e la Roma l'Aquila mentre la Fano-Grosseto è stata sacrificata».
Perché?
«Non era una autostrada. È evidente che questo ha penalizzato la nostra arteria, sicuramente meno competitiva perché non avrebbe avuto un pedaggio».
Tutti i presidenti di Anas degli ultimi 20 anni hanno detto che questa strada era una priorità. E con loro i vari governi, ministri e sottosegretari. E invece?
«Era una priorità perché in Toscana è quasi tutta realizzata, mentre la parte marchigiana arriva fino al Furlo, ma è la parte più costosa ed è rimasta lì con lo scandalo della Guinza. È stata giocata una partita a pezzi, non integrale in cui ognuno ha portato avanti il proprio lotto di riferimento. C'è stato un campanilismo in cui i toscani hanno pensato al loro tratto piuttosto che al completamento».
Quando è stato presidente della Provincia, lei che cosa ha fatto per questa arteria e per la Guinza?
«Abbiamo cercato di rimettere al centro un'opera caduta nel dimenticatoio con l'occupazione del 2010. Occorreva un fatto eclatante per creare attenzione, così abbiamo dormito all'interno portando amministratori e uomini di governo e i media. Si aprì un dibattito su uno scandalo italiano. Ebbe una bella eco perchè rilanciò la trattativa e l'allora ministro Matteoli ci convocò a Roma per discutere della realizzazione a lotti».
Lei Ricci si è trovato in Provincia coi Governi Berlusconi e Monti. In Regione c'era Spacca? Di chi sono le responsabilità?
«Storicamente ormai lo possiamo dire senza polemiche. La Regione Marche e Umbria hanno investito sulla Quadrilatero. Senza dirlo sono stati spostati 2 miliardi. Il Centro Sud delle Marche hanno avuto il loro importante collegamento. Del resto la Quadrilatero era una invenzione del vice ministro all'Economia, il marchigiano Baldassarri e fu quindi portata avanti e avvallata dalla Regione. Aveva i cordoni della borsa. Ci siamo sbattuti molto con Arezzo e Perugia. Però le risorse già destinate da altre parti».
Quindi Pesaro non ha avuto peso politico?
«Pesaro non ha puntato i piedi, del resto era necessaria anche la Quadrilatero. Però abbiamo obbligato il ministro Matteoli a rimettere in fila le cose. A riavviare una trattativa morta».
Nel 2012 ci fu il progetto Strabag-Astaldi-Cmc per il completamento della Fano-Grosseto per un costo di 3 miliardi con lo Stato pronto a defiscalizzazione. Anche quella volta non andò bene.
«La proposta arrivò nel pieno della crisi economica, tutti i project fallirono. Anche la Quadrilatero avrebbe dovuto avere un 20% di finanziamento privato, ma nessuno si azzardò a metterci un euro e fu finita tutta con soldi pubblici».
Ora con il decreto Italia veloce la Fano Grosseto torna tra le priorità, lo abbiamo sentito più volte anche dai sottosegretari Nencini e Morani. Stavolta perchè dovrebbe essere quella buona?
«Perché è un decreto dove ci sono risorse e procedure facilitate. Pensiamo sia la volta buona e se non sarà sufficiente c'è sempre il Recovery found per completarla. E' un'opera che riguarda il centro Italia, deve servire a unire il Tirreno e l'Adriatico. E in un momento storico come questo possiamo pensare di unire Firenze a Urbino in poco più di un'ora. Due città del Rinascimento che possono pensare a un nuovo sviluppo turistico, un progetto importante. Un tema che dovrà essere centrale nelle elezioni regionali, noi faremo pressione».
Luigi Benelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA