L'EMERGENZA
ANCONA Città blindata e pronta ad ogni imprevisto per il bomba

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Lunedì 21 Gennaio 2019, 05:04
L'EMERGENZA
ANCONA Città blindata e pronta ad ogni imprevisto per il bomba day, ma tutto fila liscio e a tempo di record. Persino troppo. Già alle 14 l'ordigno messo in sicurezza aveva preso la via di Jesi per il brillamento finale e veniva annunciato il «cessato allarme» ufficiale, con le 12 mila persone sfollate dalla «zona rossa» lasciate libere di rientrare nelle loro abitazioni con 5 ore di anticipo sulla tabella di marcia preventivata. Nella lunga domenica di Ancona - con quattro dei suoi quartieri più popolosi evacuati e le delicate operazioni di disinnesco del residuato bellico della Seconda guerra mondiale a tenere tutti con il fiato sospeso - la macchina dell'emergenza ha funzionato e la delicata bonifica è stata condotta a buon fine dagli artificieri del Reggimento Genio Ferrovieri di Castel Maggiore dell'Esercito, che si sono anche occupati del trasporto della bomba nella jesina cava della Barchetta, a bordo di un mezzo militare. Tanto rumore per nulla. O quasi.
L'inizio
La sveglia è suonata molto presto ieri mattina per i quartieri Archi, Stazione, Piano e zona Regione, nel raggio di 800 metri dalla bomba rinvenuta nell'area degli scambietti ferroviari lo scorso 17 ottobre. Ci hanno pensato le sirene spiegate della polizia municipale a ricordare a tutti, già alle 5, che stavano iniziando le procedure di evacuazione. Nonostante gli appelli degli ultimi mesi, alla deadline delle 8 orario limite entro il quale lasciare le abitazioni in molti erano ancora in casa ed i volontari della Protezione civile (in tutto 300 coinvolti nelle operazioni del Bomba-Day), guidati dall'assessore comunale Stefano Foresi, hanno suonato i campanelli di vari portoni per sincerarsi che non ci fosse più nessuno nella zona interdetta. Cosa che ha fatto slittare di almeno mezz'ora le tempistiche dell'evacuazione «Non possiamo escludere che qualcuno pensi di non uscire di casa», le parole del responsabile della Protezione civile regionale, David Piccinini, mentre i residenti si recavano ai punti di raccolta alla spicciolata.
I dubbi
«Mi pare che si sia un po' esagerato con le misure di sicurezza per questo bomba day. Serviva davvero tutto questo?», uno dei commenti più ricorrenti tra i cittadini. Considerando la velocità del disinnesco e della partenza dell'ordigno per Jesi il dubbio è più che lecito. Molte le macchine rimaste parcheggiate all'interno della zona rossa nonostante gli avvertimenti, ma non potranno essere multate perché non c'erano sufficienti cartelli di divieto di sosta da spargere per l'area interdetta a segnalare la cosa. Più o meno in contemporanea con l'inizio della procedura di evacuazione, si è riunita presso il comando provinciale dei vigili del fuoco la Sala operativa integrata, coordinata dalla Prefettura di Ancona e composta da tutti gli attori coinvolti nelle operazioni collegate alla bonifica dell'ordigno.
La task force
Una squadra che ha potuto contare su Esercito, Questura, Vigili del fuoco, Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia provinciale, Polizia ferroviaria, Polizia stradale, Polizia municipale, Protezione civile regionale, Comune, Rfi, Asur, 118, Croce Rossa e Gialla, Anpas Conerobus, ed i servizi come Enel, Edma gas e Terna. Il primo briefing con il Prefetto di Ancona, Antonio D'Acunto - affiancato dal suo vice Clemente Di Nuzzo che ha presidiato il fortino per tutto il tempo - c'è stato alle 9, ad operazioni di evacuazione praticamente ultimate e con gli artificieri pronti ad iniziare la prima fase della bonifica della bomba, partita alle 9.25.
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