IL RISIKO
Qualcosa si muove. L'ultimo rush per l'offerta di acquisto e scambio

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Lunedì 27 Luglio 2020, 05:04
IL RISIKO
Qualcosa si muove. L'ultimo rush per l'offerta di acquisto e scambio presentato da Intesa su Ubi (domani la scadenza) e i rumors sul possibile raggiungimento del traguardo hanno risvegliato nelle Marche il torpore di istituzioni e imprese. In settimana il Corriere Adriatico aveva denunciato il nodo territoriale della storia, quello cioè per cui - ripetiamo, in caso di coronamento dell'offerta - le Marche perderebbero l'unica e ultima direzione territoriale rimasta sulla mappa creditizia della regione. Intesa ha già fatto sapere che nuove direzioni sono previste solo a Cuneo, Bergamo, Brescia e Bari.
Le parole di Bacci
Sabato il sindaco di Jesi, Massimo Bacci ha scritto una lettera a Intesa per sottolineare garbatamente il problema(e per svegliare gli stakeholder). «Può diventare un'opportunità se istituzioni, imprese e parti sociali condividono il tema». Intesa sabato sera alle 19 ha fissato alcuni punti: «Saranno realizzati nelle Marche - ha detto Stefano Barrese, direttore Intesa Banca territori - nuovi, importanti centri operativi a supporto delle attività generali».
La conferma delle garanzie
E poi la conferma delle garanzie presenti nei documenti ufficiali: le linee di credito condivise non saranno toccate, le uscite avverranno su base volontaria, ulteriori finanziamenti per 10 miliardi (in tutta Italia) solo nel 2021. Confermate anche le 2500 assunzioni ma i sindacati locali ieri hanno ricordato che - sulla base di indicazioni Intesa - metà di queste sarebbero realizzate nei nuovi centri direzionali di Cuneo, Brescia, Bergamo e Bari. Sul tema è intervenuto ieri il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli. «La questione per noi è delicata perché se si materializzasse il passaggio Ubi-Intesa si tratterebbe del secondo passaggio di testimone in pochi anni. Pensare di avere un ruolo così dominante nella nostra regione senza prevedere nessuna funzione direzione denota poca considerazione dell'impresa e dei clienti del territorio. La richiesta nella strategia complessiva di una banca così importante è solo una: allestire una direzione sarebbe segno di grande rispetto». Sul tema Claudio Schiavoni, presidente di Confindustria Marche preferisce rimanere in silenzio. Parla invece Massimiliano Santini di Cna Ancona: «Noi intendiamo rafforzare l'appello formulato dal sindaco Bacci per un forte e severo richiamo alle istituzioni nel presidiare ogni singola mossa del nascente colosso nazionale. Cna ha deciso di accelerare oltre due anni fa la nascita del quinto confidi d'Italia con oltre 40 mila clienti, perché già allora i processi di fusione e varie forme di aggregazioni bancarie stavano confermando rischi di decentramento direzionali».
Le parole di Massiah
Anche Giorgio Cippitelli, segretario di Confartigianato Marche non si tira indietro: «Ricordo quando Massiah (il consigliere delegato di Ubi, ndr) venne nelle Marche a spiegare prima la fusione interna delle varie Popolari e poi la riorganizzazione. Ricordo la domanda di un imprenditore in vista: ma siamo certi che la nuova banca avrà attenzione per il territorio? Massiah rispose in maniera asciutta: conta il rating. Io credo che sia importante che una banca abbia la testa sul territoria e che insieme al rating valuti lo standing dell'imprenditore sul territorio. Dice: ma per questo non basta il capoarea? Ho qualche timore che con i vincoli di rating e e le regole di Basilea 2 e 3 non si andrà mai fuori dal seminato. Con l'economia che va male da un pezzo, quelli con il conto a posto saranno al massimo il 20/30%. Ci aspettano molti viaggi per avere un mutuo, come minimo a Bologna».
Andrea Taffi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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