IL REPORTAGE
ANCONA Se le nuove aperture misurano il grado di appeal di un quartiere,

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Martedì 14 Gennaio 2020, 05:05
IL REPORTAGE
ANCONA Se le nuove aperture misurano il grado di appeal di un quartiere, allora ci siamo: gli Archi sono tornati ad attirare investitori e suscitare interesse nei commercianti. Qualcosa sta cambiando e forse la ragione va ricercata nel grande intervento di chirurgia ricostruttiva architettonico-sociale da 16 milioni di euro che muove i primi passi, con i cantieri attesi per l'estate, dopo l'avvio delle procedure per l'appalto delle prime due opere nell'ambito del Bando Periferie: la riqualificazione da 1.060.000 euro di via XXIX Settembre e 800.000 euro per piazza del Crocifisso (seguiranno i portici degli Archi, il recupero del caseggiato ex Iacp di via Marchetti-via Pergolesi, la trasformazione dell'area ex Dreher nella porta d'accesso al parco Grande frana e il terminal dei bus all'ex Verrocchio).
Le aperture
Domenica in via Marconi ha inaugurato la nuova sede di Inlingue, frutto di una scelta precisa e consapevole. E se anche gli stranieri ci credono, allora è buon segno: Aaron Groeneveld, 53enne olandese innamorato della nostra terra, a settembre ha aperto un negozio di fiori che importa dai Paesi Bassi. Come l'ha chiamato? Campo Verde, ovviamente, fedele traduzione del suo cognome. «Per anni io e mia moglie siamo venuti in vacanza in riviera, alla fine abbiamo deciso di trasferirci a Staffolo - racconta l'ex direttore di una rivista di moda -. Ancona mi piace molto e questa zona mi ricorda Haarlem, la mia città. C'è un panorama bellissimo, si vede il mare. E' stata una scelta fortunata perché i clienti continuano ad aumentare, c'è tanto passaggio per la presenza della stazione, della fermata dei pullman e del porto. Soltanto servirebbe un po' di amore per la città: la speranza è che la situazione migliori da qui ai prossimi 5 anni, è fondamentale per attirare turisti».
Gli investimnti
Anche la moglie del fiorista olandese sta pensando di darsi al commercio: sta pensando di aprire una boutique di alta moda, sempre agli Archi, dove oggi il 40% dei negozi è gestito da stranieri. Li abbiamo contati: sono 16 su 40 in via Marconi, tra macellerie arabe, ristoranti etnici, kebab, alimentari asiatici, money transfer e sale giochi. Senza dimenticare che una decina di locali sono sfitti: colpa della crisi, ma anche di chi non ripone più fiducia in questo storico rione ed è scappato per problemi di igiene e degrado. Ma il vento sembra cambiato. Nell'aria si percepisce voglia di riscatto. «E' arrivato il momento che gli anconetani riscoprano e si riapproprino degli Archi - spiega Egidio Amico del bar pizzeria Sepofà -. Ho deciso di investire in questo quartiere nella convinzione che prima o poi vivrà un'esplosione: ben vengano gli stranieri, a patto che ci sia più qualità. Spero che il Comune farà selezione quando il progetto di riqualificazione sarà andato in porto. Ci aspettiamo un bel boulevard con un marciapiede ampio e tante panchine, visto che non ce n'è nemmeno una per far sedere migliaia di turisti con i trolley».
Le scommesse
Chi ha scommesso sugli Archi e lo rifarebbe mille volte è Silvia Mondaini, titolare del negozio di modernariato Bobeche insieme a Graziella Dariozzi: «Questo rione è sottovalutato solo dagli anconetani, visto che da fuori sono pronti ad investire come abbiamo fatto noi. E' la porta d'ingresso alla città, ne rispecchia la tradizione marinara, offre spazi ampi e una logistica comoda. Ma adesso occorre accelerare, attendiamo tutti la riqualificazione promessa, dopo di che starà al Comune muovere i dadi: la selezione sarà naturale nel momento in cui il quartiere tornerà ad avere visibilità, con offerte culturali e commerciali diverse dal solito».
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