Emma, le analisi e la spesa poi ha aperto all'assassino

3 Minuti di Lettura
Giovedì 19 Luglio 2018, 05:04
LE INDAGINI
CHIARAVALLE Emma avrebbe aperto la porta di casa al suo assassino. Una persona che conosceva, oppure una che si è presentata all'uscio ottenendo la sua fiducia con poche parole, spingendola inconsapevolmente ad ospitare un estraneo. A far pensare che l'anziana trovata sgozzata dal marito Alfio Vichi la mattina dello scorso martedì è l'assenza, almeno apparente, di segni di scasso all'interno dell'abitazione.
Le commissioni
L'85enne deve aver permesso al suo aggressore, o aggressori (niente è escluso al momento) di muovere i passi all'interno dell'appartamento posto al terzo piano di via Verdi 19. È dopo il ritorno da una serie di commissioni che la donna si è trovata faccia a faccia con il killer che le ha tolto la vita con un colpo fatale all'altezza della gola. La mattina del delitto Emma era uscita di casa per andare a ritirare alcune analisi all'ospedale di Chiaravalle e per recarsi al supermercato. Prima di uscire, la donna si era sentita al telefono attorno alle 8.30 con la sorella Ada, annunciandole i giri che avrebbe fatto di lì a poco. L'anziana sarebbe rincasata poco prima delle 10, quando il marito era già uscito. È stato lui a trovare il cadavere, attorno alle 10.45.
Il marito
«L'ho vista riversa sul lavandino, pensavo stesse male e sono corso verso di lei. L'ho spostata e messa sul pavimento» avrebbe detto l'uomo agli investigatori martedì pomeriggio, quando in caserma è stato ascoltato per ore come persona informata sui fatti. Solo dopo averla trascinata via dal lavabo ha notato diversi tagli alla gola, di cui uno fatale: la sua Emma non respirava già più. L'anziano non è indagato. E al momento non lo è nessuno. Finora, nel fascicolo aperto dal pm Paolo Gubinelli per omicidio volontario non è stato iscritto alcun nome e cognome. L'ipotesi più probabile seguita dai carabinieri del Reparto Operativo di Ancona è che il delitto possa essere la conseguenza di una rapina finita male. Ma non è escluso che a far scattare l'assassino possa essere stato un litigio scaturito da dissapori o vecchi rancori. Eppure, chi conosceva Emma e Alfio li descrive come una coppia buona, affettuosa, mai creatrice di problemi. Sullo sfondo rimane la somma (circa 600 euro) tenuta in casa con cui l'85enne avrebbe dovuto pagare i lavori per la sistemazione di una cappellina del cimitero. Dunque, il movente potrebbe essere di natura economica. Forse, il killer sapeva di quel gruzzoletto. Forse, la stessa Emma gli aveva confidato in buona fede l'intenzione di un piccolo restyling sulla tomba di famiglia. Di qui, l'ipotesi che l'anziana possa aver aperto spontaneamente la porta al suo assassino. O forse, a colpirla è stato qualche balordo che l'ha seguita dopo il giro al mercato.
Le testimonianze
Gli inquirenti stanno verificando, anche attraverso le testimonianze dei vicini, se prima del delitto possano esserci state delle urla o degli schiamazzi. Di certo, chi l'ha uccisa ha rovistato parecchio all'interno delle stanze dell'appartamento, posto sotto sequestro. Alcuni cassetti sono stati trovati aperti, così come un portagioie della camera da letto. Sul fronte accertamenti, ieri sono proseguiti per tutto il giorno gli approfondimenti del Ris di Roma. L'appartamento è stato posto sotto sequestro, perquisita la cantina di cui non si trovano le chiavi. Si cercano tracce di sangue, reperti utili all'indagine e tracce biologiche lasciate dall'assassino. All'appello mancano due oggetti fondamentali: l'arma del delitto e i vestiti sporchi di sangue del killer. Per quanto riguarda l'arma, gli investigatori pensano che le ferite possano essere compatibili con un coltello da cucina, ma maggiori dettagli potrebbero emergere dall'autopsia che verrà eseguita questa mattina alle 9 all'istituto di Medicina Legale di Torrette.
L'autopsia
A svolgerla, il dottor Marco Valsecchi, medico legale intervenuto sulla scena del crimine. Dai primi riscontri effettuati, è emerso che Emma è stata colpita più volte, sempre nella zona del collo. Solo l'accertamento autoptico dirà se la vittima è stata tramortita, magari a mani nude, prima dei colpi inferti dalla lama. E soprattutto se l'85enne possa aver opposto resistenza in qualche modo. Non è detto che il luogo dove è stata trovata dal marito corrisponda a quello dove è stata ferita. Il lago di sangue dove versava non sarebbe infatti uniforme. Un dettaglio che potrebbe figurare lo spostamento, per quanto possibile in delle condizioni altamente debilitate dopo i fendenti ricevuti, dell'anziana verso il lavandino e un tentativo disperato di sfuggire alla morte.
Federica Serfilippi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA