Dalla bancarella sul Corso alla piantagione di cannabis

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Mercoledì 26 Settembre 2018, 05:05
L'INDAGINE
ANCONA Non solo venditori ambulanti di piante e articoli da giardinaggio. Accanto alla storica attività di bancarellari, conosciuta ad Ancona per lo stand al mercato di corso Mazzini, la famiglia Borri - padre, madre e figlio - secondo la polizia avrebbe avviato un'impresa collaterale, molto più remunerativa, di agricoltori della marijuana, capaci di coltivare nella loro casa colonica di Porto Recanati, circondata da un appezzamento di terra, una vera e propria piantagione di cannabis. I detective della Squadra mobile dorica, insieme ai colleghi maceratesi, hanno sequestrato lunedì sera il frutto clandestino di tanto lavoro: 114 piantine, per 80 chili in fogliame di canapa da essiccare e altri due di marijuana già pronta per lo smercio, nascosta in un'intercapedine ricavata in una parete della soffitta.
Messi ai domiciliari
Ce n'era abbastanza per far scattare, d'intesa con il procuratore di Macerata Giorgio e il pm Rastrelli, l'arresto in flagranza per Amelio Borri, 69 anni, la moglie Enrichetta Volonnino, 65, e il figlio Iari Borri, 44, tutti e tre accusati del reato di concorso in coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Adesso sono agli arresti domiciliari, in attesa dell'udienza di convalida che dovrebbe tenersi oggi. Il figlio, dai primi colloqui avuti dopo l'arresto, sembra intenzionato ad assumersi tutte le responsabilità, scagionando i genitori.
Rivendita all'ingrosso
Il sospetto degli investigatori è che la marijuana, prodotta in grosse quantità, fosse rivenduta non al minuto, ma approfittando dei canali di spaccio di droga che hanno come quartier generale l'Hotel House di Porto Recanati, non distante dall'abitazione di via dell'Industria 2 dove l'altra sera è scattato il blitz della Mobile. I poliziotti diretti dal vicequestore aggiunto Carlo Pinto da tempo lavoravano a un spunto investigativo secondo cui molti spacciatori di stanza nel maxi-condominio multietnico, la città verticale che il ministro dell'Interno Salvini vorrebbe abbattere, si rifornivano da un grossista che coltivava marijuana nelle vicinanze. Così i detective dell'antidroga di Ancona, seguendo anche confidenze raccolte nell'ambiente dello spaccio, hanno iniziato a sorvegliare l'abitazione dove risiedono Amelio Borri e sua moglie Enrichetta, notando che quasi sempre era lì anche il figlio maschio Iari, pur avendo la residenza in un'altra via di Porto Recanati. Durante gli appostamenti fatti dai poliziotti, si notava proprio Iari intento con un innaffiatoio alla cura quotidiana delle piante. I germogli all'inizio crescevano in vasi sistemati su un grande balcone, nascosti da un telone verde, e poi, quando gli arbusti superavano il metro d'altezza, venivano piantati in un terreno intorno alla casa colonica, schermato verso l'esterno da altra vegetazione.
La serra sul balcone
Nel tardo pomeriggio di lunedì è scattata la perquisizione delle Squadre mobili di Ancona e Macerata nel casolare vicino all'Hotel House. Gli agenti dell'antidroga, appena entrati nella proprietà della famiglia Borri, quasi rischiavano di inciampare nelle piante di canapa e i proprietari nel casolare non potevano certo affrettarsi a disboscare il terreno per nascondere la piantagione clandestina. Alla fine del blitz, sono state sequestrate 20 piante alte circa 2 metri e mezzo e altre 42 che raggiungevano il metro e mezzo, tutte piantate nel terreno intorno alla casa. Le piantine più piccole, ben 52, erano nascoste invece in una serra ricavata nell'ampio balcone al primo piano del casolare. I poliziotti hanno trovato anche marijuana già essiccata, quasi due chili nascosti nella nicchia di una parete e pronti per lo spaccio.
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