C'È IL RISCHIO DI UN NUOVO STOP DELL'ATTIVITÀ SANITARIA ORDINARIA

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Martedì 27 Ottobre 2020, 05:05
LA SANITÀ
ANCONA La prima linea dell'ondata d'autunno, che sfiora ormai i 4mila positivi nelle Marche, è un fronte caldo che si allarga coinvolgendo nuovi ospedali e nuovi reparti. Se fino a dieci giorni fa erano appena quattro le strutture sanitarie con pazienti Covid (Ospedali Riuniti di Ancona, Marche Nord, San Benedetto e Fermo) adesso si è tornati alla stessa situazione delle settimane più calde della fase 1, con 12 ospedali impegnati a fronteggiare la nuova fase dell'epidemia, che ieri ha visto salire i ricoveri da 227 a 253 in appena 24 ore. E l'istantanea sulla situazione ospedaliera dell'emergenza Coronavirus, scattata a mezzogiorno di ieri nel bollettino del Servizio Sanità della Regione Marche, è già superata dagli eventi, visto che nel pomeriggio ha riaperto un modulo da 14 posti letto in area semi-intensiva il Covid Hospital alla Fiera di Civitanova, eredità previdente della giunta Ceriscioli, con i primi quattro ricoveri di pazienti in arrivo dagli ospedali di Macerata e Civitanova. Siamo alla 13 struttura ospedaliera sul fronte Covid, contabilità che sale a 16 considerando le Rsa per l'isolamento dei pazienti anziani positivi.
Il polo regionale
L'ospedale regionale di Torrette - che nel picco di fine marzo era arrivato a ospitare 227 pazienti, 47 dei quali in terapia intensiva, dislocati in 9 aree Covid - è al momento quello più sotto stress, con 74 ricoveri di pazienti positivi: 15 in terapia intensiva, 10 in semi intensiva, 39 a Malattie infettive, 5 al Pronto soccorso, 4 a Ginecologia e 1 in Pediatria, mentre un altro bambino è ricoverato per il virus alla terapia intensiva neonatale del Salesi. Un'ondata che rischia di mandare in crisi l'attività ordinaria del polo regionale per l'assistenza sanitaria di secondo livello con ben 16 specialità, che nel trimestre marzo-maggio aveva resistito a una torsione estrema, pagando dazio però con un arretrato di 4.500 interventi chirurgici non eseguiti, la metà dello standard.
«Stiamo raggiungendo l'indice massimo di saturazione - aveva detto la scorsa settimana il direttore sanitario dell'azienda ospedaliero universitaria di Ancona Arturo Pasqualucci -. Il cut-off, cioè il livello oltre il quale saremmo costretti a ridimensionare l'attività ordinaria, è di 40 posti letto per il padiglione di Malattie Infettive e 18 per la terapia intensiva». Siamo davvero a una manciata di ricoveri dalla soglia, fissata nel piano pandemico della Regione Marche, oltre la quale il sistema va in affanno, rischiando di accumulare altro arretrato.
Chiaravalle e Galantara
Altri ospedali in prima linea sono quelli di Fermo (30 pazienti a Malattie Infettive), Macerata (23), Jesi (22) Ascoli Piceno (19), Marche Nord di Pesaro (19 di cui due in Ostetricia), Inrca di Ancona (16). E sono aumentate anche le Rsa dove ospitare soggetti positivi, soprattutto anziani, che per non avendo bisogno di assistenza ospedaliera devono restare in isolamento presso strutture territoriali adeguate: alla Rsa di Campofilone (48 ospiti) si sono aggiunte quelle di Galantara di Pesaro (4) e Chiaravalle (2). Un quadro al limite superiore della capienza anche se l'assessore regionale alla Sanità Saltamartini esclude il ricorso a strutture alternative: «Abbiamo ereditato un piano pandemico dalla precedente giunta - dettaglia - non possiamo permetterci in questo momento di stravolgere quel documento strategico, non abbiamo tempo. L'obiettivo è quello di tenere separati gli ospedali Covid free da quelli invece che hanno malati con il virus. Nel piano pandemico gli ospedali Covid free sarebbero Urbino per la provincia di Pesaro, Camerino Macerata e Civitanova per la provincia di Macerata, Ascoli per la provincia di Ascoli. Ad Ancona erano Senigallia, Fabriano e Jesi le strutture indicate ma dopo i cinque contagiati di Pneumologia a Jesi il piano prevede che il Carlo Urbani si divida a metà». E se, come indicano le progressioni, ci saranno altri ricoveri? «Saranno tutti gli ospedali sporchi' a doversi fare carico dei pazienti - continua Saltamartini - ma stiamo cercando anche, per quanto possibile, di spostare il baricentro delle cure lontano dagli ospedali. Abbiamo potenziato le Usca per le cure domiciliari con indicazioni precise sulla sintomatologia del paziente da ricoverare: chi non ha patologie pregresse va curato a casa, idem chi non ha crisi respiratorie. Detto questo per noi l'allarme scatterà se le terapie intensive dovessero andare in affanno: i reparti di Malattie infettive sono fondamentali ma è in rianimazione che si salvano le vite».
Lorenzo Sconocchini
Andrea Taffi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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