A Fermo è possibile riscoprire gli artisti fra antico e moderno

L’arte italiana del Dopoguerra viene riletta dai “Pittori della realtà”, per una rinascita parallela della pittura e dell’umanità

Contenuto a cura di Piemme SpA Brand Lab in collaborazione con SINOPIA SRL
Lunedì 19 Dicembre 2022, 17:14 - Ultimo agg. : 26 Dicembre, 00:00 | 5 Minuti di Lettura

A Fermo l’arte è di casa. Godendo di una posizione geografica invidiabile, la città marchigiana si trova a pochi chilometri dal mare e si erge in cima al Colle del Girfalco, in una zona collinare ricca di vigneti e paesaggi meravigliosi. Fermo possiede un cuore storico ricco e pulsante, rappresentato dalla rinascimentale Piazza del Popolo, dove si trova il cinquecentesco Palazzo dei Priori, che ospita la Pinacoteca Civica e la Sala del Mappamondo. Inoltre, custodisce un preziosissimo teatro storico, il Teatro dell’Aquila, nonché testimonianze del transito romano, ovvero le cisterne, opera edilizia ipogea di età augustea. In linea con l’anima artistica della città, all’interno del progetto regionale “Il Seicento nelle Marche”, è stata inaugurata, l’8 dicembre 2022, la nuova mostra “I Pittori della realtà". Verità e illusione tra Seicento e Novecento”, presso le Sale di Palazzo dei Priori, che la ospiteranno fino all’1 maggio 2023. L’esposizione, a cura di Vittorio Sgarbi, insieme a Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari, è promossa dalla Regione Marche e dal Comune di Fermo, in collaborazione con il Mart di Rovereto e il contributo di Carifermo e della Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo, mentre l’organizzazione è gestita da Maggioli Cultura e Sinopia.

La sfida della mostra è duplice: raccontare un particolare momento storico italiano - il  secondo dopoguerra - e riscattare un gruppo di pittori poco compresi e non abbastanza apprezzati, accusati di anacronismo nonostante la ventata di originalità e potenza visiva apportata nel panorama artistico. Come racconta il curatore Vittorio Sgarbi: «Una mostra importante e rara, perché questi pittori furono esiliati, maltrattati dalla critica dell’epoca perché difesero la pittura e il rapporto con la realtà pensando all’artista che alla fine li ha assorbiti tutti diventando lui stesso contemporaneo al loro posto, ossia Caravaggio, riscoperto proprio in quegli anni». Un’occasione unica, dunque, per scoprire una corrente nuova e dinamica e apprezzarne l’estetica dirompente.

Una poetica artistica controversa e affascinante

Scagliatisi contro i modernismi dei pittori contemporanei, tra il 1947 e il 1949, e in particolare contro l’École de Paris, questo circolo di pittori rievocava stilemi artistici antichi ed elevati, in difesa della grande tradizione pittorica, attirandosi l’accusa di «vuoto virtuosismo seicentista lontano dalla poetica del realismo». I “Pittori moderni della realtà” − Gregorio Sciltian, Pietro Annigoni, Antonio e Xavier Bueno, Giovanni Acci, Alfredo Serri, più due opere del padre della Metafisica Giorgio de Chirico, il quale intrattenne buoni rapporti con tutti gli artisti del Gruppo – erano accomunati dal forte desiderio di rinascita: la vita che trionfa dopo la morte, la vitalità che vince sulla guerra, sul dolore, sulla povertà, sul senso di perdita e smarrimento. Organizzatori di alcune mostre (a Firenze, Roma, Milano e Modena), essi stessi trasmettono chiaramente il loro punto di vista nel manifesto in accompagnamento alla loro prima esposizione: «Noi ricreiamo l’arte dell’illusione della realtà, eterno e antichissimo seme delle arti figurative. Noi non ci prestiamo ad alcun ritorno, noi continuiamo semplicemente a svolgere la missione della vera pittura. [...] Ben prima di incontrarci, ognuno di noi aveva sentito profondamente il bisogno di ricercare nella natura il filo conduttore che ci permettesse di ritrovare noi stessi nel labirinto delle scuole che si sono moltiplicate nell’ultimo mezzo secolo».

Il giudizio polemico dei quattro pittori, il rifiuto da parte del mondo dell’arte e della critica, un atteggiamento che non trovava una collocazione all’interno del panorama socio-culturale, le differenze ideologiche, anagrafiche e culturali, condussero presto allo scioglimento del Gruppo. Precisa Vittorio Sgarbi: «Dopo il fascismo, dal 1946 al 1950, i quattro pittori fondarono questo gruppo, insieme a Giorgio de Chirico che mantenne una posizione costante per tutto il secolo. Insieme vanno al combattimento contro le avanguardie astratte e informali ma vengono sconfitti sparendo da tutto, dal mercato, dalle gallerie, dai musei. La mostra a Fermo riporta in vita una grande festa, l’ultima festa della pittura italiana, affiancando questi grandi pittori con altrettanti artisti del Seicento per raccontare la realtà con la stessa tensione, tra verità e illusione».

 

Dal Seicento al Novecento, le opere e gli artisti a confronto

Pur appartenendo al medesimo Gruppo, i singoli artisti furono personalità ben distinte e definite, e la mostra di Fermo permette proprio una maggiore conoscenza dei singoli e l’importanza rivestita all’interno della storia dell’arte italiana del XX secolo. Il percorso della mostra si svolge attraverso cinque sezioni e oltre ottanta opere: le nature morte dell’artista di origini russe Gregorio Sciltian, arrivato in Italia all’inizio degli anni Venti, il quale debutta con una personale alla Casa d’Arte Bragaglia di Roma ed è caratterizzato da dipinti che evidenziano rimembranze caravaggesche e la minuzia tipica delle nature morte fiamminghe e spagnole. L’”illusione della realtà”, in questo caso, è dato dall’effetto trompe-l’oeil perpetrato da Sciltian; Pietro Annigoni, invece, segue lo stile della scuola toscana tentando di primeggiare sui pittori del passato; gli spagnoli Xavier e Antonio Bueno, costretti a restare  in Italia, a Firenze, per colpa della guerra, sono altresì dotati di un’incredibile padronanza della tecnica pittorica, che ha valso loro l’apprezzamento di Sciltian e di de Chirico; presenti anche i fiorentini Alfredo Serri e Giovanni Acci, gli ultimi a unirsi al Gruppo. Ulteriore elemento di interesse e di riflessione, il confronto con opere provenienti dal Seicento barocco e caravaggesco e dal Settecento, a cui i quattro pittori della realtà si rifacevano: Alessandro Magnasco − presente con una preziosa tela proveniente dai Musei di Strada Nuova di Genova -, Giuseppe Recco, Carlo Magini con cinque opere dalla collezione della Fondazione della Cassa di Risparmio di Fano e un’opera attribuita al Maestro di Hartford e Pensionante del Saraceni.

Un colloquio artistico tra antico e moderno

Un gioco di alternanza e dialogo fra antico e moderno, a cui si aggiungono le opere della collezione permanente della Pinacoteca Civica di Fermo, ricca di opere del Seicento (tra cui “L’adorazione dei pastori” di Rubens) e del Gabinetto Stampe e Disegni della Biblioteca Civica “Romolo Spezioli”. L’importanza di questo colloquio artistico è sottolineata proprio dal curatore Sgarbi: «Ho voluto portare questa mostra a Fermo per far dialogare il capolavoro di Rubens “L’adorazione dei pastori”, conservato proprio nella Pinacoteca di Palazzo dei Priori, con l’esaltante avventura di questo gruppo di artisti straordinari del Novecento: “I Pittori Moderni della realtà”». Per tutte le informazioni sulla mostra è possibile contattare i Musei di Fermo chiamando lo 0734/217140, oppure scrivendo una mail a museidifermo@comune.fermo.it. Il sito internet di riferimento è www.fermomusei.it.