La Whirlpool lascia Napoli: «Noi via ma pronte 10 aziende»

La Whirlpool lascia Napoli: «Noi via ma pronte 10 aziende»
di Francesco Pacifico
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Martedì 11 Giugno 2019, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 10:03
Marc Blitzer, amministratore delegato di Whirlpool Corporation, è stato molto chiaro ieri al telefono con Luigi Di Maio: la multinazionale americana non ha alcuna intenzione di continuare a produrre lavatrici a Napoli. Attività in perdita del 25 per cento soltanto nell'ultimo anno. Ma se il ministero dello Sviluppo non si metterà di traverso, per esempio revocando gli incentivi già concessi, il gruppo favorirà l'insediamento di altri imprenditori - non del settore del bianco - per garantire la continuità operativa a via Argine e i livelli occupazionali. Inoltre Blitzer avrebbe anche comunicato di aver ricevuto una decina di offerte da altrettante aziende per insediarsi nel sito.
 
Ieri, nei pressi di via Argine, 200 dipendenti hanno organizzato un blocco stradale che ha finito per mandare in tilt la viabilità nel vicino svincolo autostradale. E se il presidente della Camera, Roberto Fico, si è augurato che «si possa trovare al più presto una soluzione per salvaguardare il futuro dei dipendenti, la loro dignità, e il tessuto economico e produttivo del territorio», il sindaco Luigi de Magistris ha chiarito che «la Whirlpool deve restare a Napoli». Oggi sul caso si riunisce il Consiglio comunale. Ma tutti guardano a domani, quando al Mise si rivedranno Di Maio, i vertici italiani dell'azienda e i sindacati per una vertenza che coinvolge 420 lavoratori, per la maggioranza sopra i 45 anni. Se dal fronte sindacale la Fiom Cgil fa sapere che questo schema è inaccettabile ed è pronta a nuovi scioperi, è inutile dire che il contenuto della telefonata avrebbe indispettito non poco Di Maio. Il quale, al primo incontro di una settimana fa, aveva intimato alla Whirlpool di ripresentarsi sette giorni dopo, cioè domani, con il nome dei compratori dello stabilimento napoletano. Emblematico che dopo la conversazione, dal Mise abbiano subito fatto sapere tramite le agenzie di stampa che ci si appresta alla revoca completa degli incentivi dati alla multinazionale. Un'operazione molto complessa, visto che dei poco più di 30 milioni di euro concessi a livello nazionale e regionale, soltanto cinque (destinati agli stabilimenti di Melano e di Carinaro) devono essere ancora versati. Per la cronaca gli 8 milioni di finanziamento per il sito di via Argine sono stati erogati nel 2014 e già spesi. Proprio per questo al ministero dello Sviluppo si sta studiando una norma per poter revocare i fondi concessi a quelle aziende che non hanno rispettato in toto, cioè in tutti gli impianti del gruppo, gli accordi presi con il governo. Una minaccia alla quale Whirlpool crederebbe poco: vuoi perché si sentirebbe forte del fatto di non aver né ufficializzato la chiusura di via Argine né di aver tagliato gli investimenti in Italia, vuoi perché l'investimento complessivo sugli altri stabilimenti è di 200 milioni di euro. Secondo la multinazionale, e Blitzer l'ha ripetuto a Di Maio, il tentativo di revocare i fondi non aiuterebbe l'arrivo di una nuova azienda in via Argine. A quanto si sa, avrebbero bussato alla porta della multinazionale una decina di imprenditori di settori più disparati (meccanica, cantieristica o logistica) interessati a investire a Napoli sia per le capacità delle maestranze sia per la posizione strategica dello stabilimento, vicina al porto, alla ferrovia e alle autostrade. L'Ad avrebbe garantito che Whirlpool non abbandonerà Napoli fino all'arrivo di un nuovo proprietario e che - come già fatto per il sito di Teverola - farà tutto quanto in suo possesso per «facilitare la riconversione». Quel che è certo è che a Napoli non si produrranno più lavatrici, anche la guerra dei dazi rende difficile la vendita di un prodotto che per l'80 per cento si esporta. Ieri tanto ha smentito un suo interessamento il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi.
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