Napoli, riscatto Città della scienza: «La Cina punta su Bagnoli»

Napoli, riscatto Città della scienza: «La Cina punta su Bagnoli»
di Lorenzo Calò
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Giovedì 21 Aprile 2022, 09:05

Nel grande hub di Città della Scienza c'è un mini-padiglione chiamato Casa Cina, un centro internazionale «di trasferimento tecnologico». È un polo destinato a crescere sul fronte della ricerca, degli investimenti in innovazione e della partnership culturale con Pechino che ha portato, negli ultimi quattro anni, alla realizzazione di start up per oltre un milione di euro e favorito scambi di esperienze e relazioni tra circa duecento ricercatori. Insomma, rapporti di reciprocità che perdurano da almeno undici anni e che sono stati soltanto interrotti dalla pandemia. Dunque, è tempo di riannodare i fili, hanno convenuto l'ambasciatore cinese in Italia Li Junhua e il presidente della fondazione Idis-Città della Scienza Riccardo Villari, promotori di un seminario di studi al quale hanno partecipato esponenti di primo piano del distretto aerospaziale campano, dell'università, del Cnr, del Cira, del Mann. Città della Scienza coordina due ampi progetti di ricerca: il Sino-Italian Exchange Event, promosso dalla Regione Campania e dedicato all'internazionalizzazione dei sistemi regionali di ricerca e impresa; e il China-Italy Innovation Forum, programma di cooperazione scientifica e tecnologica sostenuto dai governi dei due Paesi attraverso i ministeri di riferimento, un sistema sinora in grado di produrre 140 nuovi accordi di cooperazione tra enti e imprese italiane e cinesi.

Tra gennaio e luglio 2021, l'interscambio bilaterale tra Cina e Italia ha superato i 41,1 miliardi di dollari, registrando una crescita dello 41,2%. Le esportazioni italiane in Cina hanno registrato un incremento del 63,2%. In questi ultimi due anni, i due Paesi hanno siglato diversi accordi per l'esportazione di prodotti agro-alimentari italiani in Cina come quello sulle carni bovine, sul riso e sui kiwi. In ambito culturale, Cina e Italia hanno stretto ulteriormente i legami in ambito di tutela del patrimonio culturale e hanno promosso l'inserimento di ulteriori beni culturali di ambedue i Paesi nel patrimonio mondiale Unesco. Discorso analogo anche in chiave europea: l'andamento Cina-Ue ha registrato un incremento del 27,5% rispetto all'anno precedente, al suo interno, l'interscambio commerciale tra Cina e Italia ha visto una crescita del 34,1%. Nei primi due mesi di quest'anno, l'interscambio bilaterale Cina-Ue ha superato i 137,1 miliardi di dollari, con una crescita del 14,8%. Il China-Europe Railway Express viaggia con alta frequenza e il volume delle merci che trasporta segna nuovi record. Ecco perché l'incubatore di imprese e start up di Città della Scienza (42 aziende ospitate) può rappresentare un volano di sviluppo dalle potenzialità esplosive sulla strada dei rapporti bilaterali Italia-Cina con al centro Napoli e la Campania. Sono in sintesi i temi che la stessa Ambasciata di Pechino in Italia ha affrontato nel corso degli incontri con il sindaco Gaetano Manfredi e il presidente della Regione Vincenzo De Luca.

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«Con la ricerca nel campo del polimeri e delle applicazioni tecnologiche siamo già molto avanti», spiega Luigi Ambrosio, del Cnr, tra i partecipanti al meeting assieme a Maria Teresa Coppola (Fondazione Pascale), Giuseppe Morsillo (Cira), Amelia Menna (Ufficio Scientifico del Mann). Le applicazioni in campo medico-sanitario, diagnostico, in ottica multi-dimensionale, sono molteplici. «Le relazioni tra Italia e Cina, al cui sviluppo la nostra Fondazione ha da sempre contribuito, non si sono mai fermate durante questa fase della pandemia facendo tesoro della cooperazione tra operatori italiani e cinesi consolidata nel corso degli anni - sottolinea Villari - La nostra struttura resta un punto cardine di questo meccanismo, anche in prospettiva, per rafforzare il dialogo tra enti di ricerca, università, cluster tecnologici».
LE VERIFICHE
E tuttavia non basta sottoscrivere accordi; bisogna anche verificarne la durata e i campi di applicazione. Per esempio, su 80 intese bilaterali siglate tra il 2015 e il 2019 soltanto il 18% ha raggiunto il livello 4, vale a dire la stipula di ulteriori contratti e fasi di sviluppo di studi precedenti mentre il 32% delle stesse intese è rimasto privo di ulteriori azioni di follow up. La prossima sfida è la transizione energetica. Ma su questo versante la strada appare in salita.
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