Covid a Napoli, scoperta la variante Corradina: «Gene modificato, caso unico al mondo»

Covid, ricercatori in laboratorio
Covid, ricercatori in laboratorio
di Maria Pirro
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Martedì 6 Luglio 2021, 13:00 - Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 09:30

La chiamano Corradina, in omaggio all'ultimo discendente di Federico II, dal tragico destino, a soli 16 anni. È una variante del Covid-19 scoperta all'Università di Napoli. Individuata in una paziente immunodepressa che, per mesi, è risultata positiva al coronavirus. «Si tratta di una forma mai descritta della malattia, un caso unico al mondo: presenta una modifica nel gene ORF3, la sua osservazione potrebbe aiutarci nella gestione della infezione nei più fragili che non riescono a guarire dall'infezione», dice Giuseppe Portella, professore ordinario e direttore del laboratorio di virologia del Policlinico, che assieme agli altri docenti dell'Ateneo Giuseppe Castaldo, Ettore Capiluongo, Ivan Gentile ha anche individuato per la prima volta la mutazione brasiliana.

Del nuovo ceppo si parla al congresso della Società di virologia con 500 iscritti, in corso fino a domani online e in origine previsto nel capoluogo partenopeo. Organizzato da Portella con il collega Massimiliano Galdiero, della Università Vanvitelli, e con la collaborazione di Franco Bonaguro, dell'Istituto tumori di Napoli.

Il meeting ha due le sezioni specifiche dedicate alla pandemia, «Covid-19: evoluzione di un virus» e «Covid-19: patogenesi, prevenzione e controllo». L'occasione per fare il punto sulle mutazioni del virus in circolazione.

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Solo in Campania sono quasi 20mila le sequenze del genoma inserite nella banca dati Gisaid, circa la metà di tutte quelle rilevate nella penisola. Cosa emerge? La variante Alfa, chiamata inglese perché isolata per la prima volta nel Regno Unito, continua da essere prevalente, ma il numero di casi è in diminuzione. Sono in aumento, invece, i contagi dovuti ai due tipi indiani, Kappa e Delta. «Anche se alcune varianti possono sfuggire all'azione degli anticorpi anti-Covid, vaccinarsi aiuta a evitare la patologia grave. E rallentare la circolazione del virus consente di ridurre, nel contempo, le possibilità che si sviluppino altre, pericolose mutazioni».

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