Città della Scienza, è tutto fermo da otto anni: «Ma non stiamo pettinando le bambole»

Città della Scienza, è tutto fermo da otto anni: «Ma non stiamo pettinando le bambole»
di Oscar De Simone
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Martedì 2 Marzo 2021, 17:49 - Ultimo aggiornamento: 23:26

Si torna a parlare di città della scienza e di un sito su cui, dopo le fiamme della distruzione, insistono le macerie dell'abbandono. Un degrado a cui in questi ultimi anni, otto dall'incendio, nessuno si è opposto nonostante l'indignazione, le proteste e le promesse. Oggi la nuova governance diretta da Riccardo Villari attende ancora un recupero definitivo del polo culturale e scientifico che a causa del covid, vive una nuova fase di stallo e forte criticità. 

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«Noi non siamo qui a pettinare le bambole – afferma Villari – vogliamo fare di tutto per mantenere la luce accesa su quest'area. Per questo alziamo la voce e ricordiamo quello che è successo negli ultimi otto anni. Il grido di dolore della città, espresso subito dopo l'incendio, è ancora forte e crediamo che ora sia venuto il momento di ascoltarlo. Inoltre ricordiamo che ci sono risorse stanziate su questo polo scientifico che non intendiamo perdere. Si tratta di circa sessanta milioni di euro, assegnati durante l'accordo di programma quadro per la ricostruzione che devono essere usati al più presto. Non mettersi a lavoro darebbe ragione a chi ha dolosamente realizzato questo scempio e non abbiamo intenzione di farlo. Abbiamo il dovere di insistere ancora per vincere le ultime sacche di resistenze che ci impediscono di ristrutturare questo polo alla città». Un impegno che il presidente, con tutto il gruppo di lavoro ed i consiglieri, intende mantenere in occasione del prossimo tavolo di confronto – tra due giorni – con il Ministro per il Sud Mara Carfagna, della cultura Dario Franceschini del presidente della regione Campania Vincenzo De Luca e del sindaco Luigi de Magistris

 

«Diciamo anche la verità – conclude il presidente Villari – in questi anni la cosiddetta linea di costa, su cui anche noi ci affacciamo, non è mai stata “riscoperta” e rivalutata.

Non si è mai iniziato a lavorare e non è stato messo a terra un solo mattone. C'è un immobilismo che deve far riflettere rispetto anche ad un piano regolatore che evidentemente non è stato mai attraente per nessuno. Ora è venuto il momento di iniziare a riflettere su come rilanciare seriamente l'intera area di Bagnoli».

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