Zelensky: «Forse non mi vedrete più vivo». Il piano degli Usa per aiutarlo a mettersi in salvo

Draghi: «Non abbiamo potuto parlare». Lui: sono in guerra

Zelensky: «Forse non mi vedrete più vivo». Il piano degli Usa per aiutarlo a mettersi in salvo
Zelensky: «Forse non mi vedrete più vivo». Il piano degli Usa per aiutarlo a mettersi in salvo
di Marco Ventura
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Sabato 26 Febbraio 2022, 01:40

Il “Presidente in guerra” è un ex comico la cui unica esperienza politica, prima di lanciarsi nell’agone e cavalcare la propria popolarità televisiva facendosi eleggere dal 73 per cento di ucraini, era quella di aver incarnato in uno dei suoi sketch più riusciti… il Presidente dell’Ucraina. Adesso la beffa della storia lo ha trasformato nel miglior interprete del nazionalismo ucraino, nell’eroe nazionale. L’esercito di Kiev resiste, rallenta l’invasione dell’Armata russa, la marcia verso la capitale da Nord e da Est. Ma il suo Presidente non è da meno. Gli Stati Uniti sono pronti ad aiutarlo, a portarlo in salvo, forse con un blitz, lo rivela il “Washington Post” citando fonti americane e ucraine. Ma Zelensky finora avrebbe rifiutato.

E il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, colpito «dal sangue freddo del presidente, dalla padronanza delle sue parole e dal modo in cui si rivolge al suo popolo», promette anche lui di fare di tutto per la sua sicurezza.

In salvo a Parigi? C’è bisogno che Zelensky resti vivo. Eccolo, nella luce giallastra del telefonino in un breve, drammatico selfie registrato all’aperto, sotto il cielo della capitale assediata, davanti al suo Palazzo, circondato dagli stretti collaboratori, dal premier al capo di gabinetto.

IL MESSAGGIO

Lui, Volodymyr Zelensky, non ha paura di niente, non è fuggito, resta al suo posto. Stringe i denti, certo, e non riesce a contenere l’adrenalina quando proclama che non si arrenderà, perché sa benissimo che in gioco c’è la sua vita e lui non è più lo Zelensky che era prima, ma quello che deve giocare fino in fondo la parte del protagonista. «Siamo tutti qui». E con la mano indica alle sue spalle i vertici dell’esecutivo, stretti nell’inquadratura per mostrarsi presenti e uniti. Un bersaglio. Ciascuno sa che rischia la pelle. «Sono qui i nostri militari, i nostri concittadini, la società, siamo tutti qui – dice Zelensky - per difendere la nostra indipendenza, il nostro Stato. Gloria ai nostri soldati e soldatesse. Gloria all’Ucraina». È consapevole, l’ex attore oggi Presidente in guerra, che la sua platea è il mondo. E lui impersona una nazione. Gioca le sue ultime carte, pronto a «parlare di cessate il fuoco e pace» con Putin. Ma propone di incontrarlo a Varsavia, non a Minsk.

L’ANALISI

Una analista ucraina, Maria Zolkina, citata dal “New York Times”, spiega che Zelensky non è nato eroe. «Non ha scelto lui di combattere e non è un Presidente per tempi di guerra. Ma da quando è risultata evidente alla sua Intelligence la piega che ha preso l’assalto russo, si sta comportando esattamente come deve comportarsi un Presidente in regime di guerra». Parole diverse da quelle riservate sui media americani allo stesso Zelensky poco tempo fa: «Dopo tre anni, è chiaro ormai che il problema è lui, la sua tendenza a trattare ogni cosa come uno show. I gesti, per lui, sono più importanti delle conseguenze. Gli obiettivi strategici sono sacrificati ai benefici di breve termine. Le parole che usa puntano a divertire. E se i risultati sono insufficienti, lui smette di ascoltare e si circonda di fan». E invece no. Oggi Zelensky è il presidente in mimetica che sfida i missili, che sa di essere il bersaglio delle teste di cuoio russe. È il leader che l’altra sera, nella videoconferenza con gli altri capi occidentali, ha detto: «Potrebbe essere l’ultima volta che mi vedete vivo».

L’ITALIA

Mario Draghi, ieri nell’informativa al Parlamento, ha avuto un raro momento di commozione, quando ha riferito che aveva un appuntamento telefonico alle 9.30 con Zelensky, ma che il Presidente per quell’ora «non era più disponibile». Questo il linguaggio, freddo, di Mario Draghi. Ma a esprimere il suo sconcerto, più delle parole, è l’esitazione che lo induce a fermarsi e guardare l’emiciclo, col sottinteso che Zelensky era impegnato nella guerra. Forse in pericolo di vita. Draghi ne elogia «la determinazione a resistere». Dopo due ore, su Twitter il leader ucraino scrive «la prossima volta cercherò di spostare l’agenda bellica per parlare con Mario Draghi a un’ora precisa. Questa mattina alle 10.30 agli ingressi di Chernihiv, Hostomel e Melitopol ci sono stati pesanti combattimenti. Le persone sono morte. Nel frattempo, l’Ucraina continua a lottare per il suo popolo». Un incidente diplomatico? In serata Roma e Kiev spiegano che si è trattato di un «malinteso», la telefonata ci sarà. E forse il nervosismo del momento, la concitazione della guerra, ha provocato il «qui pro quo».

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