Vaccino Covid, Trump: «Pronte prime dosi in 3-4 settimane»

Vaccino Covid, Trump: «Pronte prime dosi in 3-4 settimane»
Vaccino Covid, Trump: «Pronte prime dosi in 3-4 settimane»
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Mercoledì 16 Settembre 2020, 20:11 - Ultimo aggiornamento: 20:14

«Il vaccino contro il coronavirus arriverà nel giro di tre-quattro settimane»: Donald Trump si gioca la carta di un vaccino prima delle elezioni, nonostante lo scetticismo degli esperti e i crescenti timori di pressioni a scapito della sicurezza e dell'efficacia. La promessa arriva in un town hall 'president and peoplè della Abc a Philadelphia con una ventina di elettori indecisi della Pennsylvania, uno degli Stati in bilico. È il primo dibattito del presidente con un pubblico che non sia quello dei suoi osannanti fan ai comizi o degli ostili giornalisti alle conferenze stampa.

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Ora il duello in tv con Biden

Un confronto dove ha potuto «riscaldarsi» in vista del primo duello tv con Joe Biden a fine mese, dimostrando poca empatia, manipolando la realtà ma rivelandosi sempre un efficace comunicatore. Il suo rivale terrà un analogo town hall televisivo in Pennsylvania giovedì. Il presidente ha rassicurato che il virus «andrà via» anche senza vaccino perché «si svilupperà una mentalità da gregge», un riferimento probabilmente alla cosiddetta immunità di gregge, che richiede però il contagio di almeno il 70% della popolazione: quindi un numero enorme di morti, che in Usa stanno già raggiungendo quota 200 mila. Non solo.

Il tycoon, incalzato da un elettore, ha rimesso in discussione l'uso delle mascherine, raccomandato dagli stessi esperti della sua task force: «Ci sono persone che pensano non siano una cosa buona», ha risposto, spiegando che chi la usa tocca costantemente altre cose. Trump inoltre non solo ha negato di aver minimizzato il pericolo del virus, ammesso in un'intervista registrata al leggendario giornalista del Watergate Bob Woodward, ma ha sostenuto il contrario. «Non l'ho sminuito, anzi per molti versi l'ho enfatizzato in termine di azione», ha detto, vantandosi di aver fatto «un buon lavoro».

A partire dal bando sulla Cina, che però con le sue eccezioni ha consentito l'arrivo di 40 mila cinesi tra gennaio ed aprile; e sull'Europa, ma dopo che il virus si era diffuso a New York. Abituato a interrompere tutti, il tycoon è stato messo in riga da una elettrice che gli chiedeva dell'Obamacare: «Per favore si fermi e mi lasci finire la domanda», gli ha detto perentoria. Trump invece si è rivelato privo di empatia di fronte alle lacrime di una portoricana che gli chiedeva lumi sull'immigrazione per conto della madre morta di cancro. Ma è sul virus che Trump rischia di perdere più terreno. La sua popolarità e quella degli Usa a livello globale è scesa a nuovi minimi record proprio per la cattiva gestione della pandemia.

 

Il sondaggio

Secondo un sondaggio del Pew Research Center in 13 Paesi, tra cui vari alleati chiave degli Stati Uniti, il tycoon gode della fiducia solo del 16% degli intervistati, meno di Xi Jinping (19%), Vladimir Putin (23%) e Boris Johnson (48%), mentre la leader più affidabile resta la sua 'nemicà Angela Merkel (76%). Eppure il tycoon insiste sulla riapertura dell'America e oggi ha esultato per l'annuncio della ripresa della stagione di football da parte della Big Ten Conference, storica associazione sportiva tra università americane. Biden intanto replica a distanza: «Dopo che quasi 200 mila americani hanno perso la loro vita per la sua fallimentare risposta al Covid-19, Trump ha suggerito ancora che il virus 'se ne andrà vià da solo. E ha mentito ad una donna la cui salute è a rischio negando che sta tentando di smantellare l'Obamacare e le relative protezioni per oltre cento milioni di pazienti con patologie pregresse».

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