«Nello spazio post-sovietico si è accresciuto lo sforzo di Mosca di riaffermare la propria primazia sull'area. Per il Cremlino, le Repubbliche ex sovietiche sono, infatti, considerate come il perimetro minimo di sicurezza atto a garantire profondità strategica all'azione esterna di Mosca e alla sua volontà di essere riconosciuta fra le grandi potenze mondiali». È quanto si legge nella Relazione annuale sulla politica dell'informazione per la sicurezza 2021.
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La crisi Ucraina
«Le recenti bozze di trattato sulle garanzie di sicurezza con gli Usa e la Nato, divulgate dal Cremlino nel dicembre scorso, vanno lette attraverso tale prisma, ovvero quale potenziale innesco di un negoziato su una nuova architettura securitaria europea.
Gli scenari
Il 2021 «si è concluso nel segno di una triplice dinamica: l'incertezza sulla volontà russa di passare all'offensiva, oppure di utilizzare gli spazi diplomatici al fine di convincere i Paesi occidentali a rivisitare gli equilibri securitari nel continente europeo; la ripresa del dialogo, sia attraverso il formato negoziale Normandia, attivo sin dalla crisi del Donbass, che ai tre livelli Stati Uniti-Nato-Osce configuratisi a seguito delle bozze di accordi di sicurezza proposti dalla Russia; la predisposizione di strumenti sanzionatori e di deterrenza».
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