Prima vengono sequestrati, poi sono costretti a rischiare la vita "bonificando" i luoghi potenzialmente minati. Oppure vengono obbligati a recuperare i cadaveri, a volte dei loro stessi parenti e amici, e a seppellirli sommariamente. Infine sono deportati oltreconfine, chiusi nei cosiddetti "campi di filtrazione" nei pressi della frontiera prima di essere deportati in campi di prigionia a migliaia di chilometri dall'Ucraina.
Deportazioni staliniane
Gli scenari, insomma, sono quelli staliniani che nei decenni del secolo scorso hanno rimodellato con la violenza la composizione demografica dell'allora Unione sovietica.
La deportazione - hanno rivelato funzionari ucraini - può essere anche solo l'ultima tappa delle operazioni di "pulizia etnica". Prima i futuri deportati tornano utili alle forze armate russi per compiti pericolosi come i sopralluoghi in zone o palazzi minati oppure masscaranti e strazianticome la rimozione del cadaveri dai campi di battaglia.
«Li mandano come scudi umani a camminare intorno a edifici che non sono completamente distrutti e potrebbero contenere esplosivi» ha detto Liudmyla Denisova, difensore civico ucraino per i diritti umani.
Ai prigionieri viene anche ordinato - riporta ancora il Daily Mail - di raccogliere, bruciare o seppellire i corpi di altri ucraini, come quelli dei 600 civili uccisi dalle granate russe nelle cantiene del teatro di Mariupol due mesi.
E' stato anche riferito di meticolose schedature dei cittadini ucraini catturati e stipato in 3mila in una prigione con 750 posti nelle celle. E chi tenta di scappare viene torturato.
Angoscianti anche gli interrogativi sulla orte di 2mila bambini prelevati da orfanotrofi nel Donbass. In realtà molti di loro non sono orfani, ma sono stati ospitati in quelle strutture per le difficoltà economiche delle famiglie. E' così riecheggiata uan frase di Putin sulla modifica delle leggi russe sulle adozioni.
E ancora: donne in fuga da Mariupol hanno raccontato di essere state costrette a spogliarsi nude e di essere state interrogate per ore da militari.
"Queste deportazioni sono una routine per la storia russa", ha detto Mikhail Matveev, un attivista per i diritti umani che aiuta gli ucraini a fuggire.