Ucraina, come combattono i soldati hacker contro i russi: sono oltre 300.000 i pirati digitali in azione

Parla il responsabile del servizio di sicurezza informatica: «Via web possiamo fare molto contro il nemico»

Ucraina, come combattono i soldati hacker contro i russi: sono oltre 300.000 i pirati digitali in azione
Ucraina, come combattono i soldati hacker contro i russi: sono oltre 300.000 i pirati digitali in azione
di Davide Arcuri
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Mercoledì 16 Marzo 2022, 21:50 - Ultimo aggiornamento: 17 Marzo, 10:53

La guerra del terzo millennio non è fatta solo di cannoni. Agli ucraini che tentano di difendersi dall’assalto dei russi servono sì le molotov e i missili anticarro, ma senza dare nell’occhio in migliaia stanno combattendo su una trincea non scavata. Invisibile e con molte feritoie, dalle quali è possibile colpire e far male al nemico moscovita. Non servono kalashnikov per partecipare alla battaglia: basta semplicemente uno smartphone. In questa chiamata collettiva alle armi gli ucraini si sono schierati in massa: con le mitragliatrici ma anche sul fronte digitale. Tanti piccoli hacker entrano in azione quotidianamente e partecipano alla difesa della sovranità: quella infrastrutturale e digitale, parallelamente a quella territoriale. «In questa guerra non ci si deve difendere solo dai missili ma anche dalle armi cibernetiche», spiega Victor Zhora, il vicepresidente dell’Ssscip, il servizio di sicurezza per le comunicazioni ucraino che è di fatto la contraerea digitale di Zelensky: «Combattiamo ogni giorno per proteggere il nostro Paese, il nostro territorio, sia reale che virtuale».

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LE TRUPPE COL MOUSE

Gli attacchi informatici da parte della Russia sono iniziati prima ancora dei bombardamenti, se è vero che dal 15 febbraio sono stati oltre 3mila, con un record di 275 al giorno. Gli obiettivi principali sono gli istituti finanziari, perché bloccare le banche di un paese significa congelarne l’economia. E gli effetti possono essere anche pratici: forzando i sistemi di una compagnia energetica si possono paralizzare i riscaldamenti delle case. Bloccare le comunicazioni vuol dire isolare intere regioni e gettare la popolazione nel panico. E poi ci sono i dati personali dei cittadini: nomi, indirizzi e numeri di telefono che in tempo di guerra possono diventare un’arma molto pericolosa. «Gli ufficiali militari e le loro famiglie potrebbero essere identificati, come i civili che stanno danno il loro contributo alla resistenza – racconta Victor Zhora -. Attraverso i dati rubati queste persone potrebbero essere rintracciate, minacciate o anche giustiziate». Lo stato, almeno ufficialmente, non organizza operazioni di guerra cibernetica, ma i volontari non mancano. Anzi, secondo una stima sarebbero più di 300 mila, tutti mobilitati dopo un appello del ministro per la trasformazione digitale di Kiev, Mykhailo Fedorov. «Ringraziamo le comunità di hacktivisti in Ucraina e nel mondo – sottolinea Zhora - Ogni azione in grado di rallentare l’esercito russo può essere utile». Dal 24 febbraio, data di inizio della guerra, il 90% degli attacchi informatici globali si è concentrato sull’Est Europa, il 70% ha avuto come obiettivo target russi e il 20% target ucraini.

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I SOLDATI-HACKER

Un vero e proprio esercito armato di mouse e tastiere da tutto il mondo ha messo a disposizione tempo e risorse per la causa ucraina, come il gruppo di soldati digitali “Stand for Ukraine”, uno dei più numerosi e attivi a oggi. Uno dei combattenti digital si fa chiamare “Cruiser27”: attacca da Leopoli e ovviamente non può essere riconosciuto. «Non avevo nessuna conoscenza del mondo hacker, per fare questa lotta bastano un computer e una buona connessione. L’idea alla base di queste azioni è molto semplice, si sceglie un bersaglio - ad esempio un sito web - e tutto il gruppo contemporaneamente invia un attacco». Sembra complesso ma Cruiser27 lo spiega in modo semplice: «Di base anche tu potresti farlo. Apri una pagina web e inizi a ricaricarla manualmente un’infinità di volte. Il sito, ricevendo migliaia di richieste contemporaneamente, finisce per crollare e bloccarsi». L’azione è di gruppo e basta darsi appuntamento online, decidere il sito da attaccare e avviare un’applicazione che fa tutto autonomamente. La missione è doppia e l’obiettivo non è solo quello di mandare in tilt i siti istituzionali russi. L’altro targhet è l’informazione.

Combattere la censura e le fake news, infatti, è uno degli obiettivi principali dell’esercito informatico: «Bisogna far arrivare al popolo russo la verità di questa guerra – dice Victor Zhora - La verità sul fatto che il loro esercito sta uccidendo civili e bombardando ospedali. I dati rubati ai russi potranno esserci utili in futuro per identificare con nomi e cognomi i responsabili dei crimini di guerra». Il dossier per i tribunali internazionali lo prepareranno gli hacker.

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