Ucraina, imbracciano i fucili e curano i feriti: ecco le donne eroine della resistenza

Le storie di Valentyna, Maryna, Anastasiia, Iryna

Ucraina, imbracciano i fucili e curano i feriti: ecco le donne eroine della resistenza
Ucraina, imbracciano i fucili e curano i feriti: ecco le donne eroine della resistenza
di Michela Allegri
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Lunedì 7 Marzo 2022, 12:03 - Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 14:10

Valentyna, Maryna, Anastasiia, Iryna. Sarebbero potute fuggire dalle bombe di Putin, ma hanno deciso di restare, di resistere, di combattere per la loro amata Ucraina. Ognuna aiuta come può: accudendo bambini malati o soli, curando i feriti, cucendo divise per i soldati, cucinando pasti caldi per chi combatte, ma anche imbracciando i fucili per respingere l’avanzata russa. Alla vigilia dell’8 marzo, la giornata internazionale dedicata alle donne, sono proprio le donne dell’Ucraina uno dei simboli della resistenza di un popolo coraggioso e pieno di orgoglio.

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Valentyna Pushych ha scelto di non scappare. Era un paramedico, soprannominata da tutti “Romashka”, che significa “margherita”, anche se chi la conosceva la descrive come una donna «temeraria, non aveva paura di trovarsi in mezzo ai proiettili, correva sempre nei posti più pericolosi». Lavorava in un’azienda di trasporti e logistica, ma nel 2016 aveva deciso di arruolarsi nell’esercito come paramedico. È stata uccisa sabato dalle forze russe mentre cercava di evacuare i feriti dalla periferia di Kiev. Romashka è stata sepolta sotto una coltre di rose rosse, e la sua tomba è stata ricoperta da una bandiera gialla e blu: quella dell’Ucraina.

Anche Maryna Kalabina, dottoressa, ha scelto di restare. La sua auto è stata presa di mira mentre trasportava il nipote ferito in ospedale dal villaggio di Kukhari, a 50 miglia dal centro di Kiev. Maryna lavorava come anestesista presso il Centro medico scientifico e pratico di Cardiologia pediatrica e Cardiochirurgia per bambini. A dare la notizia, cinque giorni fa, il ministro della salute Viktor Liashko: «Oggi i terroristi russi hanno tolto la vita a un medico, Marina Kalabina. Un medico di Dio», ha scritto il politico sui social. Anastasiia Yalanskaya, volontaria di 26 anni, è stata uccisa mentre stava consegnando cibo a un canile a Bucha, a 20 miglia dalla capitale. Gli animali erano rimasti senza mangiare per tre giorni. La giovane aveva deciso di restare nei pressi della Capitale per fare volontariato, nonostante molti altri colleghi e amici avessero già lasciato la città. La sua auto è stata presa di mira da una distanza ravvicinata e lei è morta praticamente sul colpo.

 

E poi c’è Iryna Tsvila, 52 anni, madre di cinque figli, artigiana di gioielli. Ha imbracciato un Ak-47 per opporsi all’avanzata dei tank russi ed è stata uccisa insieme al marito Dmytro. Entrambi erano diventati riservisti dell’esercito ucraino nel 2014, all’inizio del conflitto del Donbass. Iryna era entrata in un battaglione chiamato “Sich”, mentre il marito faceva parte del battaglione “Aidar”. Agli amici raccontavano di essere disposti ad abbandonare tutto per difendere il Paese.

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