Ucraina, a Leopoli risveglio da incubo: il boato degli aerei a notte fonda, la fuga e il fumo degli attacchi

La corsa disperata delle ambulanze e in ospedale non ci sono più letti. Ore di emergenza: oltre alle sirene, gli avvisi per la fuga arrivano via sms

Ucraina, a Leopoli risveglio da incubo: il boato degli aerei a notte fonda la fuga e il fumo degli attacchi
Ucraina, a Leopoli risveglio da incubo: il boato degli aerei a notte fonda la fuga e il fumo degli attacchi
di Davide Arcuri
4 Minuti di Lettura
Lunedì 14 Marzo 2022, 00:57 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 12:20

LEOPOLI Il sole deve ancora nascere e il diciottesimo giorno di invasione dell’Ucraina iniziare quando la base militare di Yavoriv, nell’Oblast di Leopoli, viene bombardata da oltre 30 missili cruise russi. Un’offensiva attesa da giorni ma che sarà comunque destinata a segnare una tappa fondamentale di questa guerra. Ci troviamo a meno di 25 chilometri dalla frontiera polacca, mezz’ora di macchina dall’Unione Europea e dai confini protetti dalla Nato. L’International Peacekeeping and Security Center di Yavoriv è una delle basi militari più importanti del Paese, un centro strategico dove i soldati ucraini vengono formati da istruttori militari provenienti da tutto il mondo. Il bombardamento di ieri mattina lancia un messaggio molto chiaro agli alleati dell’Ucraina: l’avanzata russa verso ovest è appena iniziata.

​«La Russia ha chiesto alla Cina assistenza militare in Ucraina»: la rivelazione del Financial Times

Armi chimiche, monito di Varsavia (appoggiata dagli Usa): «Se Putin le usa interverrà la Nato»


SIRENE

Sono le 3.32 della mattina quando sulla regione di Leopoli scattano le sirene antiaeree. Una sveglia per la città nelle ultime settimane, diventata ormai un rito per i cittadini. Chi è più fortunato scende nel rifugio antiaereo e aspetta la fine dell’allerta. Questa volta però è diverso. Pochi minuti prima delle 6, mentre gli aerei da combattimento russi sorvolano il cielo, due forti boati pervadono la città e fanno tremare le finestre delle case. Una colonna di fumo nero si innalza tra le prime luci della mattina. L’area che circonda la base militare di Yavoriv viene subito bloccata, tutte le strade di accesso vengono presidiate dall’esercito, solo i soccorritori possono passare. A 5 chilometri di distanza incontriamo uno dei tanti checkpoint diventati parte integrante del paesaggio ucraino, è stato abbandonato da poco per via dei bombardamenti e sul tavolino improvvisato ci sono ancora i resti di una colazione finita male. Poco più avanti i soldati con la striscia gialla al braccio ci fermano: «Non si può proseguire oltre, fate marcia indietro». Inutile insistere, la tensione è palpabile nei loro sguardi.
La strada che collega Yavoriv a Leopoli si riempie rapidamente di mezzi per il soccorso.

Ambulanze a sirene spiegate, convogli della Croce Rossa, autobus pieni di militari. La prima destinazione è il vicino Ospedale di Novoyavorivsk, un piccolo centro abitato che una domenica mattina di marzo si risveglia al centro della guerra. I posti in sala operatoria non sono sufficienti, neanche quelli in obitorio. Inizia una staffetta di mezzi, una via vai frenetico che si divide in due carreggiate: i feriti che possono sopravvivere al viaggio vengono trasportati d’urgenza a Leopoli con le auto mediche, le salme di chi non ce l’ha fatta vengono trasferite all’interno di piccoli camion adattati a carri funebri. A metà giornata, mentre è ancora troppo presto per stilare un bilancio definitivo, iniziano ad arrivare le prime conferme. L’attacco è partito dalla base russa di Saratov: «Un numero non identificato di aerei militari ha lanciato un bombardamento con oltre 30 missili cruise - dichiara il governatore dell’Oblast di Leopoli, Maksym Kozytskyi -, alcuni di questi sono stati intercettati e distrutti dalla contraerea ucraina». La Legione straniera olandese, coordinata da Gert Snitselaar, conferma che «diversi cittadini olandesi, arruolati come volontari nell’esercito ucraino, sono rimasti feriti in seguito all’attacco alla base di Yavoriv». Al flusso ininterrotto di profughi che dall’est dell’Ucraina da due settimane raggiunge Leopoli, si aggiunge quello di feriti e morti in arrivo da ovest. La città più vicina all’Europa vive il suo momento più difficile, con una crisi umanitaria senza precedenti e la guerra alle porte. Non resta che prepararsi al peggio.


ATTESA

Nel centro storico, patrimonio Unesco dal 1998, le statue vengono messe in sicurezza con impalcature e protezioni di gommapiuma. Le vetrate delle chiese sono ricoperte da lastre di legno e lamiera, in caso di bombardamenti sarebbero le prime a venire giù. La popolazione è preparata, tutti hanno sul proprio smartphone un’applicazione che avvisa di un possibile attacco missilistico, potrebbero non sentirsi le classiche sirene antiaeree. Intanto lo stato impartisce tramite sms lezioni su come comportarsi in caso di conflitto armato: «Non avvicinarti alle finestre se senti degli spari. Resta a terra in caso di scontro a fuoco. Non indossare abiti militari. Non raccogliere armi o munizioni abbandonate». Le dichiarazioni del sindaco di Novoyavorivsk, Volodymyr Matselyukh, chiudono la giornata: «Le armi di Putin non prenderanno il sopravvento sull’Ucraina, mai. Possono bombardarci, ma non riusciranno a piegare lo spirito ucraino».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA