«Stop al lockdown», cresce nel mondo la protesta. La psicologa: «Stress e paura, la gente non ne può più»

«Stop al lockdown», cresce nel mondo la protesta. La psicologa: «Stress e paura, la gente non ne può più»
«Stop al lockdown», cresce nel mondo la protesta. La psicologa: «Stress e paura, la gente non ne può più»
di Alessandra Spinelli
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Lunedì 11 Maggio 2020, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 10:17

Non ci sono soltanto i ribelli di Mondello, che, brandendo una abbronzatura già da invidia, hanno sfidato regole e polizia affollando la nota località balneare siciliana. Sebbene giorno per giorno ci siano nuove aperture, e anzi si prospettino anticipi di un ritorno alla vita normale, sempre con un occhio alla curva dei contagi beninteso, in questa Fase 2 si allargano a macchia d’olio le proteste contro il lockdown prolungato. E se negli Stati Uniti le manifestazioni hanno la “scorta” inquietante di uomini e donne a mano armata o si colora di convinzioni no vax tutte in linea con il presidente Trump, un po’ dappertutto categorie e semplici cittadini manifestano il loro malcontento. Da Milano a Berlino, da Berna a Melbourne fino a Kathmandu. Gli psicologi sono pronti a scendere in campo: «La lunga inattività e la preoccupazione del futuro - spiega Maria Assunta Giannini, psicologa e psicoterapeuta, dirigente del Ministero e responsabile tecnico-scientifico del progetto del ministero della Salute e della Protezione civile che ha messo in campo il numero verde d’aiuto 800.833.833 - sono arrivate in una settimana 30mila richieste d’aiuto. Un dato allarmante». La gente, gli imprenditori, ma anche le famiglie davvero non ne possono più. Ecco come stanno protestando nel mondo.

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LA RETE TEDESCA
In Germania la mobilitazione ha coinvolto tutte le città, da Berlino e Monaco fino a Francoforte e Stoccarda. In migliaia hanno protestato contro le restrizioni imposte per contrastare il contagio del coronavirus, che sono peraltro in corso di allentamento anche lì nonostante il contagio stia risalendo oltre la soglia dell'R1,1.  A Stoccarda si è svolta una grande marcia verso il Cannstatter Wasen, area per eventi pubblici sulla riva del fiume Neckar: una manifestazione per il “Pensiero laterale” dell’imprenditore Michael Ballweg contro le restrizioni dei diritti costituzionali. La gran parte dei manifestanti, secondo la polizia, aveva mascherine e guanti. «Dobbiamo alzare la voce per dimostrare che non siamo degli estranei, degli “ecologisti”, degli hippy o degli estremisti di destra - ha arringato la folla un dimostrante - Queste sono persone normali che si assumono le proprie responsabilità e che sono sempre stati cittadini emancipati». Ma è a Berlino che le manifestazioni hanno più forza: ogni sabato, attivisti di sinistra e di destra si riuniscono a Berlino-Mitte per protestare contro le misure messe in atto contro il coranavirus. Ne scrive Der Tagespiel che si interroga su quel ruolo abbia nel coordinare le manifestazioni la Wolksbhune, il teatro popolare di Rosa Luxemburg Platz. La manifestazione più grande sabato scorso quando si sono accesi gli animi davanti al Parlamento: «Il Bundestag tedesco approva la sua legge….dovremmo vivere in una dittatura di fatto per un anno». Nonostante i ripetuti appelli delle forze dell’ordine per far distanziare le persone in 30 sono stati arrestati. In diverse centinaia si sono radunate ad Alexanderplatz per una manifestazione non autorizzata, in una città dove sono vietati raduni di più di 50 persone. A Monaco, nella centrale Marienplatz, si sono riuniti in 3mila per una protesta nel land più colpito dal contagio. Il raduno era stato autorizzato per un massimo di 80 persone, ma la polizia non è intervenuta per disperdere la folla. Cinquecento erano invece in piazza a Francoforte che hanno marciato nel centro della città con lo striscione “Resistere”.



I SIMBOLI
In Italia e in Grecia invece hanno fatto leva sui simboli. A Milano sotto l’Arco della Pace hanno sistemato delle sedie vuote: così è andata in scena la protesta dei proprietari di bar e ristoranti che chiedono di riaprire quanto prima. Su ogni sedia un cartello con la scritta: «Se riapriamo falliamo. Io non apro». «Abbiamo incassi ridotti del 70% e rischiamo di non riaprire più - ha detto il ristoratore Alfredo Zini, portavoce della protesta -. Non basta dire che dovremo usare il plexiglas per dividere i tavoli, vogliamo regole chiare e aiuti economici». E il risultato è che sono stati multati dalla Polizia con 400 euro a testa perché non hanno rispettato il divieto di assembramento imposto dalle norme per contenere il Covid. A Varsavia la polizia ha arrestato 38 imprenditori, durante una protesta sempre contro il lockdown per la crisi sanitaria. È andata meglio ad Atene agli artisti che, anche loro con le sedie hanno tentato di far capire quanto l’arte, ma anche il turismo sia fondamentale. L’Acropoli intanto riaprirà il 18 maggio.

LA SVIZZERA SENZA PACE
In duecento persone hanno manifestato a Berna contro i divieti imposti dal Consiglio federale, in particolare contro l’ordinanza 2 che vieta riunioni con più di 5 persone. Intere famiglie con bambini e anziani sono scesi in piazza con tanto di fischietti. Nonostante la manifestazione non fosse autorizzata le forze dell’ordine non sono ovviamente intervenute. A Zurigo, sulla Sechseläutenplatz, in riva al lago, vicino al centro cittadino, i manifestanti erano circa 200. Lo stesso a Basilea e a San Gallo dove le persone sono andate via pacificamente dopo gli inviti della polizia locale.

LA PROTESTA DEI SINDACI
A parte il manifesto dei sindaci di 40 città del mondo, dal Los Angeles ad Atene, da Sidney a Milano, da Lima a Houston affinché il ritorno alla normalità sia più equo e green, diversi sindaci francesi e tedeschi si sono mobilitati insieme alla frontiera di Lembach. Hanno rimosso le barriere che, durante la crisi sanitaria, hanno impedito di attraversare il confine. «Non vogliamo mai più vedere una barriera tra i due territori», ha detto il sindaco della cittadina alsaziana, Charles Schlosser.



AMERICA FIRST Il primo teatro delle proteste è stato Lansing, la capitale del Michigan, dove 3 mila persone hanno sfilato con le auto contro la decisione del governatore democratico di prorogare il lockdown.
I manifestanti nel Kentucky hanno interrotto il briefing delle notizie pomeridiane del governatore democratico Andy Beshear sulla pandemia, cantando «Vogliamo lavorare!». “L’America deve ripartire”. Si tratta per lo più di sostenitori del presidente americano, Donald Trump convinto che sia arrivato il tempo di fare “ripartire l’America”. Altre proteste sono state registrate in South Carolina, Kentucky e Ohio. In programma anche raduni a Concord (New Hampshire) e Austin (Texas).

 
 

 

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