Truppe russe a corto di armi e con «morale basso», 60 paracadutisti rifiutano di combattere. E per disertare si rivolgono all'avvocato

Truppe russe a corto di armi e con il morale basso. Un avvocato per i disertori
Truppe russe a corto di armi e con il morale basso. Un avvocato per i disertori
di Cristiana Mangani
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Sabato 9 Aprile 2022, 15:39 - Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 17:44

C'è l'aspetto della violenza, delle stragi, degli eccidi di civili e di tanti bambini, ma c'è anche chi vorrebbe sottrarsi a tutto questo. L’esercito russo è stanco. I soldati di Mosca sarebbero “a corto di armi e di morale”, e si rifiuterebbero di eseguire gli ordini. Anzi, qualcuno starebbe addirittura sabotando il proprio equipaggiamento. La notizia arriva da più parti, dall'intelligence inglese e da quella americana.

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Truppe russe a corto di armi e con «morale basso»

Ma anche dal quotidiano russo indipendente Pskovskaya Gubernia, che ha scritto di 60 paracadutisti appartenenti alle truppe dello zar, di un'unità nella provincia di Pskov, che si sono rifiutati di combattere in Ucraina. Naturalmente la reazione non è stata di comprensione, perché molti di questi spono stati licenziati e alcuni minacciati di essere perseguiti penalmente per diserzione o mancato rispetto di un ordine.

 

Il giornale che ha diffuso la notizia attraverso il suo canale Telegram, è un quotidiano noto per i suoi reportage indipendenti. E proprio durante l'attività di repressione scatenata da Mosca contro chi diffonde notizie sulla guerra non in linea con quanto sostiene il governo, si è ritrovato come Pskovskaya Gubernia a subire perquisizioni e chiusure.

Il mese scorso le autorità hanno fatto irruzione negli uffici del giornale e nelle case dei dipendenti anziani, secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti.

Le perdite

A confermare la notizia diffusa dal quotidiano è stato anche l'attivista locale Nikolay Kuzmin, affiliato al partito di opposizione Yabloko. Kuzmin ha detto di aver parlato con un autista che ha trasportato alcuni dei paracadutisti dalla Bielorussia a Pskov, un'importante base per le forze aeree russe. La forza aviotrasportata dell'esercito russo, il Vdv, ha subito pesanti perdite in Ucraina, e questo ha intaccato la loro fama di gruppo di "élite" . Un'unità all'interno del Vdv, il famoso 331° reggimento paracadutisti delle guardie, ha perso il suo comandante, il colonnello Sergei Sukharev, e almeno altri 39 membri.

I diritti umani

Le forze russe hanno subito pesanti perdite da quando è cominciata l'invasione dell'Ucraina e i rapporti degli 007 sostengono che il morale delle truppe è ai minimi termini e si sta deteriorando ulteriormente. I paracadutisti di Pskov non sono gli unici, infatti, a essersi rifiutati di combattere. Almeno 12 membri della Guardia nazionale russa di Rosgvardia nella regione di Khakassia si sono ribellati reagendo allo stesso modo. L'avvocato per i diritti umani Pavel Chikhov ha dichiarato su Telegram che il capitano Farid Chitav e 11 dei suoi subordinati Rosgvardia si sono rifiutati di invadere l'Ucraina il 25 febbraio perché gli ordini erano "illegali", ha detto a Newsweek.

Alcuni russi catturati hanno, poi, riferito che i loro leader gli hanno mentito riguardo al piano di invasione dell'Ucraina, e questa sarebbe stata la vera causa della impreparazione e della debolezza di fronte alla forte resistenza ucraina. E, infatti, nonostante i numerosi vantaggi sul campo dell'esercito russo, i soldati e la strategia militare di Mosca non sono riusciti a ottenere la rapida vittoria sperata da Putin. Il capo dell'intelligence britannica Jeremy Fleming ha affermato che il presidente russo «ha valutato male la situazione prima di invadere, in parte anche perché i suoi consiglieri hanno paura di dirgli la verità».

I soldati russi uccisi

La Nato ha stimato che nel mese scorso, sono stati uccisi tra 7.000 e 15.000 soldati russi. In una rara ammissione, il portavoce del Cremlino, Peskov, ha dichiarato a Sky News che la Russia ha avuto «significative perdite di truppe ed è un'enorme tragedia per noi». Dichiarazioni che lo starebbero mettendo in forte difficoltà, tanto da farlo finire nel mirino dei “falchi”.

Insomma, le perdite e il malumore starebbero incrinando il fronte interno russo. E nel caso dei 12 ufficiali della Guardia Nazionale di Krasnodar è in atto anche un'azione legale.. Impegnati in esercitazioni in Crimea, il 25 febbraio hanno ricevuto l'ordine di partenza per l'Ucraina, ma hanno risposto che intendevano restare in Crimea. Il 1° marzo sono stati licenziati, e hanno deciso di rivolgersi a un avvocato. Mikhail Benjash ha accettato il mandato e in un'intervista a Meduza - la rivista dissidente online che sta informando milioni di russi sul reale andamento della guerra - ha spiegato la linea difensiva: «Se ci fosse un conflitto in corso, o una situazione di emergenza, o la legge marziale, allora i termini contrattuali potrebbero essere cambiati senza il consenso degli interessati, e per 6 mesi. Ma qui non c'è un conflitto, c'è solo una "operazione militare speciale". E la legge non prevede niente in merito. Quindi, tu ufficiale della Rosgvardia puoi andare in Ucraina, ma solo se sei d'accordo».

"Operazione militare speciale"

L'espressione "operazione militare speciale" è proprio quella usata da Putin, e se è vero che «c'è un rifiuto di massa, dalla Siberia al Caucaso del Nord», e che solo l'avvocato Benjash ha ricevuto altre 200 richieste di assistenza, vuol dire che in futuro ci sarà molto lavoro per i tribunale i legali. Un altro avvocato russo, Pavel Chikov, ha dato notizia su Telegram di «storie analoghe in Crimea, a Novgorod, Omsk, Stavropol. Altre persone stanno cercando assistenza legale» per non dover ubbidire all'ordine di partenza per il fronte ucraino. Perché un conto è essere impiegati contro il terrorismo e la criminalità organizzata, un altro è la guerra. La Guardia Nazionale era stata istituita nel 2016 con questi compiti, che poi si erano allargati alla repressione dei movimenti di piazza antigovernativi. Ma evidentemente la guerra è troppo persino per la rude Rosgvardia.

La diserzione

C'è anche di più, e si arriva alla diserzione conclamata. Il team di Aleksej Navalny, l'attivista che in questi giorni si è visto respingere una richiesta di scarcerazione, ha diffuso l'audio di un colloquio tra russi intercettato forse in Ucraina. E si evince che le forze speciali russe dei distaccamenti di Irkutsk, Omsk e Novosibirsk si sono rifiutate di combattere in Ucraina, presentando rapporti di smobilitazione di massa. Interi reparti hanno disobbedito, anche se non si conoscono le conseguenze. Si parla di minacce da parte dei comandanti, di accuse di "vigliaccheria e tradimento". Naturalmente, si tratta di notizie che filtrano a fatica, non direttamente controllate a occidente. Come quella di 300 soldati dell'Ossezia che hanno partecipato alle "operazioni di pace" nelle città conquistate (che però non sono state conquistate), e se ne sono tornati nella loro regione.

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